giovedì 4 novembre 2021

FRAMMENTI DI MEMORIA.

 (FRAMMENTI DI MEMORIA‭ ‬.)

ROMANZO NARRANTE  BIOGRAFICO 

DI GIOVANNI MAFFEO‭ ‬- IN ARTE‭ ‬-‭ ‬POETANARRATORE‭ ‬-‭ 


La mia biografia‭ ‬:

LA MIA BIOGRAFIA‭ ‬.

Giovanni Maffeo‭ ‬.‭ ‬in arte‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore‭ ‬.

UNA MIA POESIA‭ ‬.Frammenti di memorie‭ ‬.

Labbra screpolate filtrano raggi luminosi‭ 

emanano fiato caldo e vento mattutino‭ ‬,

sulle guance tue l’innocente stella‭ …

ove il tuono fa tremare il cielo‭ ‬.

Tu la goccia di mare‭ ‬,la preziosa dama

sulla sabbia ormeggi desideri‭ …

mi racconti frammenti di memorie‭ ‬,

le stesse che ci unirono un tempo‭ ‬.

Lieviti fragori‭ ‬,impulsi‭ ‬,‭ ‬di onde malandrine‭ 

mi emani il tuo odore di salsedine‭ …

ove un suono lieve mi lega alle rive sabbiose‭ 

mi lascia vertigini di luna nell’eden dell’amore navigo sospiri.

Riprendo fiato‭ ‬,dal fato‭ ‬,‭ ‬che mi ha inghiottito‭ 

Sinuosa‭  ‬ti spogli fai la sbarazzina‭ ‬...

nell’acqua sbatti il tuo seno procace

come se fosse una perla da baciare‭ ‬.

Sei onda‭ ‬,‭ ‬sei scoglio‭ ‬,sei‭ ‬,‭ ‬il mio impeto d’estate‭ 

sei ricordo indelebile di una estate innamorata‭ …

di un'era confusa‭ ‬,‭ ‬vagabonda‭ ‬,‭ ‬piena di pathos‭ ‬,

mi promettesti il giorno fugace dei tuoi lavacri‭ ‬.

Ma‭ ‬,‭ ‬tu‭ ‬,‭ ‬frantumi conchiglie‭ !

il mio cuore lo deponi in un sogno‭ ‬...

sulle mie mani lasci sabbia‭ ‬,le tue orme‭ ‬,

tu‭ ‬,‭ ‬la materia che si scioglie‭ ‬.

Sopra il caldo mare‭ ‬,in un giorno come tanti‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

(PRIMA PARTE )

Nasco in un paese dell'entroterra Irpina‭ ‬,‭  ‬in provincia‭ ‬.‭ ‬di Avellino‭ ‬,TRA COLLI E MARE‭ ‬,comincia la mia dedizione per la poesia‭ ‬.Da fanciullo ero attratto dall'immagine della madonna‭ ‬.‭ ‬La madonna detta‭ ‬,‭ ‬delle grazie‭ ‬.Patrona del mio paese di nascita‭ ‬.Nel tragitto‭  ‬tra la casa di campagna e il mio paese su una strada sdrucciola percorrevo l'andata e il ritorno‭ ‬,‭ ‬a metà del percorso trovavo la chiesetta della madonna incoronata e da buon cattolico gli declamavo le preghiere‭ ‬.

Nel tempo‭ ‬,all'età della ragione‭ ‬,colsi il pensiero della mia madonna‭ ‬:‭ ‬credo che nel tempo fu lei a dare dedizione per la poesia‭ ‬.

E dunque‭ ‬,la mia poesia nasce a tarda età‭ ‬,‭ ‬all'età di‭ ‬45‭ ‬anni‭ ‬.Questa passione mi fu ispirata da un mio studio di genealogia sulla mia antica famiglia Maffeo‭  ‬nobili Maffei che durò un decennio‭ ‬,poi seguii con la lirica.‭ 

Figlio di genitori umili lavoratori della terra negli anni sessanta con essi emigrammo in terra Bergamasca ove da subito cominciai a lavorare all'età di dodici anni da un mio zio‭ ‬,fratello di mia madre in un laboratorio di maglieria‭ ‬.

Avendo io frequentato la sola quinta elementare feci il corso serale per le medie e dopo il lavoro andavo a scuola‭ ‬.Allora abitavo alla città antica di Bergamo chiamata appunto‭ ‬-‭ ‬città alta‭ ‬,‭ ‬nei pressi del duomo in via Arena‭ ‬.Da allora passarono anni e con la mia famiglia ci spostammo nella città bassa ove io continuai ad andare a lavorare da mio zio‭ ‬,fino all'età di‭ ‬18‭ ‬anni‭ ‬.‭ ‬Tempo in cui dovetti partire per militare al car di San Rocco‭ ‬,‭ ‬Cuneo‭ ‬.

Fui poi trasferito al comando degli alpini in Merano ove conobbi mia moglie‭ ‬,‭ ‬di origine veneta‭ ‬.‭ ‬Come detto ebbi la passione della genealogia‭ ‬,poi da essa la poesia‭ ‬.Cominciai con i primi canti ove la grammatica e la sintassi mi penalizzavano,‭ ‬mi mancavano le basi culturali‭ ‬,poi non ero a conoscenza di nulla a riguardo ed ero sopito in uno stato mentale al quanto incerto‭ ‬.

La mia ferrea volontà mi spinse a continuare e dopo gli innumerevoli insulti su siti letterari presi coscienza di impegnarmi per fare meglio‭ ‬.

Continuai e crebbi ottenendo ottimi risultati‭ ‬,feci la gavetta per molto tempo e riuscii a propormi a divenire poeta‭ ‬.

Dunque con sacrificio e tanta volontà sfidai la letteratura ove oggi mi posso permettere di scrivere racconti e romanzi‭ ‬.

Le mie pubblicazioni per la maggior parte sono pubblicate su siti letterari‭ ‬,su molti blog‭ ‬,su i social di FB.‭ ‬e altri loghi‭ ‬.

Pur avere pubblicato su diverse antologie‭ ‬,‭ ‬sono contrario al sistema delle case editrici‭ ‬,qui è un campo minato ove si gioca solo col denaro e visto che io non intendo spenderlo in questi modi pubblico solo ed esclusivamente nell'area di internet‭ ‬.‭ 

ONORE E GLORIA ALLA MIA PATRIA - L'ITALIA - ALLA MIA TERRA CAMPANA .                         UNA MIA POESIA - Terra del sud.‭ 


DALLE STORIE DI GIOVANNINO‭ ‬.

GIOVANNINO DAL‭ ‬CIABATTINO E IL TUZZA BANCONE‭ ‬-

A Salza Irpina‭ ‬,il mio paese natale negli anni sessanta erano‭ ‬tanti i ciabattini‭ ‬:
‭( ‬GLI SCARPARI‭ ) ‬Si‭ ‬,‭ ‬a quell'epoca io c'èro‭ !‬Ero il tutto fare‭ ‬...‭ ‬e come dice Gerardo Coluccini nel suo omologo in Sei Di Salza Irpina Se.....‭ ‬su FB‭

C'era una volta lo scarparo...‭ ‬AUTORE DI UNA PARTE DI QUESTO TESTO‭ ‬.
GERARDO COLUCCI CHE RINGRAZIO‭ !

Le giovani generazioni non ne hanno conoscenza,‭ ‬possono solo immaginare,‭ ‬attraverso i racconti delle persone più anziane,‭ ‬cosa fosse la cultura del ciabattino e della scarpa militare per Salza Irpina.‭ ‬Se potessimo portare le lancette del tempo all’indietro di almeno trenta‭ – ‬quarant’anni e compiere un viaggio immaginario nel passato,‭ ‬scopriremmo una realtà sorprendente,‭ ‬affascinante per certi versi,‭ ‬soprattutto intrisa di fatica e sudore.

‭ ‬Allora Salza era un paese profondamente diverso da quello che conosciamo oggi.‭ ‬Buona parte dell’economia del nostro paese ruotava intorno alla lavorazione delle scarpe militari fuori uso e alla loro commercializzazione.‭ ‬Se nel nostro viaggio immaginario potessimo fare una semplice passeggiata per le strade del‭ “‬paese degli scarpari‭”‬,‭ ‬ci troveremmo di fronte ad uno scenario davvero particolare.‭ ‬Dalla‭ “‬Via Nova‭” ‬al‭ “‬Tufiello‭”‬,‭ ‬passando per Via Cittadella,‭ ‬la‭ “‬Chiazza‭”‬,‭ ‬senza dimenticare la‭ “‬Cupa re la ceoza‭” ‬e‭ “‬San Francisco‭”‬,‭ ‬era tutto un fervore di ciabattini chini sul loro‭ “‬bancariello‭”‬.‭

Facevano parte del nostro quotidiano paesaggio,‭ ‬erano parte essenziale dell’immagine,‭ ‬anche sentimentale,‭ ‬del paese,‭ ‬con le file di scarpe‭ ”‬n’formate‭”‬,‭ ‬quelle,‭ ‬cioè,‭ ‬che avevano subito la prima parte della lavorazione e venivano poste al sole ad asciugare per poi essere rifinite con il lucido e legate con lo spago,‭ ‬con i teli che i commercianti ambulanti utilizzavano per montare le loro tende al mercato,‭ ‬anch’essi stesi al sole ad asciugare.‭ ‬Ad ogni angolo di casa,‭ ‬ad ogni cantone,‭ ‬in ogni vicolo,‭ ‬vi era uno scarparo intento al lavoro,‭ ‬con la sua‭ “‬vantera‭”‬,‭ ‬il secchio dell’acqua,‭ ‬la sua brava fila di scarpe messe al sole,‭ ‬la sua paziente,‭ ‬alacre abitudine al lavoro che,‭ ‬con il passare degli anni e delle generazioni,‭ ‬era diventata una vera e propria arte,‭ ‬della quale i nostri ciabattini andavano orgogliosi.‭

Come dimenticare le‭ “‬carovane‭”‬,‭ ‬vale a dire le cooperative di scarpari che si mettevano insieme per condividere le spese e tirare avanti alla meglio.‭ ‬Ce n’erano dappertutto,‭ ‬al‭ “‬Capilurmo‭” – “‬La fiorente‭”‬,‭ ‬di lato alla Chiesa di San Sebastiano,‭ “‬Primo Maggio‭"‬,‭ ‬di fronte all’asilo infantile‭ – ‬alla‭ “‬Chiazza‭”‬,‭ ‬al‭ “‬Tufiello‭”‬.‭ ‬Come dimenticare la curiosa,‭ ‬cara immagine del ragazzo di bottega,‭ ‬al quale le scarpe lavorate venivano messe tutt’intorno al capo per poter essere trasportate meglio‭; ‬ce n’erano tanti,‭ ‬allora,‭ ‬nel nostro paese,‭ ‬allorquando l’arte dello scarparo veniva imparata in giovane età perché non tutti avevano la fortuna di poter studiare.‭ ‬Esisteva una vera e propria‭ “‬filiera‭” ‬delle scarpe.‭ ‬C’erano i grossisti,‭ ‬quelli‭ (‬pochi,‭ ‬quattro o cinque‭) ‬che comperavano le scarpe militari all’ingrosso‭ – ‬a peso‭ – ‬a Napoli,‭ ‬Genova o Torino.‭ ‬Questi provvedevano ad una prima sgrossatura del prodotto con lo‭ “‬scarto‭”‬,‭ ‬vale a dire attraverso la cernita delle scarpe stesse.‭

Queste venivano divise in prima,‭ ‬seconda e terza scelta.‭ ‬La prima veniva venduta in‭ “‬partite‭” ‬a commercianti di Salza o,‭ ‬più spesso,‭ ‬forestieri.‭ ‬La seconda e la terza,‭ ‬previa eventuale‭ “‬apparatura‭”‬,‭ ‬vale a dire l’accoppiamento delle scarpe singole,‭ ‬venivano date agli scarpari locali per la lavorazione oppure vendute ai commercianti ambulanti i quali,‭ ‬dopo averle riparate,‭ ‬le rivendevano al mercato oppure a commercianti forestieri.‭ ‬Salza era frequentata abitualmente da commercianti di diversa provenienza:‭ ‬Napoletani soprattutto,‭ ‬ma anche Molisani,‭ ‬Beneventani,‭ ‬Calabresi,‭ ‬Abruzzesi,‭ ‬Genovesi oriundi:‭ ‬il nostro paese era conosciuto un po‭’ ‬dappertutto come il paese delle scarpe.‭ ‬Il declino dell’economia legata alle scarpe militari cominciò circa trent’anni fa,‭ ‬allorquando l’introduzione sul mercato di calzature nuove a basso prezzo allontanò dalle scarpe militari i loro tradizionali fruitori‭ (‬contadini,‭ ‬operai edili‭)‬.‭ ‬Contestualmente,‭ ‬la generale crescita economica orientò i Salzesi verso professioni più redditizie e meno faticose,‭ ‬per cui,‭ ‬dell’epopea dello scarparo residuano oggi solamente alcuni venditori ambulanti di calzature‭ (‬ma non più di scarpe militari‭) ‬e di tanti‭ ‬scarpari non ne è rimasto alcuno in attività.‭

L’ultimo,‭ ‬il caro ed indimenticabile Masto Silvio,‭ ‬che ancora si dilettava ad effettuare qualche riparazione e che,‭ ‬per questo,‭ ‬era l’affidatario dell’ultimo testimone di quest’arte antica,‭ ‬ci ha lasciati da poco.‭ ‬Cosa resterà di tanta fatica,‭ ‬di tanti sacrifici,‭ ‬di generazioni di calzolai,‭ ‬della stessa cultura dello scarparo‭? ‬L’idea di erigere un monumento al ciabattino andava nel senso giusto,‭ ‬quello,‭ ‬cioè,‭ ‬di consegnare alla memoria delle nuove generazioni un patrimonio di fatica,‭ ‬di sudore,‭ ‬di sacrifici ma anche di un’arte affinatasi nel corso di oltre un secolo di storia.‭

Anche la collocazione era,‭ ‬a mio avviso,‭ ‬quella corretta:‭ ‬la piazza,‭ ‬il centro della vita sociale della nostra comunità era la sede adeguata,‭ ‬il riconoscimento del lavoro di intere generazioni di Salzesi che avevano trascorso buona parte della propria esistenza chini sul‭ “‬bancariello‭”‬,‭ ‬eroi silenziosi,‭ ‬custodi di un’arte difficile e faticosa,‭ ‬avara di soddisfazioni e che pure essi amavano come parte integrante del proprio modo di essere,‭ ‬un pegno ed una testimonianza di gratitudine a quelle mani segnate dal duro lavoro al‭ “‬bancarellaro‭”‬,‭ ‬mani annerite dalla anilina,‭ ‬spaccate dallo spago e dai coltelli,‭ ‬a quei pollici ricurvi per la quotidiana abitudine a spingere le‭ “‬cindrelle‭” ‬sulle suole e sui tacchi,‭ ‬a quei polmoni insudiciati dalla polvere respirata giorno dopo giorno.‭

Sappiamo com’è andata ed è inutile recriminare.‭ ‬Ciò che ogni Salzese può fare,‭ ‬in attesa di riportare quella statua nel luogo più degno di accoglierla,‭ ‬è serbare nel cuore la cara immagine dello‭ “‬scarparo‭”‬,‭ ‬qualcosa che appartiene ad ognuno di noi quale parte fondamentale dell’identità del nostro paese.‭ ‬Nel contempo,‭ ‬vorrei rivolgere un invito alle coppie più giovani:‭ ‬parlate,‭ ‬ogni tanto,‭ ‬ai vostri figli,‭ ‬dei ciabattini di Salza,‭ ‬del loro duro lavoro che,‭ ‬col tempo,‭ ‬era diventata un’arte:‭ ‬sarà come insegnargli la storia del nostro paese ed affidare alle loro giovani mani il testimone della‭ ‬cultura di Salza. AUTORE .GERARDO COLUCCI

SI GERARDO IO‭ ‬C'ERO ED ERO IO UNO DEI RAGAZZI DI BOTTEGA‭ !

Avevo sette anni e lo ricordo come se fosse adesso‭ ‬:‭ ‬ma,io le scarpe le portavo sulle spalle in grossi sacchi‭ ‬,partivo dal garage dove erano depositate al laboratorio dove poi venivano ripulite e messe a nuovo‭ ‬.Andavo a Lavorare dopo la scuola dal‭ ‬ciabattino Giovanni Marinello‭ ‬,un signore di buon cuore che a fine settimana mi dava le lire mille‭ ‬.

Per me erano tanti soldi e contribuivo al sostentamento della mia famiglia comprando alla bottega di AGHETELLA‭ ‬la profumata mortadella‭ ‬,questo companatico serviva ed era un alimento importante‭ ‬:‭ ‬dopo che mia madre sfornava delle grosse panelle di pane ne prendevo una grossa fetta è nel mezzo di essa la mortadella‭ ‬,pietanza‭ ‬deliziosa che‭ ‬soddisfa va la mia fame‭ ‬.
SI,‭ ‬GERARDO TI STAI RIVOLGENDO A UNO CHE NON SOLO HA CONOSCIUTO I CIABATTINI‭ ‬,MA HA SOFFERTO LA FAME‭ ‬...d'altro canto erano gli anni del dopoguerra e tutto si riorganizzava per una vita migliore‭ ; ‬ma poi come saprai la bella mia infanzia nel mio paese‭ ‬,nel nostro‭ ‬,‭ ‬finì per migrare in terra Bergamasca‭ ‬,ma,‭ ‬i ricordi piccoli aneddoti simpatici e tipici di allora restano,‭ ‬ed io li racconto come hai fatto tu‭ ‬,come credo fanno i tanti miei coscritti‭ ‬,uno di questi fu‭ ( ‬IL TUZZA BANCONE‭ )

Si,‭ ‬c'è da ridere pensandoci‭ ‬:‭ ‬spesso e‭ ‬volentieri mi veniva comandato di andare a prendere l'acqua alla fontana‭ ‬,alla fontanella e come dici tu Gerardo la fila dei banchetti dei ciabattini era lunga‭ ‬,ed io nel percorso dalla piazzetta di San Francesco per arrivare alla fontana del paese incontravo e salutavo tutti‭ ; ‬loro con modestia e gentilezza mi chiedevano il favore di prendergli l'acqua‭ ‬,certo gli rispondevo‭ ‬,‭ ‬ma le mani sono due come faccio a portare tanti contenitori?Erano contenitore di terra cotta chiamati‭ ( ‬CIUCIMI‭ ) ‬abbastanza grossi‭ ; ‬gli rispondevo che avrei fatto più viaggi e a testa bassa mi donavano i loro sorrisi‭ ‬.

Qualcuno col sorriso malizioso‭ ‬si prendeva gioco di me‭ ‬:‭ ‬Giovannino‭ ‬,‭ ‬mi faresti‭ ‬un'altra favore‭ ‬,si,‭ ‬gli risposi‭ ! ‬Bene‭ ‬...‭ ‬ascolta andresti da Achetella a comprarmi dici lire di TUZZA BANCONE‭ ‬,tra me mi chiedevo cosa fosse questo tuzza bancone‭ ? ‬Ma incredulo di ciò presi le lire dieci e andai alla bottega di Achetella‭ ; ‬arrivato chiesi il tuzza bancone‭ ‬,‭ ‬il marito di Achetella mi guardò per un pò‭ ‬,mi fisso come dire‭ ‬:‭ ‬che cavolo vuole questo‭?

Ed io aspettavo ma quello non si muoveva da dietro il banco‭ ‬,ad un certo punto gli lo richiesi‭ ‬:‭ ‬ascolti‭ ‬,il ciabattino Nicola mi ha detto di prendere dieci lire di tuzza bancone‭ ‬,me lo da oppure‭ ‬no‭ ‬...‭ ‬allora il padrone della bottega molto serio si spostò da dietro al bancone e venne verso di me dicendomi‭ ‬:‭ ‬lo vuoi proprio il tuzza bancone‭ ? ‬Certo risposi,‭ ‬sono qui per questo‭ ‬.

Forse non voleva oppure gli dispiace‭ ‬,‭ ‬ma da prima mi fece una carezza poi mi prese la testa e me la portò contro il bancone‭ ‬,ecco il tuo tuzza bancone‭ ;‬rimasi senza parola e capii che era uno scherzo del ciabattino‭ ‬,capii che nonostante i favori fattogli lui assieme a gli altri ciabattini vollero sorridere‭ ‬,ma io capii ritornando da loro gli dissi‭ ‬:‭ ‬bene‭ ‬,‭ ‬vi siete divertiti‭?
devo ancora prendervi l'acqua alla fontana‭ ? ‬Giovannino,‭ ‬abbiamo solo scherzato‭ ‬,per farci perdonare puoi tenere le dieci lire‭ ‬.

Ma non finì lì‭ ‬,‭ ‬un antro dopo un pò di tempo anch'egli mi dette altre dici lire e con la stessa forma mi mandò a prendere dici lire di‭ ‬TRATTENIMENTO‭ ‬-‭ ‬ANCHE QUI RIMASI PERPLESSO‭ ‬:‭ ‬trattenimento‭ ‬,‭ ‬che sarà mai sto‭ ‬trattenimento‭? ‬Non preoccuparti tu vai in bottega e digli ciò‭ ‬.Arrivato sempre nella stessa bottega‭ ‬,‭ ‬lo stesso padrone gli chiesi‭ ‬,mi manda Pasquale e vuole dieci lire di trattenimento‭ ‬.

Questa volta il bottegaio si fece serio e guardò la mogli Aghetella‭ ‬,una signora ben messa ma molto solare‭ ; ‬vedevo che tra di loro dei risolini al quanto‭ ‬fuorvianti‭ ‬,ma io avevo solo sei anni ero un bambino innocente‭ ‬,‭ ‬all'acqua di rose con nessuna malizia‭ ‬,ma tanto‭ ‬entusiasmo e vivacità‭ ‬.Dopo un‭ ‬po visto che non si muoveva nessuno dal banco‭ ‬,la stessa cosa del tuzza bancone‭ ‬,gli chiesi ancora il trattenimento‭ ?

NON RICORDO BENE‭ ‬,‭ ‬ma credo passò quasi un'ora‭ ‬,io mi stancai di aspettare‭ ‬,altri‭ ‬compravano roba ed io in parte‭ ‬,nel mentre‭ ‬ all'uscita della bottega alcuni ciabattini tra i quali‭ ‬c'era quello che mi aveva mandato in bottega‭ ‬,mi chiesi‭ ‬:‭ ‬cosa ci fa questo fuori dalla porta‭ ? ‬Se lui stesso mi ha mandato qua,‭ ‬poteva entrare e prendersi l'intrattenimento‭ ?

Sempre più la cosa si faceva strana e notai che tutti ridevano‭ ‬,tra me sospettai che era ancora uno scherzo‭ ‬,guardai Aghetella e lei mi sorrise dicendomi‭ ‬:‭ ‬Giovannino non preoccuparti dello scherzo quando verrai con le lire mille a comprare la mortadella te la darò gratis‭ ‬,porta pazienza i ciabattini non hanno altro da pensare sono gente giocosa‭ ‬.

Si Gerardo‭ ‬,la semplicità dei ciabattini del nostro paese era quella di mostrare un sorriso alla difficoltà dell‭'‬esistenza di quel tempo‭ ‬,tempo da ricordare e narrare la vita‭ ‬.

Una mia poesia‭
L’umanità‭ !

Lascia che la mia bocca ti esplori,‭
abbandona il corpo ai miei desideri,‭
ove la tua pelle profumata,‭
inebria la mia mente...

TU Fuoco‭ ‬.Sei materia divina‭
nel freddo gelo scaldi la mia anima.

TU Aria‭ ‬.‭ ‬Mi dai ossigeno per respirare la vita‭ ‬,
nei giorni di fuoco colori il mio sole‭ ‬.‭

TU Acqua‭ ‬.‭ ‬Vena di pioggia il frutto maturi‭ ‬,
raccogli tempesta nel mare la culli.

TU Terra‭ ‬.‭ ‬Seme di paglia argilla di vino‭ ‬,
bocca di fame nutri la vita‭ ‬,germogli l'amore‭ ‬.

TU Luce‭ ‬.‭ ‬Sei la radice di veglia Pasquale‭
ove il Cristo si illumina in cielo.

TU Vita‭ ‬.Palcoscenico di mille azioni‭ ‬,‭
sei forza attiva e determinazione temporale,
di sogni proibiti e battiti di cuore‭ ‬.‭

TU Amore‭ ‬.‭ ‬Cervello impazzito di passioni e intrighi
di gesti amorosi e scrosci di lacrime‭ ;
sei avventura galante‭ ‬,unisci l'eterno a le unioni dei tanti‭ ‬.

Giovanni Maffeo‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore.


LA PASQUA DI GIOVANNINO‭ 

NELLA‭ ‬CITTÀ‭' ‬ANTICA‭ ‬.


Come narrato in‭ ‬null'altro episodio di Giovannino‭ ‬:‭ ‬con la sua famiglia si trasferirono a Bergamo‭ ‬,una città dell'entroterra‭  ‬Lombarda‭ ‬,circondata da città importanti‭ ‬,‭ ‬come Milano‭ ‬-‭ ‬Como‭ ‬-‭ ‬Brescia‭ ‬-‭ ‬e altre‭ ; ‬con le sue maestose valli‭ ‬:‭ ‬Val Brembana‭ ‬,‭ ‬Val Seriana‭ ‬,vicina al grande lago di Iseo e altre meraviglie‭ ‬.


Era l'anno‭ ‬1963‭ ‬del mese di Febbraio‭ ‬,un inverno rigido e Giovannino partiva dalla stazione di Salza Irpina lasciando i tanti amici di infanzia e la bellezza del suo paese natale‭ ;‬il tragitto fu una avventura‭ ‬,fu la festa della nuova era‭ ‬,come scoprire un nuovo pianeta ove‭ ‬l'entusiasmo riscaldava il cuore nel freddo inverno‭ ‬.


Andava a vivere con i suoi nella città antica‭ ‬,chiamata‭ ‬-‭ ‬Città Alta‭ ‬-‭ ‬Berghen de sura‭ ‬-‭ ‬Una città antichissima e numerose sono le ipotesi avanzate per spiegare l'origine del toponimo Bergamo.‭ ‬In latino classico il toponimo è attestato come Bergomum,‭ ‬mentre nel latino tardo Bergame.


Un'ipotesi plausibile lo accomuna alla base prelatina barga‭ "‬capanna‭" ‬o a nomi liguri quali Bergima‭ (‬località nei dintorni di Marsiglia‭) ‬da una radice‭ *‬bherg,‭ "‬alto‭"‬.


Lo storico e politico bergamasco Bortolo Belotti ha accostato il toponimo a precedenti nomi preceltici‭ (‬barra‭?) ‬a cui sarebbe seguito il nome Bèrghem,‭ ‬di cui Bergomum sarebbe stata solo la latinizzazione.


Antonio Tiraboschi ha invece sostenuto l'ipotesi di una derivazione germanica di Bergamo da berga(z‭) "‬monte‭" ‬e haima(z‭)‬,‭ "‬insediamento‭" ‬ma anche‭ "‬mondo‭"; ‬tuttavia tale ipotesi si scontra con l'assenza di documenti riguardo a insediamenti germanici nella zona prima della conquista romana.


È stata infine proposta un'origine indoeuropea del nome,‭ ‬accostandola all'area linguistica mediterranea orientale e a toponimi quali Praga,‭ ‬Parga,‭ ‬Barga,‭ ‬Pergamo,‭ ‬Bergamo,‭ ‬derivanti dall'accadico parakkum,‭ ‬posto alto nel tempio,‭ ‬cella,‭ ‬santuario,‭ ‬Le Origini‭ "‬cittadella,‭ ‬rocca‭" (‬in riferimento ad abitazioni fortificate in cima a un colle‭)‬,‭ ‬ma anche in questo caso l'ipotesi non è attestata.


Bèrghem è ancor oggi il toponimo utilizzato in bergamasco.L'area della provincia di Bergamo sarebbe stata abitata,‭ ‬sin dall'età del ferro,‭ ‬dalle popolazioni degli Orobi,‭ ‬popolazione di Celto-Liguri formatasi attraverso la penetrazione di genti provenienti dalle regioni del Reno e del Danubio nell'Italia nord-occidentale in età molto più antica delle invasioni celtiche storiche del IV secolo a.C.e stanziatisi tra l'Oglio ed il Ticino,‭ ‬collegate alla Cultura di Golasecca.


Plinio il Vecchio,‭ ‬riportando le parole di Origines,‭ ‬un'opera di Catone il Censore andata dispersa,‭ ‬attribuisce loro la fondazione di Como,‭ ‬Bergamo,‭ ‬Licini Forum e Parra:

‭«‬Catone attesta che Como e Bergamo e Licini Forum e altri popoli attorno sono della stirpe dei degli Orumbovii,‭ ‬ma dice di ignorare l'origine di questa popolazione,‭ ‬che Cornelio Alessandro insegna esser derivata dalla Grecia,‭ ‬anche secondo l'interpretazione del nome,‭ ‬che spiega come popolazioni che vivono tra i monti.‭ ‬In questo luogo scomparve Parra,‭ ‬città degli Orumbovii,‭ ‬dai quali,‭ ‬dice Catone,‭ ‬sono derivati i Bergomati,‭ ‬e che ancora oggi appare un luogo più famoso che fortunato.‭»


Dunque‭ ‬,‭ ‬le mura veneziane di Bergamo sono un'imponente costruzione architettonica risalente al XVI secolo,‭ ‬ben conservate non avendo subito,‭ ‬nei secoli,‭ ‬nessun evento bellico.‭ ‬Tale cinta è costituita da‭ ‬14‭ ‬baluardi,‭ ‬2‭ ‬piani,‭ ‬32‭ ‬garitte‭ (‬di cui solo una è giunta sino a noi‭)‬,‭ ‬100‭ ‬aperture per bocche da fuoco,‭ ‬due polveriere,‭ ‬4‭ ‬porte‭ (‬Sant'Agostino,‭ ‬San Giacomo,‭ ‬indubbiamente la più bella e panoramica,‭ ‬Sant'Alessandro e San Lorenzo,‭ ‬quest'ultima conosciuta anche come porta Garibaldi‭)‬.‭ ‬A tutto questo vi è da aggiungere una miriade di sortite e passaggi militari di cui,‭ ‬in parte,‭ ‬si è persa la memoria,‭ ‬come la Porta del Pantano inferiore,‭ ‬risalente al XIII secolo che era un collegamento con via Borgo Canale,‭ ‬mentre la porta del Pantano inferiore che era l'accesso alla parte superiore della Cittadella viscontea è scomparsa.‭ ‬I bastioni,‭ ‬esternamente,‭ ‬danno alla città un aspetto di fortezza inespugnabile,‭ ‬ma poiché furono realizzati nella seconda metà del‭ ‬500,‭ ‬l'affermarsi del cannone a tiro parabolico bombarda ne rende di fatto il canto del cigno di tale tipologia di costruzioni militari.


Arrivati alla stazione ferroviaria di Bergamo Giovannino con i suoi presero il‭ ‬pullman con le‭ 

( TIRACCHE‭) ‬era il‭ ‬pullman azionato da bracci elettrici‭ ‬-‭ ‬era appunto la porta di San Agostino e c'era un bel sole‭ ‬,un bel manto di neve e tanta voglia di entrare nella casa data in affitto da un cugino già venuto in Bergamo precedentemente‭ ; ‬salite le lunghe scale arrivammo in via Arene‭ ‬,una via dietro il Duomo di città alta‭ ‬.


Giovannino non stava nei panni‭ ‬,volle da subito uscire per visitare l'antica città e si recò nella piazza antica,‭ ‬chiamata piazza vecchia su di essa si girò intorno e come in un vortice esclamo la sua gioia‭ ‬per la sua nuova terra‭ ‬:ricordate il piccolo inciso ove narro‭ ‬-‭ ‬IL SORRISO INNOCENTE‭ ‬-‭ ‬ove faccio le differenze di uso e costume‭ ‬,di differenze e di distanze tra meridionali e lombardi che a quei tempi erano forma di‭ ‬indifferenza e in alcuni casi umilianti‭ ‬.


Ma il tempo dà ragione ai giusti‭ ‬,ai saggi ove nella stessa narrazione‭  ‬Giovannino si meravigliava a queste minuzie‭ ‬mentali‭ ‬e mentalità‭ ‬sconnesse‭ ‬,e disse più volte‭ ‬tra se e nei suoi precedenti‭ ‬racconti‭ ‬che si era figli della stessa Italia‭ ‬,che le origini dei primi popoli avevano dato vita ad una Italia‭ ‬unita‭ ‬,‭ ‬ unica‭! ‬E dunque‭ ‬perché non riconoscere‭ ‬,‭ ‬riconoscersi fratelli‭ ? ‬Forse un‭ ‬po di studio di storia antica completerebbe il concetto.


Ma che dire‭ ‬:‭ ‬dopo anni ho portato con me un desiderio ed è forse lo stesso che mi ha fatto scoprire e avere la certezza di quello che ho sempre pensato,si,‭ ‬forse anche sognato‭ ‬,quello della Genealogia‭ ‬,della passione a scoprire chi ero e da dove venivo‭ ‬,per capire e risolvere l'indifferenza l'umiliazione e avere la forza di essere certo di ciò che dicevo‭ ‬.


Nel percorso del tempo in età matura solleticato dalla voglia di scoprire se stesso e le sue origini Giovannino comincia a studiare a fare la ricostruzione storica genealogica sul suo casato MAFFEO‭ ‬-‭ ‬NOBILI MAFFEI‭  ‬-‭ ‬MAFFEIS‭ ‬-‭ ‬Scopre e scrive molte cose di cui un memoriale‭ ‬,in esso tutta la genealogia antica GRECA‭ ‬-‭ ‬ricostruendo i tanti alberi genealogici a partire dall'antico tempo‭ ‬.


Fu che Giovannino venne contattato da Francesco Maffeis‭ ‬,lui abita in provincia di Brescia;questo distinto signore volle incontrare Giovannino e gli disse che anche lui era interessato a questa ricerca‭ ; ‬lo ospitò a casa Giovannino e nacque un interesse a collaborare‭ ‬,a ricostruire le antiche origini del casato‭ ‬,


Dopo anni di collaborazioni nacque una buona e bella amicizia raggiunsero traguardi mai pensati e composero un grande libro‭ ‬,‭ ‬dal titolo‭ ‬-‭ ‬STORIA DI UN CASATO‭ ‬-‭ ‬MA‭!!! ‬il bello deve ancora venire‭ ‬:‭ ‬in un discorso intercorso tra Francesco e Giovannino si disse una cosa importante‭ ‬,quella appunto citata‭ ‬,l'indifferenza della fratellanza‭ ‬,quella che Giovannino volle più volte sottolineare e disse a Francesco Maffeis‭ ‬-‭ ‬:‭ ‬dopo anni di ricerca‭ ‬,di studio genealogico io del sud tu del nord abbiamo unito e fatto capire che l'appartenenza di fratellanza esiste‭ ‬,che molti popoli si sono uniti e nei tempi qualcuno li ha dimenticati‭ ‬.


Ma torniamo alla Pasqua‭ ‬,la prima,‭ ‬quella passata a Bergamo tra le mura‭  ‬su i colli e la bellezza della natura‭ ‬,quella della‭ ‬ (la festa delle palme‭) ‬passata nella città vecchia‭ ‬:‭ ‬a quel tempo si usava festeggiare sia al paese di Giovannino con processioni e grossi ramoscelli di olivo‭ ‬,si a Bergamo‭  ‬tra parenti‭ ‬.


In quella occasione Giovannino ebbe in regalo da un suo amico i diversi fumetti di cui Tex Viller‭ ‬,‭ ‬Diabolic e i preferiti Paperon de‭ ‬Paperone‭ ‬,una‭  ‬Pasqua ricca per‭ ‬Giovannino che da subito cominciò a leggere‭ ‬,nelle sere‭ ‬fredde‭ ‬dove abitava in via Arena alla luce del lampione‭ ‬.


Giovanni Maffeo‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore‭ ‬.


La mia terra‭ ‬.

Aspra e arida sorgiva e fertile generosa con gli amati‭ ‬,

con la gente la sanguigna tempra.

Terra dei mie avi terra antica scotti già al mattino a piedi nudi‭;

scaldi il sangue agli innamorati emani odori come mai nessuna‭ ‬.

Del figlio tuo ne fai germoglio tra i grandi eletti ti fai notare‭ ‬,

la tua bellezza è piena di natura di aria pura ne è pieno il cielo‭ ‬.

E fosti culla di mille avventurieri‭ ‬,di vitigno greco la tua uva ne è matura‭ ;

di lacrime e sangue colorasti i fiori li rendesti vivi in nome dell'amore‭ ‬.

E di polvere tra le mani veste i tuoi dolori di tradizioni antiche ne fai armonia‭;

hai dato i natali a gente come noi diffondi per il mondo il tuo onore.

Terra del sud‭ ‬,‭ ‬Terra mia‭ ‬,terra Irpina‭  ‬di‭ (‬SALZA IRPINA‭ ) ‬Il mio paese‭ !

Terra‭ (‬D'ITALIA‭) ‬che risorge al mattino con il sole,la chiamo alchimia‭ ‬,

ha il nettare degli dei;terra di vulcani e monti e colli ,

lì‭ ‬,colgo il giglio alla mia amata‭ … 

E con i tuoi figli oltre le frontiere approdi 

da una mamma coraggiosa le lodi porgo‭ ‬,

È il tricolore la tua bandiera‭! ‬Le tue ricchezza fosti saccheggiata.

Terra fertile che è nera si può raccogliere il profumato fieno,

con l’acre odore e la zappa tra le mani‭; sfami bimbi e festeggi sulle aie‭ ;

d’amore i colori dei ciliegi sotto la luna piena a lavorare‭ ‬.

Terra del sud della patria nostra‭ !‬Ti vesti a lutto e porti vestiti neri‭ ;

e non è vero che il sangue scorre a fiumi l’omertà non è paura‭! 

La parola è muta nell‘anima c’è l‘amore‭ …

c'è chi ti accoglie col sorriso mentre nel suo cuore soffre tanto‭ ‬.

Terra di fuoco e di dolcezza di amori e di bellezza‭ 

di amanti che avvampano concupiscenza,

freme il desiderio tra le carni passionali;facili a cedere all’impeto dell’amore‭ ‬.

Tocco la zolla che mi diede pane e si sgretola dove io crebbi sano‭ ‬,

Terra di perdoni e di onori di antichi nomi fu la gloria‭ …

fu ed è la mia terra oggi lontana in me resta viva finché la morte non ci separa‭ ‬.‭ 


IL NATALE‭ ‬ DI‭ ‬ GIOVANNINO‭ ‬.


Li ricordo bene quei Natali passati in cascina‭ ‬,‭ ‬la casa colonica dei Capozzi‭  ‬a Salza Irpina‭ ‬,‭ ‬il mio paese di nascita in provincia di Avellino‭ ‬.


Si furono tempi in cui ogni piccolezza era una bellezza‭ ‬,come quella di addobbare l'albero‭ ‬,‭ ‬un pino verde di terra e luce‭ ‬,‭ ‬di vita e gioia‭  ‬.Era usanza che il primo genito fosse il primo ad addobbare l'albero‭ ‬,quindi con lo scorrere degli anni a una certa età il secondo genito che sarei io mi toccava a completarlo,‭ ‬ad abbellirlo‭ ‬...‭ ‬il quel tempo mio‭ ‬,io andavo dal ciabattino per volontà di mio padre‭ ‬,per non lasciarmi andare sempre a giocare in giro con gli amici di infanzia‭ ‬:‭ ‬con Giuseppe Picardo‭ ‬,Amedeo Falcitano‭ ‬,‭ ‬Gerardo Ferullo e altri‭ ‬,un gruppo affiatato che una volta‭ ‬assieme spaccavamo il mondo‭ ‬...


Fu‭ ‬,appunto quell'anno che toccò a me ad addobbare l'albero e però mancava la materia prima per farlo‭ ‬,cioè i soldi per acquistare le varie cose‭ ‬:‭ ‬lavorando dal ciabattino Giovanni Marinelli mi sentii forte‭ ‬perché percepivo da lui settimanalmente le lire mille e potevo comperare le figure Natalizie‭ ‬:oggetti di cioccolata‭ ‬,di comprare i mandarini e i portogalli‭ ‬,grossi aranci in più‭ ‬i‭ ‬raffaiuli‭ ‬:‭ ‬questi erano dei dolci tipo pan forte ricoperti di cioccolata‭ ‬,molto in uso dalla mie parti Campane‭ ‬.


Per finire i filamenti dorati davano la completezza alla mia composizione‭ ‬Natalizia‭ ‬ ove facevo invidia ai miei fratelli come albero più bello e più ricco‭ ;‬tutto questo ben di Dio venia poi diviso nella notte della befana e cioè da mia madre e mio padre‭ ‬che ignoravamo fossero loro‭ ‬,ma la befana‭ ‬,‭ ‬che alzati presto dividevano le parti e mettevano nelle calze il frutto di tanti sacrifici‭ ‬.


Avanzava comunque qualche lira‭ ‬,‭ ‬che le usavo per comperare in bottega da ACHETELLA‭ ‬,‭ ‬LA MORTADELLA‭ ‬,‭ ‬si,‭ ‬il companatico di eccellenza‭ ‬,‭ ‬allora molto saporito che messo in mezzo al pane sfornato‭ ‬caldo‭ ‬ da mia madre era un profumo unico e dava al palato il sapore della vita‭ ‬.


Si l'inverno era rigido‭ ‬a quei tempi‭ ‬anche‭ ‬perché abitavamo in campagna vicino al monte Serrone‭ ‬,una montagna degli appennini Irpini e tutto faceva da cornice‭ ‬:‭ ‬la neve le distese dei grandi prati innevati‭ ‬,l'aia ove nel tempo della raccolta del grano era sede di una platea immensa e di raccolta di un anno di fatiche fatte spesso al chiaro della luna‭ ‬.


Ricordo che quell'anno vidi nel fondo del banco di lavoro‭ ‬del ciabattino‭ ( ‬O SCARPARO‭ )‬ ove‭ ‬c'erano su tutti gli attrezzi per lavorare le scarpe‭ ‬,vidi cento lire‭; ‬ohibò tra me mi chiesi‭ ‬:‭ ‬queste cento lire mi servono‭ ‬...‭ ‬le prendo‭ ‬,‭ ‬o non le prendo‭ ? ‬Tra me ero combattuto‭ ‬,perché mi servivano per completare l'addobbo dell'albero‭ ‬,ma una voce interiore mi suggeriva di non farlo‭ ‬,‭ ‬di lasciarle lì‭ ‬,‭ ‬anche‭ ‬perché se il ciabattino mi dava prova di onestà che figura ci facevo‭?


Insomma lascia perdere‭ ‬,non le presi...‭ ‬difatti dopo qualche giorno non le vidi più e fui invitato‭ ‬DA LUI‭ ‬ nella casa soprastante al laboratorio dallo stesso ciabattino che in quella ricorrenza mi volle donare la doppia quota settimanale e cioè da le lire mille‭ ‬,mi dette le lire duemila‭ ‬,mi emozionai e abbracciai la figlia‭ ‬,la piccola Giovanna che con il suo sorriso mi rese ricco e fiero‭ ‬.


Che dire ancora di quegli anni‭ ‬:‭ ‬era come una magica scena di un film‭ ‬,oltre ad andare a scuola‭ ‬,‭ ‬andare dalla nonna Giovanna che risiedeva in paese‭ ‬,io e mia sorella Giovannina‭ ‬,‭ ‬portavamo il latte in bottiglie ai Salzesi che ce lo chiedevano‭ ‬,‭ ‬e anche lì sotto le feste di Natale era una avventura‭ ; ‬a piedi sotto e sopra la neve con un grosso cestone pieno di bottiglie di latte percorrevamo tutto il lungo tragitto‭ ‬,sembravamo noi i babbi Natali ricoperti di neve‭ ‬.


Potrei cavarne una piccola morale da questa mia storiella‭ ‬:‭ ‬l'onesta resta un dono prezioso‭ ‬,fa ricco il povero dà alla festa del SANTO NATALE L'ARMONIA‭ ‬AL CUORE E CREA DI QUESTA RICORRENZA‭  ‬UN SIGNIFICATO FATTO DI VALORI UMANI OVE SI DOVREBBE FESTEGGIARE E PRATICARE‭ ‬SEMPRE‭  ‬NELL'ONESTA‭'  ‬D‭’‬OGNI GIORNO‭ ‬.

DALLE STORIE DI GIOVANNINO‭ ‬.


LE UOVA NEL CAPANNO‭ ‬.


SI,‭ ‬era appena‭  ‬passato qualche anno dal dopo guerra‭ ‬:‭ ‬la seconda guerra mondiale Data:‭ ‬1‭ ‬set‭ ‬1939‭ – ‬2‭ ‬set‭ ‬1945,‭ ‬La seconda guerra mondiale vide contrapporsi,‭ ‬tra il‭ ‬1939‭ ‬e il‭ ‬1945,‭ ‬le cosiddette potenze dell'Asse e gli Alleati che,‭ ‬come già accaduto ai belligeranti della prima guerra mondiale,‭ ‬si combatterono su gran parte del pianeta.‭ ‬Il conflitto ebbe inizio il‭ ‬1º settembre‭ ‬1939‭ ‬con l'attacco della Germania nazista alla Polonia e terminò,‭ ‬nel teatro europeo,‭ ‬l‭'‬8‭ ‬maggio‭ ‬1945‭ ‬con la resa tedesca e,‭ ‬in quello asiatico,‭ ‬il successivo‭ ‬2‭ ‬settembre con la resa dell'Impero giapponese dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki da parte degli Stati Uniti.


È stato il più grande e sanguinoso conflitto armato della storia e costò all'umanità sei anni di sofferenze,‭ ‬distruzioni e massacri,‭ ‬con una stima totale di morti che oscilla tra i‭ ‬55‭ ‬e i‭ ‬60‭ ‬milioni di individui.‭ ‬Le popolazioni civili si trovarono coinvolte nelle operazioni in una misura sino ad allora sconosciuta,‭ ‬e furono anzi bersaglio dichiarato di bombardamenti,‭ ‬rappresaglie,‭ ‬persecuzioni,‭ ‬deportazioni e stermini.‭ ‬In particolare,‭ ‬il Terzo Reich portò avanti con metodi ingegneristici l'Olocausto per annientare,‭ ‬tra le altre,‭ ‬le popolazioni di origine o etnia ebraica,‭ ‬perseguendo anche una politica di riorganizzazione etnico-politica dell'Europa centro-orientale che prevedeva la distruzione o deportazione di intere popolazioni slave,‭ ‬dei popoli rom e di tutti coloro che il regime nazista riteneva‭ "‬indesiderabili‭" ‬o nemici della razza ariana.


Al termine della guerra,‭ ‬l'Europa,‭ ‬ridotta a un cumulo di macerie,‭ ‬completò il processo di involuzione iniziato con la prima guerra mondiale e perse definitivamente il primato politico-economico mondiale,‭ ‬che fu assunto in buona parte dagli Stati Uniti d'America.‭ ‬A essi si contrappose l'Unione Sovietica,‭ ‬l'altra grande superpotenza forgiata dal conflitto,‭ ‬in un teso equilibrio geopolitico internazionale che fu definito in seguito guerra fredda.‭ ‬Le immani distruzioni della guerra portarono alla nascita dell'Organizzazione delle Nazioni Unite‭ (‬ONU‭)‬,‭ ‬avvenuta al termine della Conferenza di San Francisco il‭ ‬26‭ ‬giugno‭ ‬1945.


E dopo una decina d'anni‭ ‬,nel‭ ‬1954/55‭ ‬Giovannino‭ ‬all'età‭' ‬di‭ ‬4‭ ‬anni viveva con i suoi presso un casale chiamato‭ ‬-‭ ‬CASINO‭ ‬-‭ ‬era una casale di caccia‭ ‬,della famiglia nobile dei‭ ‬-‭ ‬CAPOZZI‭ ‬-‭ ‬in questo casale‭  ‬abitavano‭ ‬3‭ ‬famiglie‭ ‬:‭ ‬quella di mio padre MAFFEO ISIDORO‭ ‬-‭ ‬E MIA MADRE GIANGREGORIO GENOVEFFA‭ ‬-‭ ‬LA FAMIGLIA SALERNO MARIO E GIANGREGORIO PASQUALINA‭ ‬,MIA ZIA,‭ ‬SORELLA DI MIA MADRE‭ ‬-‭ ‬LA FAMIGLIA DI ROMEO E LA SUA MOGLIE MAFFEO‭ ‬-‭ ‬VENUTI DALLA TOSCANA‭ ‬-


LA VITA a quei tempi era dura‭ ‬,si viveva di solo stenti,‭ ‬dei frutti e del pane della terra‭ ‬,dell'acqua caduta dal cielo e di sorgente ove veniva raccolta in una grande pischera‭ ‬,‭ ‬un grosso contenitore‭ ‬,‭ ‬che serviva per irrigare non solo i campi‭ ‬,‭ ‬ma di dare linfa a gli orti sottostanti‭ ‬-quello di mio padre‭ ‬,‭ ‬quello dello zio Mario,‭ ‬quello di Romeo‭ ‬.


Serviva anche da bere essendo sorgiva Giovannino spesso andava alla fonte con un grosso contenitore‭  ‬di terra cotta‭  ‬a prenderla per portarla ai suoi che lavoravano nei campi sottostanti alla sorgente‭ ‬,‭ ‬così faceva nel tornare dall'asilo distante dal CASALE‭  ‬A SALZA IRPINA‭ ‬,IN PROVINCIA DI AVELLINO‭ ‬-‭ 


Stanco e affaticato nel ritorno dall'asilo si fermava con i suoi genitori in campagna ove‭ ‬c'era un capanno‭ ‬,questo capanno‭ ( ‬PAGLIARO‭ )‬era fatto appunto‭ ‬,‭ ‬di paglia‭ ‬...‭ ‬in esso‭ ‬c'era un grosso nido ove le galline deponevano le uova e serviva anche da rifugio per l'eventuale pioggia‭ ; ‬serviva a Giovannino per sfamarsi‭ ‬:‭ ‬lì trovava nel grosso nido le uova e con gli avanzi del pane lasciati dai suoi rompeva la parte iniziale dell'uovo con un stecchino‭  ‬girava l'interno per punciarlo con il pane e mangiare‭ ‬.


Come detto‭ ‬,la fame era tanta a quei tempi‭ ‬,tempi che si iniziava la ricostruzione dell'Italia‭ ‬,dopo i tanti bombardamenti degli alleati americani‭ ‬,tempi difficili ove i miei progenitori di Candida‭ ‬,‭ ‬paese vicino a Salza Irpina‭ ‬,‭ ‬paese di mio padre e di mio nonno Giovanni Maffeo e altri bisnonni della‭ ‬progenie che dal‭ ‬1750‭ ‬vissero e vivevano fino ai primi anni del‭ ‬1900‭ ‬in un casale di proprietà lasciato dall'antenato‭ ‬-‭ ‬GIOVANNI BATTISTA MAFFEO DI SOLOFRA‭ ‬,A SUO NIPOTE DI SECONDO LETTO,‭ ‬TOMMASO MAFFEO CHE SPOSA A CANDIDA‭ ‬-‭ ‬CARMINA NASTA‭ ‬-‭ ‬NEL RIONE PISCARIELLI‭ ‬-UNA ZONA COLLINARE DI CANDIDA‭ ‬.


IN SEGUITO furono tante le migrazioni‭ ‬,‭ ‬della famiglia Maffeo che negli anni si era molto allargata a tal punto che nel corso della genealogia non si riconoscevano come parenti‭ ‬,un po‭' ‬assurda la cosa‭ ; ‬alcuni andarono in America‭ ‬,‭ ‬a Boston‭ ‬,‭ ‬altri in Belgio altri rimasero lì e appunto con gli eventi bellici furono vendute le terre per pochi soldi‭ ‬,‭ ‬sia quelle spettanti a mio padre‭ ‬,‭ ‬sia quelle da parte di mia nonna paterna‭ ‬-‭ ‬GIOVANNINA CUTILLO‭ ‬-‭ ‬NATA A BOSTON‭ ‬,tornata in Italia‭  ‬sposa mio nonno‭ ‬-Giovanni Maffeo‭ ‬.


Dunque Giovannino di discendenza‭  ‬nobile passa a discendenza miserabile ove nulla ereda‭ ‬,ma fa la fame nutrendosi delle uova del capanno‭ ‬,‭ ‬mangiando i frutti da gli alberi e bevendo la buona acqua sorgiva‭ ‬-


MORALE‭ ‬:‭ ‬dispiace che molti non sentono lo stesso sentimento di sangue‭ ‬,‭ ‬che quasi ignorano di essere e appartenere a una stirpe nobile‭ ‬,‭ ‬che nei secoli ha dato lustro non solo alle armi,‭ ‬alle arti,‭ ‬alle gesta‭ ‬,‭ ‬alla poesia‭ ‬.


GIOVANNINO OGGI E‭' ‬UN POETA‭ !

Che dire un vanto‭ ? ‬oppure una realtà‭ ? ‬penso che basti seguirlo nelle sue opere‭  ‬narranti‭ ‬,‭ ‬nelle sue poesie‭ ‬,insomma un bambino che si fa uomo si crea dal nulla una esistenza‭ ‬,scrive e raccoglie negli anni la genealogia della sua casata nobiliare e la compone con l'altro cugino genealogico,‭ ‬Francesco Maffeis‭ ‬,‭ ‬dopo circa‭ ‬trent'anni di ricerca‭ ‬,di fatica,‭ ‬di spostamenti in tutta Italia in archivi di stato e biblioteche civiche‭ ‬,perfino nei cimiteri e tra gli stati delle anime in chiese e parrocchie Italiane‭ ‬.


Si fa uomo per dare ai futuri cugini una impronta‭ ‬,per calcare il passo e mai fermarsi a dare‭ ‬lustro all'orgoglio di essere e far parte ad un casato‭ ‬-‭ ‬MAFFEO,‭ ‬MAFFEI,‭ ‬MAFFEIS‭ ‬-‭ ‬IL TUTTO COME DETTO E‭' ‬ESPLETATO E NARRATO NEL LIBRO STORICO NOBILIARE‭ ‬-‭ ‬STORIA DI UN CASATO‭ ‬.


Giovannino vi saluta e‭ ‬finché ha vita unisce e mette le basi per dare memoria alla grande famiglia‭ ‬.‭ 

Giovanni Maffeo‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore‭ ‬.‭ 


AUGURI ANTICIPATI‭ !

NELL'ARIA‭  ‬C'È‭' ‬GIÀ‭' ‬LA FESTA‭ ‬DI NATALE‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

La mia posizione dunque è e resta come autodidatta ove l'impegno e l'audacia‭  ‬è tutta farina del mio sacco.‭ ‬Oggi anni‭ ‬2018‭ ‬,sono soddisfatto del traguardo raggiunto‭ ‬,del mio grande poema‭ ‬-LA SCALA NATURALE DELLA MIA VITA‭ ‬-‭ ‬Le tantissime poesie‭ ‬,‭ ‬i tanti romanzi e racconti‭ ‬,tutto all'attenzione del lettore‭ ‬,della gratuita lettura che trovate su internet.‭ 

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

PS.‭ ‬Mi reputo un poeta folle‭ ‬,chiamato da molti‭  ‬anche come il poeta dell'amore‭ ‬.

INTRODUZIONE‭ ‬.

QUESTA STORIA NARRANTE SI VUOLE SIGNIFICARE LA VITA IL DONO DI RICORDARE E DI CREARE‭ ‬.

Infatti raccolgo nel mio io frammenti di memoria‭ ‬,‭ ‬e ne ESPONGO significati e concetti cavati da contenuti e ricordi‭ ‬,ne esalto immagini che nel leggermi si evincono dalla mia stessa scrittura‭ ‬.

Il concetto‭ (‬memoria‭) ‬comincia a definirsi con la dottrina della conoscenza e dell'anima‭ ‬,che Platone delinea trattando,‭ ‬nel Menone e nel Fedro,‭ ‬esposto spesso nel suo simposio della memoria‭ (‬μνήμη‭) ‬che egli collega preferibilmente alla reminiscenza,‭ ‬esposta nella dottrina dell'anamnesi‭ (‬ἀνάμνησις‭)‬,‭ ‬piuttosto che al ricordo.

Platone differenzia infatti la memoria definendola come

«conservazione della sensazione‭»

oppure come capacità che ha l'anima‭ «‬in sé stessa,‭ ‬da sé,‭ ‬senza il corpo‭» ‬di recuperare‭ «‬quelle affezioni che un tempo ha provato insieme col corpo‭» ‬dette anche emozioni‭ ‬.

Ma anche quando,‭ ‬pur non essendovi più tracce di elementi sensibili,‭ ‬non avendo più memoria,‭ ‬l'anima‭ «‬in sé stessa,‭ ‬da sola,‭ ‬la riproduce‭» ‬operandosi in questo caso la reminiscenza,‭ ‬un risveglio della memoria,‭ ‬il ridestarsi di un sapere già presente nella nostra anima,‭ ‬come l'impronta che il sigillo lascia nella cera,‭ ‬ma che era stato dimenticato al momento della nascita.

‭«‬Supponi che vi sia nella nostra anima una cera impressionabile,‭ ‬in alcuni più abbondante,‭ ‬in altri meno,‭ ‬più pura negli uni,‭ ‬più impura negli altri...‭ ‬È un dono,‭ ‬diciamo,‭ ‬della madre delle Muse,‭ ‬Mnemosine:‭ ‬tutto ciò che desideriamo conservare nella memoria di ciò che abbiamo udito,‭ ‬visto o concepito si imprime su questa cera che noi presentiamo alle sensazioni o alle concezioni.‭ ‬E di ciò che si imprime noi ne conserviamo memoria e scienza finché ne dura l'immagine.

Quindi la reminiscenza è la fonte di ogni sapere.

La reminiscenza o anamnesi è dunque un risveglio della memoria,‭ ‬il ridestarsi di un sapere già presente nella nostra anima,‭ ‬ma che era stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio.‭ ‬...‭ ‬Per Platone e i neoplatonici,‭ ‬conoscere significa dunque ricordare.

Aristotele

Aristotele rifiuta la tesi della reminiscenza delle idee,‭ ‬che contrasta con l'impianto immanentistico del suo sistema metafisico,‭ ‬e nega che la formazione dei concetti possa avvenire senza le sensazioni.‭ ‬La memoria si traduce in un‭'«‬immagine mnemonica‭» ‬di natura sensibile che è in potenza un ricordo che muovendosi va dal corpo all'anima che lo tradurrà in atto così come avviene per l'immagine di un oggetto dipinto che‭ "‬contiene‭" ‬in potenza,‭ ‬richiama,‭ ‬la realtà del ricordo in atto dell'oggetto rappresentato.‭ 

UNA MIA POESIA‭ ‬.Il paradiso perduto‭ 

Non ho forze da sprecare‭ 

I miei anni li ho vissuti‭  ‬,

Ho un tesoro e l'ho tenuto

Lo voglio dare a te perché mi piaci‭ ‬.

Ma nei miei scorci d'ombra si oscura il cielo

S’abbuia al calare della sera‭ ‬,

Tu,‭ ‬vivi con l’anima nelle arterie‭ 

Ed io resto con i vuoti in attesa‭ ‬.

Scrivo melodie e leggere volano le mie idee‭ 

Proclamo l’estasi austera‭ 

Tra i soffi di brezza purifico l’amore‭ ‬,

Tesso il filo sottile della vita mia‭ ‬.

Nel paradiso perduto inseguo il prodigio‭ 

Le pene del mio ripiego‭ ‬,

L’ala ferita di ogni illusione‭ 

Inseguo,‭ ‬il furioso amore‭  

Il niente che non s’affaccia mai‭ ‬.

È un paradiso che non avrò mai‭ 

Ma tu ci entri‭ ‬,‭ ‬come e quando vuoi‭ ‬,

Certo‭ ‬,‭ ‬basta una tua parola‭ 

Per far sciogliere le sanguigne emozioni‭ ‬.‭ 

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

QUESTO RACCONTO DELLA MIA INFANZIA - QUESTI FRAMMENTI DI MEMORIA - LI DEDICO A UN MIO CARO AMICO DI INFANZIA - Giuseppe Picardo  - Che  la sua memoria non resta vana , ma  ricordata dalla storia .

SONO PICCOLI RACCONTI , SINTESI DI STORIE DA ME VISSUTE IN ETA' BAMBINA OVE Giuseppe in esse ne fa parte .

Un saluto ad un amico.

A Giuseppe Picardo .

Amico mio col cuore ti scrivo il mio pensiero ,ti scrivo per lasciarti l’ultimo saluto .Un saluto che con questi pochi righi  non potrai mai più leggere .Sono sicuro che da lassù dove la tua anima dimora potrai comunque  avere questo mio messaggio. Ti ho sempre pensato ,pensavo ai nostri giorni innocenti ,quando bambini facevamo le nostre avventure ,giocavamo ai più semplici giochi che ad oggi un bimbo non sa ,non vuole … ma noi eravamo gli invincibili i lottatori ,quelli che con la miseria ,e la forza del nostro destino ci avviavamo all’adolescenza Furono tante le nostre storie  e dopo molti anni ne ho limpido il pensiero,perfino  ho scritto dei capitoli ,sono piccole storie di quando io tu  eravamo bambini,in uno di questi ti ho immortalato amico mio … 

Ricordo quando ti prendevo i compiti di matematica  per paura di prenderle da mio padre ,di quando correvamo verso la ferrovia per vedere i militari e i loro mezzi ,quando tu venivi dove lavoravo dal ciabattino ,ricordo la tua nonna che in piazza aveva una bottega di alimentari ,di quando ci trovavamo con l’altro amico Amedeo Falgitano .

Sei stato sempre generoso con me amico mio ed io non ho mai potuto sdebitarmi ,eravamo coraggiosi e nel nostro più bel momento dovetti emigrare in terra Bergamasca ,lasciai la nostra Campania,lasciai te amico mio .In tutti questi anni ti ho tenuto sempre nella mia mente con la speranza che un giorno ti avrei abbracciato  poi l’evento tragico,da un altro nostro amico  Pagano  Fiore ,ho appreso la triste notizia della tua morte .

Con te  Giuseppe va via una parte dei miei ricordi,una parte del mio pensiero ,va via un tempo a me caro … va via l’infanzia ,i tesori dei viventi,i nostri nascondigli,le battaglie della nostra adolescenza ,vai via tu  che finche vivrò avrò la tua luce.

Ti lascio il mio pensiero amico mio più puro e sincero ,una stretta di mano ,un abbraccio che supera ogni dimensione.

Ti lascio la storia di Giovannino che leggerai nei campi celesti e sorriderai perche in essa vivi ,troverai i ricordi ,i momenti quando di sera cacciavamo le lucciole sfolgoranti ,le mettevamo sotto la sabbia per poi al mattino trovare illusioni ,si, eravamo dei guerrieri ,muniti di fragilità e tanto amore ,di bellezza naturale cominciavamo a trascorrere la nostra vita.

Addio amico mio sia per te pace e riposo eterno .

Il tuo amico di infanzia Giovanni Maffeo - Poetanarratore .

LA FRAGOLINA DI MONTAGNA‭ ‬.


Mi ero dimenticato di questo mio accaduto‭ ? ‬Si‭ ‬,‭ ‬nel poetare la mia poesia‭ ( ‬TI SEI PERSA TRA LE FRAGOLE‭ ) ‬mi viene alla mente questo ricordo della fragola di montagna‭ ‬.


Era l'ora mattutina‭ ‬,molto presto‭ ‬,io e altri bambini avevamo organizzato una gita‭  ‬in montagna‭ ‬,‭ ‬le montagne degli urpinali del monte serpico‭ ‬,‭ ‬chiamati anche i Monti Piacentini‭ ‬:I Monti Picentini sono un gruppo montuoso dell'Appennino campano.‭ ‬Spostati verso il Tirreno,‭ ‬si trovano tra i monti Lattari,‭ ‬i monti del Partenio,‭ ‬l'altopiano Irpino e la valle del fiume Sele,‭ ‬ove in una grande vallata si estendevano i diversi paesi Irpini‭ ‬,‭ ‬in provincia di Avellino di cui il mio paese nativo‭ ‬.‭ ‬SALZA IRPINA‭ ‬.


L'Appennino campano è un settore dell'Appennino meridionale che si estende dalla sella di Vinchiaturo‭ (‬553‭ ‬m‭)‬,‭ ‬ove si connette all'Appennino sannita,‭ ‬fino alla sella di Conza‭ (‬697‭ ‬m‭)‬,‭ ‬ove entra in congiunzione con l'Appennino lucano.‭ ‬Spostati verso ovest,‭ ‬tra l'Appennino campano e il mar Tirreno,‭ ‬vi sono inoltre i rilievi dell'appennino campano,‭ ‬mentre sul lato orientale,‭ ‬verso l'Adriatico,‭ ‬si ergono i monti della Daunia.‭ ‬Dall'Appennino campano nascono tra gli altri i fiumi Tammaro,‭ ‬Ufita,‭ ‬Calore,‭ ‬Sabato e Isclero,‭ ‬tutti affluenti o subaffluenti del Volturno,‭ ‬cui contribuiscono per più della metà del bacino.


Naturalmente‭ ‬,‭  ‬era il monte più vicino al paese‭ ‬,chiamato‭ ‬-‭ ‬SERRONE‭ ‬-‭ ‬inoltre il monte Serpico‭ ‬,lì con altri amici alla buonora del mattino ci arrampicavamo sulle rocce ove erano ricche di asparagi selvatici e fragole selvatiche‭ ‬.


Ricordo che era rischioso il luogo e bastava poco per scivolare e cadere nel vuoto‭ ‬,ma la giovinezza era piena di energia‭ ‬,‭ ‬niente e nessuno ci fermava‭ ‬,‭ ‬anche perché il tragitto per arrivarci durava oltre le‭  ‬due ore a piedi‭ ‬.


Arrivati sul posto‭ ‬,‭ ‬io Pasquale,‭ ‬Amedeo,‭ ‬Giuseppe e altri cominciammo la raccolta‭ ‬,riempimmo i sacchetti di fragole‭ ‬,‭ ‬di asparagi e verso mezzo giorno mangiammo‭  ‬i pani portati da casa‭ ‬.l'assurdo era che nulla veniva detto ai propri genitori e se‭  ‬sarebbe successo qualcosa nessuno poteva intervenire‭ ‬.


Era una epoca diversa da oggi‭ ‬,‭ ‬con cellulari e tante tecnologie per comunicare‭ ‬,‭ ‬lì nessuno ci poteva sentire‭ ‬; dunque a quell'età giovanissima di soli‭  ‬sette anni‭ ‬,‭ ‬rischiavamo la vita‭ ‬,‭ ‬incoscienti e avventurieri‭ ‬,figli di un tempo diverso ove il poco era molto,‭ ‬ove‭  ‬la gioia d'esserci era tanta‭ ‬.


Dopo mangiato il pezzo‭  ‬di pane e bevuto la poca acqua rimasta cominciammo a tornare sulla via del ritorno‭ ‬,‭ ‬altre due ore di cammino a piedi‭ ‬,‭ ‬si partiva presto per arrivare‭ ‬,‭ ‬si partiva presto per ritornare a casa‭ ‬,‭ ‬anche perché i genitori non sapendo nulla dovevamo essere a casa prima che facesse buio‭ ‬.


Il ritorno a casa fu festoso‭ ‬,‭ ‬i mille scherzi‭ ‬,le tante grida e canti‭ ‬,‭ ‬i giocosi musi e i tanti sorrisi‭ ; ‬una volta arrivati davamo il raccolto di solito alle nostre mamme‭ ‬,‭ ‬meravigliate ci dicevano‭ ‬:‭ ‬dove avete preso queste fragole,‭ ‬questi asparagi‭ ? ‬Sai mamma siamo stati nel bosco‭  ‬e lì ne abbiamo fatto raccolto‭ ‬,‭ ‬insospettite dicevano‭ ‬:‭ ‬ma come nel bosco si trovano queste primizie‭ ?‬Ribadivamo di si altrimenti erano sberle e rimproveri‭ ‬.


Insomma come allora molte altre furono le avventure‭ ; ‬le raccolte delle castagne‭ ‬,‭ ‬quella dei funghi‭ ‬,insomma tra quelle montagne c'era l'abbondanza‭ ‬,la pazienza di salire e raccogliere‭ ‬,‭ ‬le mie montagne‭ ‬,ove ancora in quel periodo fui tra i più piccoli piantatori di pioppi‭  ‬con il mio padrino‭ ‬-‭ ‬Olindo Ferullo‭ ‬,ad oggi quei pioppi sono grandi io sono vecchio,‭ ‬narro il ricordo per dare voce alla bellezza della natura‭  ‬,‭ ‬al mio luogo nativo‭ ‬.


IL BAMBINO DEL DOPOGUERRA. 


Erano gli anni sessanta e dopo avere subito gli eventi bellici del dopoguerra‭ ‬,‭ ‬della seconda guerra mondiale‭  ‬di avere avuto miseria e distruzione‭ ‬,l'Italia si rialzava‭ ‬,si destava alla ricostruzione‭ ‬,si rimboccava le maniche per riemergere e farne una grande nazione.


Dopo secoli di invasioni di vari popoli L'Italia sorge‭ ‬.I popoli‭  ‬che la invasero furono i tanti e i diversi‭ ‬:La storia d'Italia dunque è legata alla cultura occidentale,‭ ‬alla storia d'Europa e alle civiltà del bacino del Mediterraneo,‭ ‬ha vissuto i principali eventi storici del mondo occidentale.


L'Italia ha ereditato culture antiche come quelle dei Nuragici,‭ ‬degli Etruschi o dei Latini,‭ ‬è stata luogo di colonie di origine greca e cartaginese,‭ ‬di insediamenti celti e culla di alcuni fenomeni che hanno segnato la cultura occidentale quali l'Impero romano e il papato dopo essere stata in parte sotto la dominazione di Goti,‭ ‬Longobardi,‭ ‬Arabi,‭ ‬Bizantini e Normanni.‭ 


Ma C'era un bimbo‭ ‬,‭ ‬figlio di contadini che ne volle dare memoria‭ ‬,di se di come era stata narrata e vissuta quella epoca‭ ‬.


Era l’inizio del‭ ‬1955‭ ‬,ero un bambino‭ ‬,ad oggi ricordo i minimi particolari come se fosse ora‭ ‬:‭ ‬racconto di me,‭ ‬di quel tempo,‭ ‬di come era la vita di allora e i luoghi col seguire degli eventi e dei fatti accaduti‭ ‬,un’esplorazione nella mia mente dei ricordi‭ ‬.


Voglio dunque non solo mostrare in parole la mia infanzia‭ ‬,ma evidenziare un vivere quotidiano diverso da oggi che per molti di noi oggi è profano‭ ‬,è antico‭ ‬,o meglio obsoleto‭ ‬,ma allora si risorgeva‭ ‬,come dalle rocce sorge l’acqua pura‭ ‬,la vita si ostentava e la fame si sentiva‭ ‬.


Un mondo contadino per la maggior parte fatto di mezzadria ove il patriarcato della nobiltà era ancora vincente e evinceva il dominio padronale che per secoli hanno dominato un sistema feudale e se vogliamo monarchico‭ ‬.‭ 


Fu infatti il dopo guerra a smantellare questo potere‭ ‬,a dare una maggiore uguaglianza al popolo per una nuova era‭ ‬,per una ricostruzione‭ ‬.Da qui le molte fabbriche del nord Italia permettevano ai molti contadini del sud ad emigrare‭ ‬,a farsi una nuova vita e dare ai figli una maggiore sicurezza economica e sociale‭ ‬.


Ma il fanciullo chiamato Giovannino non si perdeva d'animo in quel tripudio di eventi,‭ ‬di sacrificio‭  ‬,combatteva,‭ ‬con la sua fanciullezza lottava per una sopravvivenza contribuendo e lavorando da un ciabattino del suo paese‭ ‬.


Era piccolino a soli sette anni sostentava la sua famiglia con le mille lire la settimana‭ ‬,‭ ‬con la consegna del latte alle famiglie che sua madre gli dava da portare‭ ‬,con la raccolta dell'uva,‭ ‬del grano‭ ‬,di ogni frutto che la terra gli donava‭ ‬.‭ 


Quel periodo del dopoguerra era dunque scopo di ricostruzione e di migrazione‭ ‬:Molti nella stessa Italia si spostarono nella stessa o migrarono in altre nazioni per vivere una vita migliore‭ ‬,per dare ai figli un avvenire fiorente‭ ‬.


Da qui‭ ‬,un piccolo aneddoto della sua futura storia di vita‭ ;‬Quello che vi sto per raccontare ebbe inizio molti anni fa‭ ‬.Erano gli anni sessantadue‭ ‬,l‘anno prima dell‘emigrazione di Giovannino in terra Bergamasca‭ ‬.In quel l’anno aveva nevicato molto e la casa di campagna dove Giovannino abitava con i suoi genitori era coperta da una grande coltre di neve enorme con accanto alberi di mandorlo e di Celso che facevano da cornice all’immagine del paesaggio imbiancato‭ ‬.‭ 


Tutto ciò non impediva a Giovannino di muoversi e andare nei viottoli della sua campagna a fare i suoi giri e raccogliere qualche ultimo frutto rimasto su gli alberi‭ ‬.‭ ‬Con abiti malconci ma puliti‭ ‬,lui e sua sorella Giovanna al mattino presto continuavano ad andare in paese a portare il latte ai vari signori che lo chiedevano‭ ‬.‭ 


Con scarpe rotte e tanta buona volontà si incamminavano felici in mezzo alla neve‭ ‬,il paese restava distante un paio di chilometri‭ ‬,ma con ciò la distanza non li scoraggiava‭ ‬,Giovannino fiero e orgoglioso ammirava con gioia quello scenario tutto bianco e quasi gli volesse dire‭ ‬:‭ ‬resta sempre così‭ ! ‬Che restasse sempre uguale,forse già allora apprezzava la purezza del bello che in quelle immagini naturali lui ne traeva poesia.


Camminava frettoloso perché la giornata era piena di impegni e a una età come la sua‭ “‬sette anni‭ “‬era eccessivo svolgere tutto‭ ‬:la scuola,il ciabattino dove andava dopo la scuola,la nonna eccetera,‭ ‬eccetera‭ ‬.‭ ‬Dal ciabattino,‭ ‬li per volere del padre a lavorare le scarpe e per non restare in ozio con gli amici sulle strade del paese‭ ‬,seguiva la sera con i compiti‭ ‬,sempre più difficili‭ ‬,e Giovannino proprio non ne voleva sapere‭ ‬,la matematica poi era il suo flagello‭ ‬,ne capiva poco e non gli entravano in testa i numeri‭ ‬,erano più le sberle del padre che quello che capiva‭ ‬,d’altro canto in quella realtà rurale di quei tempi tutto restava difficile e precario‭ ‬.‭ 


Nelle serate che seguirono‭ ‬,esattamente ogni Giovedì e il Sabato di ogni settimana il proprietario delle terre‭ ‬,Giuseppe Capozzi‭ ‬,invitava a tutti i suoi coloni al suo palazzo che si trovava al centro del paese di Salza Irpina‭ ‬,li il maestoso camino con in torno tutti i coloni e il proprietario delle terre‭ ‬,ad un lato del salone‭ ‬,in alto su di un mobile la televisione‭ ‬,una delle prime‭ ‬,dove in quel preciso giorno di Giovedì o di Sabato davano lascia o raddoppia‭ ‬,‭ ‬mentre la sera del sabato davano canzonissima,programmi televisivi di quei tempi li,‭ ‬in quel punto della casa c’era l’angolino dei più piccoli‭ ‬,i figli dei coloni‭ ‬.‭ 


Seguirono giorni‭ ‬,e un bel giorno per una commissione fattagli‭  ‬da suo padre Giovannino andò a casa dal proprietario delle terre‭ ‬,li la tata Rosina pronta ad accoglierlo‭ ‬,a darle quella focaccia che lui s’aspettava di avere‭ ‬,la fame si sentiva a quei tempi e Giovannino aspettava solo quello‭ ‬,‭ ‬un pezzo di pane pieno di una enorme bistecca profumata‭ ‬,che meraviglia‭! ‬La Rosina chiedeva spesso notizie della famiglia di Giovannino e di lui stesso‭ ;‬chiedeva come andasse a scuola e della situazione economica‭ ?


Lui schietto gli rispondeva:‭ ‬si tata Rosina‭ ‬,non vado molto bene a scuola‭ ‬,la matematica per me è un disastro‭ ‬,i numeri non mi vogliono entrare nella testa‭ ‬,poi la letteratura è un disastro,‭ ‬è farcita di errori grammaticali e quindi sono proprio un asinello,‭ ‬detto in dialetto‭ ‬,un ciuccio‭ ! ‬E‭’ ‬come stappare le orecchie ad un sordo,‭ ‬o a un somaro‭ ‬,non so come fare‭ ?‬C’è per fortuna un mio amico di banco Giuseppe Picardo che a volte quando non ho fatto i compiti a casa‭ ‬,mi fa copiare dai i suoi‭ ‬,‭ ‬altrimenti mio padre se ricevo la nota dalla maestra mi riempie di botte‭ ‬,mentre per i temi e qualche pensiero di prosa me la cavo‭ ‬,anche se pure li sono un disastro‭ ‬,in grammatica poi,insomma tata Rosina sono un asino a tutti gli effetti‭ ‬,mi dovrebbero dare il diploma del ragliatore‭ ‬.‭ 


Lei paziente e comprensiva gli rispose:Giovannino non disperare‭ ‬,fatti aiutare da qualcuno‭ !

Come faccio‭ ?‬La mia famiglia è povera‭ ‬,mio padre e mia madre lavorano la terra‭ ‬,a volte al chiarore della luna per non sudare di giorno sotto il sole cocente‭ ‬.


Capisco disse lei annuendo e chinando il capo dal dispiacere‭ ‬,sai Giovannino‭ ‬,questi anni sono anni bui‭ ‬,in Italia c’è fermento‭ ‬,c’è la ricostruzione del dopo guerra ed è tutto precario e difficile‭ ‬,devi capire figlio mio‭ (‬termine d’affetto usato in quei luoghi‭) ‬e se tutti ci diamo una mano‭ ‬,tutti soffriremo di meno e sicuramente arriverà il benessere vedrai.‭ … 


Sai tata Rosina gli disse Giovannino confidandosi del chiacchiericcio famigliare‭ ‬,ho appreso dai miei una notizia che mi ha fatto rimanere sconcertato e a dire il vero dispiaciuto quale disse lei‭?


Il fratello di mia madre‭ ‬,che fa il militare in alta Italia vuole che ci trasferiamo li‭ ‬,ci sono molte possibilità di lavoro e si potrà stare meglio‭ ‬.


Rosina attenta ascoltò tutto con la massima attenzione e gli disse che era un bene emigrare in quelle terre e che li noi figli potevamo trovare un futuro e una migliore vita.‭ ‬Giovannino annui e disse poche parole‭ ‬:si tata Rosina dici giusto‭ ‬,mi sacrificherò anche se dispiaciuto‭ ‬,sacrificherò lasciando la mia terra‭ ‬,la mia gatta‭ ‬,il mio cane lasciarli soli è triste,le mie galline che con le loro uova mi hanno sfamato‭ ‬,la nostra mucca che con il suo latte al mattino mi ha saziato e dato forza di affrontare la dura giornata‭ ‬,sacrificherò me stesso dispiaciuto di lasciare il mio luogo nativo‭ ‬,i miei amici e compagni di piccole avventure ricominciando una nuova vita.‭ 


La Rosina con la testa china sorrideva e annuiva ma poi gli fece una carezza‭ ‬,come per dire‭ ‬:quanto bene lei gli esprimesse‭ ‬.


Gli dette un bel tozzo di pane con dentro la solita carne impanata‭ ‬,‭ ‬una bistecca alla milanese‭ ‬,e si che lì si era in pieno sud‭ ‬.‭ ‬Vai ora Giovannino si è fatto tardi e non vorrei distoglierti dai tuoi numerosi impegni‭ ‬.


Si‭ ‬,i numerosi impegni‭ ! ‬In età matura secondo lui si ritiene un poeta‭ ‬,un illuso del pensiero che mostra il suo cuore all'amore e ripudia la guerra‭ ‬.‭ 


Giovanni Maffeo‭ ‬-‭ ‬in arte‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore‭ ‬.‭ 








Giovannino tra le mura antiche di Bergamo‭ ‬.


In questo capitolo si vuole assumere e desumere la maggior parte dei capitoli narrati da Giovannino‭ ‬,il ragazzino di campagna del paese di Salza Irpina‭ ‬,‭ ‬in provincia di Avellino‭ ‬-‭ ‬Regione Campania tra i colli Irpini‭ ‬.‭ 

In questo capitolo‭ ‬,‭ ‬rievoco i ricordi del ricordo‭ ‬,‭ ‬e cioè‭ ‬:dopo diversi anni che li ho narrati‭ ‬,un bel giorno parlo della venuta a Bergamo ricordando tutti o quasi i momenti‭ ‬,‭ ‬i passaggi più significativi della mia infanzia già come detto esposti in altri episodi‭ ‬.


Comincio a darvi una rappresentativa della città di Bergamo della sua città antica e la sua storia‭ ‬:‭ ‬Bergamo viene fondata in epoca pre-romana.‭ ‬Dal‭ ‬49‭ ‬a.C.‭ ‬diviene Municipio romano.‭ ‬A seguito della caduta dell'Impero,‭ ‬è ripetutamente saccheggiata,‭ ‬fino all'arrivo dei Longobardi nel‭ ‬569‭ ‬che vi insediano un Ducato.‭ ‬Spodestati dai Franchi nel‭ ‬774,‭ ‬la città viene retta da una serie di vescovi-conti.


L'area della provincia di Bergamo sarebbe stata abitata,‭ ‬sin dall'età del ferro,‭ ‬dalle popolazioni degli Orobi,‭ ‬popolazione di Celto-Liguri formatasi attraverso la penetrazione di genti provenienti dalle regioni del Reno e del Danubio nell'Italia nord-occidentale in età molto più antica delle invasioni celtiche storiche del IV secolo a.C.‭ ‬e stanziatisi tra l'Oglio ed il Ticino,‭ ‬collegate alla Cultura di Golasecca.


Plinio il Vecchio,‭ ‬riportando le parole di Origines,‭ ‬un'opera di Catone il Censore andata dispersa,‭ ‬attribuisce loro la fondazione di Como,‭ ‬Bergamo,‭ ‬Licini Forum e Parra:

‭«‬Catone attesta che Como e Bergamo e Licini Forum e altri popoli attorno sono della stirpe dei degli Orumbovii,‭ ‬ma dice di ignorare l'origine di questa popolazione,‭ ‬che Cornelio Alessandro insegna esser derivata dalla Grecia,‭ ‬anche secondo l'interpretazione del nome,‭ ‬che spiega come popolazioni che vivono tra i monti.‭ ‬In questo luogo scomparve Parra,‭ ‬città degli Orumbovii,‭ ‬dai quali,‭ ‬dice Catone,‭ ‬sono derivati i Bergomati,‭ ‬e che ancora oggi appare un luogo più famoso che fortunato.‭»


(Oromobiorum stirpis esse Comum atque Bergomum et Licini Forum aliquotque circa populos auctor est Cato,‭ ‬sed originem gentis ignorare se fatetur,‭ ‬quam docet Cornelius Alexander ortam a Graecia interpretatione etiam nominis vitam in montibus degentium.‭ (‬125‭) ‬In hoc situ interiit oppidum Oromobiorum Parra,‭ ‬unde Bergomates Cato dixit ortos,‭ ‬etiamnum prodente se altius quam fortunatius situm.‭)


Nei numerosi manoscritti della Naturalis Historia pervenutici ed ora conservati nelle biblioteche europee,‭ ‬generalmente viene trascritto il nome Orobii.‭ ‬In quello maggiore del‭ ‬1469,‭ ‬considerato il più antico,‭ ‬compare Orumbovii ed in quello leidense,‭ ‬pure ritenuto tra i più antichi,‭ ‬Orumobii.‭ ‬Una volta compare Orumbivi.


Gli storici classici,‭ ‬come Plinio stesso,‭ ‬li ritengono di origine greca,‭ ‬facendo risalire l'etimologia del nome dal greco‭ "‬Ορων βιον‭" (‬Òron bìon,‭ "‬abitanti della montagna‭")‬.‭ ‬Differente è l'interpretazione moderna.‭ ‬Una migliore analisi del nome,‭ ‬rivela una più probabile origine ligure:‭ ‬or è un termine preindoeuropeo che significa acqua e bo è un termine indoeuropeo dato alle abitazioni.‭ ‬Considerando che il nome Orumbovi venne trasmesso ai Romani dai Galli,‭ ‬nulla di più logico che interpretarlo come‭ "‬coloro che abitano sull'acqua o palafitticoli.


Un primo abitato,‭ ‬denominato Barra,‭ ‬sarebbe stato fondato da Cydno,‭ ‬figlio di Ligure,‭ ‬capostipite della popolazione dei liguri.‭ ‬Cydno tracciò un solco quadrato con l'aratro dall'attuale colle della Fara‭ (‬S.‭ ‬Agostino‭) ‬fino al colle di S.‭ ‬Eufemia.


Una diversa ipotesi fa risalire la fondazione o il consolidamento del primo abitato alle popolazioni etrusche dilagate nella pianura padana nel VI secolo a.C.,‭ ‬che avrebbero fortificato Barra con mura di grandi massi.


Le incursioni celtiche:‭ ‬Cenomani e Senoni‭; ‬la sconfitta di Brenno

Verso il‭ ‬550‭ ‬a.C.‭ ‬la città venne conquistata,‭ ‬assieme a Brescia e Verona,‭ ‬dai Galli Cenomani che si abbandonarono a uccisioni e devastazioni,‭ ‬com‭' ‬era la consuetudine.


Successivamente,‭ ‬poco dopo il‭ ‬390‭ ‬a.C.‭ ‬secondo la leggenda,‭ ‬Bergamo fu teatro della sconfitta dei Galli Senoni che capeggiati da Brenno erano reduci del sacco di Roma e della battaglia di Fiesole.‭ ‬Ritenendo che la città rappresentasse un'ottima base strategica per il controllo delle valli e dei commerci che da lì si sviluppavano,‭ ‬Brenno ne chiese la sottomissione.‭ ‬Reagì al rifiuto espugnandola e radendola al suolo‭; ‬fatta propria la città,‭ ‬fece erigere un castello nella zona che oggi porta il nome di Breno,‭ ‬nel contiguo comune di Paladina.


Roma,‭ ‬ancora scossa per l'invasione e saccheggio subiti di recente e considerando Brenno una pericolosa spina nel fianco,‭ ‬inviò un esercito per sconfiggere il Gallo una volta per tutte.‭ ‬Tuttavia il console romano anziché dare battaglia e contro le intenzioni di Roma,‭ ‬propose al capo Gallico un duello,‭ ‬risparmiando così i due eserciti.


Il duello fu vinto dal condottiero romano che,‭ ‬in segno di vittoria,‭ ‬prese dal Gallo il suo collare‭ (‬torque‭) ‬e fu da allora ricordato infatti come Torquato.


La leggenda ci narra che Brenno‭ ‬-‭ ‬umiliato dal disonore della sconfitta personale e di avere avuto ciononostante la vita risparmiata‭ ‬-‭ ‬si suicidò annegandosi nel fiume Brembo il quale fu detto di averne acquistato il nome‭; ‬benche‭' ‬tale tradizione sia affascinante,‭ ‬l'evidenza fornita da seri studi pare dimostrare la provenienza del toponimo da origini linguistiche e,‭ ‬guarda caso,‭ ‬pur sempre Celtiche.


QUI MI FERMO UN ATTIMO‭ ‬.


Nella storia d'Italia‭ ‬,‭ ‬dei primi popoli Italici‭ ‬,‭ ‬infatti troviamo la tribù degli AMNNETI‭ ‬,PROVEVENIENTI DALLA BRITANNIA-‭ ‬Questo era una tribù di stanziali‭ ‬,‭ ‬e cioè erano i barbari del nord che si spostavano da un posto all'altro d'Italia‭ ‬,chiamati poi CELTI‭ ‬.‭ ‬Questi spostandosi da un territorio all'altro si occuparono le località migliori di quei tempi‭ ‬,‭ ‬di cui Anche Bergamo‭ ‬.


Tra le loro occupazioni troviamo il Veneto la Lombardia fino ad arrivare in terra Campana nella zona del Sannio ove presero il nome di SANNITI‭  ‬mescolandosi con gli IRPINI‭ ‬,‭ ‬popolo già presente nel luogo ove dettero grande battaglia contro i Romani‭ ‬.Questo per significare che già in epoche antiche della costruzione D'ITALIA I popoli invasori erano e furono diversi‭ ‬,‭ ‬di diverse nazioni‭ ‬.Dunque per sfatare il mito‭ ‬,‭ ‬il detto dai Lombardo‭ ( ‬CHIUDERE LE PORTE DA ROMA IN GIU‭' ) ‬è un detto campanelli stico obsoleto‭ ‬,‭ ‬a mio dire antiquato‭ ‬,poco adatto alla intelligenza di chi sa la storia‭ ‬.


Comunque per concludere questa parentesi‭ ‬,‭ ‬gli Amnneti‭ ‬,detti poi Celti si diffusero in molte zone d'Itali ove da quelli chiamati Sanniti per il nome del fiume Sannio‭ ‬,‭ ‬Alcuni andarono sempre più giù:‭ ‬in Puglia col nome Osci‭ ‬,‭ ‬in Calabria‭ ‬,Molti popoli vivevano nell’Italia centro-meridionale.‭ ‬Alcuni di questi popoli furo-‭ ‬no gli Umbri,‭ ‬i Piceni,‭ ‬i Sabini,‭ ‬gli Osci,‭ ‬i Sanniti.‭ ‬I due popoli più importanti furono gli Etruschi e i Latini.‭ ‬Questi popoli erano allevatori e agricoltori.‭ ‬Erano anche popoli guerrieri.‭ ‬I Siculi e altri popoli del Sud.


Dal‭ ‬1428‭ ‬Bergamo entra a far parte della Serenissima.‭ ‬I Veneziani ricostruiscono la città vecchia,‭ ‬erigendo possenti mura difensive.‭ ‬Il dominio veneto continua fino all'epoca napoleonica quando‭ ‬-‭ ‬dopo la breve esperienza della Repubblica Bergamasca,‭ ‬della Repubblica Cisalpina e del Regno d'Italia‭ ‬-‭ ‬con la Restaurazione finisce sotto l'Impero austriaco e fa parte del Regno Lombardo-Veneto.‭ ‬Sia durante il periodo napoleonico che quello austriaco,‭ ‬assume un nuovo ruolo rispetto al passato:‭ ‬da città di confine entra in relazione più stretta con il resto della Lombardia.


Bergamo è parte attiva del Risorgimento.‭ ‬L‭'‬8‭ ‬giugno‭ ‬1859‭ ‬Garibaldi,‭ ‬alla testa dei Cacciatori delle Alpi,‭ ‬entra trionfalmente in Bergamo dalla Porta di San Lorenzo.‭ ‬È la fine della dominazione straniera,‭ ‬già tanto sperata un decennio prima nei giorni dei moti del‭ ‬1848.‭ ‬Nel‭ ‬1860‭ ‬Bergamo contribuisce con il numero più alto di volontari alla spedizione di Garibaldi,‭ ‬ciò che le permette di fregiarsi onorevolmente del titolo di‭ "‬Città dei Mille‭"‬.


Intanto,‭ ‬a partire dalla metà dell'Ottocento,‭ ‬cresce lo sviluppo economico di Bergamo,‭ ‬in particolare a seguito dell'afflusso di capitali dalla vicina Svizzera che porta all'insediamento di notevoli manifatture.‭ ‬Città Alta perde l'antico ruolo predominante sul resto dell'aggregato urbano e il nuovo centro della Città Bassa va assumendo sempre maggiore importanza politica ed economica.


Nel Novecento l'espansione urbanistica della Città Bassa cresce ulteriormente,‭ ‬assumendo la configurazione di una città che si estende a semicerchio nell'intera pianura antistante il colle.‭ ‬Nel corso della Prima Guerra Mondiale moltissimi giovani bergamaschi,‭ ‬soprattutto alpini,‭ ‬lasciano testimonianze indimenticabili di umile eroismo.‭ ‬Nel periodo drammatico che chiude il ventennio fascista,‭ ‬anche a Bergamo si organizza la Resistenza.‭ ‬Con la Liberazione e l'avvento della Repubblica riprende con slancio ed entusiasmo la vita democratica della città.


Ed a grandi e medie linee la sintesi storica di Bergamo ove Giovannino ne fa parte e ci va a vivere arrivando dal suo paesello‭ ‬,ove lascia la sua terra‭ ‬,lascia il suo cane il suo gatto‭ ‬,‭ ‬i suoi frutti che nella stessa terra andava con i suoi amici a rubare per sfamare la miseria del dopo guerra‭ ‬.‭ ‬I sui tanti amici più volte citati in altri episodi‭ ‬,‭ ‬il suo ciabattino Giovannino Marinelli‭ ‬,‭ ‬la sua nonna Paterna a cui lui e lei erano molti legati da un un grande affetto,‭ ‬la nonna Giovanna Cutillo‭ ‬.


Lascia la casa di campagna‭  ‬,‭ ‬chiamato‭ ( ‬Casino‭) ‬ove per recarsi al paese c'erano due percorsi da fare‭ ‬:la strada liscia‭ ‬,‭ ‬e cioè la strada asfaltata‭ ‬,‭ ‬ove passavano molte macchine‭ ‬,‭ ‬e la strda sdrucciola ove c'era‭ ‬,‭ ‬c'è ancora la chiesetta della madonna delle grazie‭ ‬,‭ ‬la patrona del paese di Salza Irpina‭ ‬.‭ ‬Si preferiva passare correndo da lì era la stradina più sicura ove Giovannino diceva alla madonna le sue preghiere‭ ‬.


Lo stesso fu nella nuova città antica di Bergamo‭ ‬.Arrivati da un lungo viaggio in treno‭ ‬,percorrendo Avellino‭ ‬,‭ ‬Napoli‭ ‬,‭ ‬Bologna‭ ‬,‭ ‬Firenze‭ ‬,‭ ‬Milano‭ ‬,si arriva a Bergamo‭ ‬.‭ ‬Una ridente e bella cittadina ai piedi dei monti orobici‭ ;‬era di Febbraio e il freddo si faceva sentire preso il pullman con altri della mia famiglia scendemmo alle porte di Santo Agostino ove feci poi un tratto a piedi per recarci alla casa sita in via Arena‭ ‬,‭ ‬dietro al duomo di piazza vecchia‭ ‬.


Una volta stabilitesi e organizzati si cominciò a vivere l'altra vita‭ ‬,‭ ‬la vita cittadina‭ ‬,‭ ‬ma come detto il tragitto per recarmi a lavoro da mio zio in maglieria era simile‭ ‬:‭ ‬anche lì le due strade‭ ‬,quella liscia,e cioè la strada asfaltata dove passavano le macchine‭ ‬,‭ ‬e l'altra chiamata SCALETTA‭ ‬-‭ ‬questa la percorrevo anche qui correndo‭ ‬,salendo scalinate e tratti ripidi ove a metà strada anche qui trovavo una chiesetta con la madonna e le mie stesse preghiere a lei declamate‭ ‬,‭ ‬trovavo le abitazioni dei nonni materni e a volte salivo a salutarvi‭ ‬,quando invece erano al paese era la stessa medesima cosa‭ ‬.


Insomma tutto ciò per dire che poco era cambiato‭ ‬,‭ ‬la sola differenza che avevo a che fare con un ambiente cittadino e bisognava vestirsi al quanto bene e non trasandato come ero in paese quando mi recavo a portare il latte ai paesani‭ ‬,ma essere presentabile anche perché allora non esisteva nessuna accoglienza da parte di questa gente‭ ‬,anzi ti guardavano in cagnesco‭ ‬,‭ ‬come fossi un virus‭ ‬.


Ne ho sofferto molto per questa storia assurda di razzismo fratricida‭ ‬,‭ ‬veramente vomito so‭ ‬,i particolari preferisco non raccontarli‭ ‬,ci sarebbe troppa bassezza‭ !‬Lamia vita da ragazzo va avanti cresco divento grande poi il militare poi il resto lo sapete‭ ‬,‭ ‬poi l'evento dello studio delle medie‭ ‬,‭ ‬dai‭ ‬45‭ ‬anni in su la genealogia SUL CASATO MAFFEO,‭ ‬MAFFEI‭ ‬,‭ ‬MAFFEIS‭ ‬,STESSA APPARTENENZA GENEALOGICA‭ ‬.‭ ‬Dopo un decennio fu traguardo e assieme al cugino Francesco Maffei di Caste Mella Brescia‭  ‬la conclusione del grande libro‭ ‬-‭ ‬LA STORIA DI UN CASATO‭ ‬-‭ ‬Poi la scesa alla mia poesia ove con orgoglio e passione dopo anni sono un poeta affermato orgoglioso di esserlo‭ ‬.‭ ‬Ai futuri tutti.


Giovanni Maffeo‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore‭ ‬.‭ 


IL MAESTRO DELLA FESTA‭ !


(O MASTO E FESTA‭ !)


Si‭ ‬,‭ ‬era bello tutto‭ ‬:‭ ‬il comitato della festa del mio paese‭  ‬,‭ ‬della patrona‭ ‬,la SANTA‭ ‬,‭ ‬Maria SS.‭ ‬delle Grazie‭ ‬,‭ ‬la mia Madonna incoronata ogni anno nella‭  ‬Parrocchia Santi Pietro e Paolo‭ ‬-‭ ‬Salza Irpina‭ ‬-‭ ‬nel mese di Settembre tra l'otto e l'undici si festeggia il santo evento‭ ‬.


Si festeggia la tradizione‭ ‬,la fede rivolta alla SS Madre‭  ‬ove qui ne riporto una supplica ripresa dal‭ @‬salzairpinafestadellamadonnapaginaufficiale‭  · ( ‬Impresa locale‭) ‬che ringrazio‭ ‬.


O Madonna delle Grazie,‭ ‬gettata nella più desolante angustia,‭ ‬son venuta a buttarmi ai tuoi piedi per essere da te esaudita‭ ‬.Povera me‭! ‬Se tu non ci mettessi la tua mano,‭ ‬io sarei certamente perduta!Tanti,‭ ‬vedendomi così afflitta,‭ ‬mi hanno detto:‭ ‬se vuoi la grazia in questa circostanza,‭ ‬devi andare a pregare la Madonna delle Grazie,‭ ‬alla quale chiunque ricorre per grazia,‭ ‬certamente la ottiene.


Non vi è un solo esempio al mondo e in tutta la storia dell'umanità,‭ ‬che uno sia a Lei ricorso ed è rimasto poi senza grazia‭ ‬.È per questo che io,‭ ‬benché fossi una povera ed indegna peccatrice,‭ ‬pure nella tribolazione che mi opprime,‭ ‬ho avuto fiducia di venire a piangere a Te con gemiti,‭ ‬con sospiri e con ardenti lacrime,‭ ‬che mi piovono dagli occhi:‭ ‬a Te grido,‭ ‬a Te alzo le mani invocando grazia.


O me sventurata,‭ ‬se sola,‭ ‬ad esempio unica nel mondo,‭ ‬non ottenessi la grazia sospirata‭!

O Madonna Santa e piena di grazia,‭ ‬io ho tutta la speranza che mi farai la grazia:‭ ‬da Te l'aspetto,‭ ‬che sei la mamma di tutte le grazie.‭ ‬Me lo dice il cuore che Tu mi esaudirai,‭ ‬altrimenti,‭ ‬che succederà di me afflitta e sconsolata‭?


Se Tu non mi ascolterai,‭ ‬senti che farò io,‭ ‬o Mamma di grazie:‭ ‬inginocchiata a Te dinanzi Ti strapperò il manto.‭ ‬Ti stringerò le mani.‭ ‬Ti bacerò i piedi.‭ ‬Te li bagnerò di lacrime e tanto starò,‭ ‬tanto piangerò,‭ ‬gridando,‭ ‬fino a quando Tu,‭ ‬intenerita e commossa,‭ ‬mi dirai:‭ "‬Alzati che la grazia te l'ho fatta‭"‬.


Ed ora che hai sentito quel che io farò,‭ ‬che mi dici,‭ ‬o Mamma di grazie‭? ‬Che mi rispondi‭? ‬Mi devi aiutare‭? ‬Mi concederai questa grazia‭? ‬Ah‭! ‬Sii buona quale sei.‭ ‬son certa che me la farai‭!

L’aspetto questa grazia dai tuoi occhi di grazia‭; ‬l'attendo da quella tua bocca,‭ ‬che solamente allora si apre,‭ ‬quando ha da annunciare una grazia‭; ‬la desidero da quella fronte,‭ ‬da quel seno,‭ ‬da quelle mani,‭ ‬da quei piedi,‭ ‬da quel tuo benedetto e materno cuore,‭ ‬tutto ripieno di grazie.

Grazia,‭ ‬grazia ti chiedo,‭ ‬o Mamma di grazie,‭ ‬fammi grazia nella disgrazia:‭ ‬e la chiedo con tutto il mio cuore,‭ ‬Te la chiedo con la voce di tutti i bambini della terra,‭ ‬che sono anime innocenti,‭ ‬di tutti gli innamorati di Te,‭ ‬di tutti i più fervorosi figli e tuoi devoti.‭ ‬Da Te dunque l'aspetto,‭ ‬Tu me la farai.


Ti prometto,‭ ‬o Mamma di grazie,‭ ‬che fino a che la mia mente avrà un pensiero,‭ ‬la mia lingua un accento,‭ ‬il mio cuore un palpito,‭ ‬sempre,‭ ‬sempre a Te griderò.‭ ‬E nelle ore del giorno e della notte ti sentirai chiamare:‭ "‬O Mamma di grazie,‭ ‬fammi la grazia‭"‬.

Quel grido,‭ ‬o Mamma,‭ ‬sarà il mio sospiro e la mia speranza.

Così ci lasciamo,‭ ‬o Mamma,‭ ‬santa Madre e così sia.


BUONA FESTA A TUTTI I SALZESI‭ ‬.

E dunque a quei‭  ‬tempi‭ ‬,‭ ‬i miei fanciulli‭ ‬,si organizzava e preparava la Festa della Madonna‭ ‬,allora tutto era precario‭ ‬,‭ ‬erano gli anni cinquanta‭ ‬,‭ ‬sessanta‭ ‬,‭ ‬del dopo guerra‭ ‬,‭ ‬della seconda guerra mondiale‭ ‬,e come detto c'era e si proponeva un comitato di alcune persone del paese con a capo il suddetto il maestro della festa‭ ( ‬O MASTO E FESTA‭ ) ‬Questi con altri raccoglievano casa per casa i fondi per le spese‭  ‬:‭ ‬chi era contadino e non aveva nulla donava alcuni prodotti della sua terra‭ ‬,per poi venderli e ricavarne denaro‭ ‬,chi emigrante dai diversi luoghi d'Italia e dall'estero si organizzava tra i suoi parenti a raccogliere denaro e lo spediva alla chiesa del paese‭ ‬,chi passava tra le botteghe dei tanti ciabattini‭ ‬,‭ (‬GLI SCAPARI‭ ) ‬Anch'essi con i loro contributi donavano denaro‭ ‬.


Insomma questo comitato sudava sette camice ad organizzare‭ ‬,‭ ‬a prenotate i FUOCHISTI‭ ‬,quelli che dopo la processione esibivano i diversi spettacoli di fuochi d'artificio ove tra essi c'èra‭ ‬,‭ ‬c'è la gara a chi li esibisce più belli dando loro un grosso plauso‭ ‬.


Si contattavano i cantanti‭ ‬:‭ ‬la maggiore parte erano cantanti Napoletani‭ ‬:‭ ‬Olerio Fierro e altri di quei tempi‭ ‬,ma anche cantanti in voga di allora‭ ‬:‭  ‬Rita pavone‭ ‬,‭ ‬Little Toni‭ ‬,‭ ‬Bobbi solo e altri‭ ‬,‭ ‬non si badava a spese tutto doveva essere preciso‭ ‬,‭ ‬perfetto‭ ‬.


C'era l'orchestra che sul palco suonava pezzi lirici‭  ‬e accompagnava la Madonna nella processione e i cantanti‭ ‬,chi nelle sere seguenti organizzava il cinema all'aperto ed ognuno si portava una sedia da casa‭  ‬ove davano film di Totò‭ ‬,‭ ‬di Amedeo Nazzari e altri‭ ‬.


Le bancarelle ove si vendeva di tutto‭ ‬:‭ ‬il torrone fatto dai copetari stessi del paese‭ ‬,questi giravano anche in altre feste padronali per vendere il loro prodotto in altri paesi limitrofi della provincia di Avellino dando la buona specialità artigianale ove io ne gustavo il sapore e l'ammirazione nel vederne l'artificio del loro lavoro‭ ‬:‭ ‬preparato in grossi padelloni‭ ‬,girato a mano con grossi mestoli di legno‭ ‬.


Dunque Salza Irpina‭ ‬,‭ ‬non era solo il paese dei ciabattini‭ ‬,‭ ‬ma Anche dei maestri Copetari‭ ‬,un paese insomma che già a quei tempi si dava da fare‭ ‬.Era il luogo di emigranti che andavano in Germania,‭ ‬in Belgio‭ ‬,in America di Studenti che andavano a studiare ad Avellino ed oggi alcuni di essi sono nelle cattedre di tante città Italiane e appunto ogni anno tornano al paese per onorare la Madonna‭ ‬.


Tutto ciò per questa festa‭  ‬dopo raccolto la buona somma di denaro in occasione della messa alla Madonna il sacerdote menzionava uno per uno tutti i nomi dei donatori‭ ‬,questo per essere corretti e dare lo specifico motivo di dove veniva il ricavato della festa‭ ‬.Ad oggi io vivo lontano e da anni non partecipo alla festa ma presumo che sia tutto lo stesso‭  ‬,con modi diversi‭ ‬,ma lo stesso‭ ! ‬Resta il comitato‭ ‬,‭ ‬resta il capo‭ ‬:‭ (‬O MASTO E FESTA‭ )


GIOVANNI MAFFEO‭ ‬-‭ ‬POETANARRATORE‭ ‬-‭ 

GIOVANNINO CON GLI SCARPARI‭ ‬.

‭(‬LA FRASCA‭)


Questa ve la devo raccontare‭ ‬:COME NARRAVO nei precedenti capitoli‭ ‬,Giovannino era piccolino a quel tempo al suo paese di‭ (‬SALZA IRPINA‭ ) ‬spensierato‭ ‬,si adoperava a fare un po di tutto‭ ‬,‭ ‬ma innanzitutto per volontà di suo padre che volle che andasse a imparare l'arte del CIABATTINO‭ ‬-‭ (‬LO SCAPARO‭ ) ‬un po per non rimanere sulla strada a perdersi e giocare continuamente con i suoi amici‭ ‬,i tanti del paese‭ ‬:Amedeo Falgetano‭ ‬,‭ ‬Giuseppe Picardo‭ ‬,‭ ‬Giovanni‭ ‬,‭ ‬detto lo Strascinato‭ ‬,‭ ‬Lello Pagano‭ ‬,Gerardo Ferullo‭ ‬,‭ ‬detto o russo‭ ‬,questo ha‭ ‬,‭ ‬aveva i capelli rossi come Giovannino‭ ‬,‭ ‬e di frequente tra i due c'era la sfida‭  ‬a chi correva di più‭ ; ‬devo dire che come resistenza e competizioni erano alla pari‭ ‬.


Che dire degli altri i tanti‭ ‬,‭ ‬anch'essi partecipavano alle corse intorno al paese‭ ‬,‭ ‬a partire dalle tre croci per arrivare Giù la fontana‭ (‬ABBSCIO LA FONTANA‭ ) ‬luogo ove c'era un grande lavatoio dove le donne del paese andavano a lavare i panni‭ ‬,ove lo stesso luogo era confinante con SORBO SERPICO‭ ‬,questo era l'altro paese quasi attaccato al paese di SALZA IRPINA‭ ‬.


Dunque Giovannino come detto ogni mattina partiva dalla casa di campagna‭ ‬,un grande casale chiamato Casino ex casale di caccia della nobile famiglia DEI CAPOZZI‭ ‬-‭ ‬ove il padre di Giovannino lavorava la terra a mezzadria‭ ‬,‭(‬La mezzadria è un contratto agrario d'associazione con il quale un proprietario di terreni e un coltivatore si dividono i prodotti e gli utili di un'azienda agricola.‭ ‬Il comando dell'azienda spetta al concedente.‭ ‬Nel contratto di mezzadria,‭ ‬il mezzadro rappresenta anche la sua famiglia‭)‬.


Al mattino presto Giovannino si alzava e una abbondante colazione di latte e pane l'attendeva preparata da sua madre‭ ‬,‭ ‬la strada era distante e presto si recava a scuola‭ ‬,‭ ‬dopo la scuola si recava direttamente dal ciabattino‭ ‬,‭ ‬da Giovanni Marinillo‭ ‬,‭ ‬una persona buona‭ ‬,‭ ‬gentile ove restava lì fino a sera a lavorare le scarpe‭ ‬.


Nei lunghi pomeriggi d'estate il tempo non passava mai e Giovannino veniva mandato spesso‭  ‬dal suo Padrone a prendere l'acqua alla fontana del paese‭  ‬con un contenitore chiamato ANFORA DI TERRA COTTA‭ ‬-‭ (‬O CIUCIMO‭) ‬e mentre Giovannino si recava alla fontana altri ciabattini volevano da lui che gli riempissero altre anfore‭ ‬,ma come faceva‭ ‬,le mani erano due‭ ‬,le richieste tante e per non dire di no a nessuno‭  ‬faceva più tappe per accontentare tutti‭ ‬.


Dunque venne il tempo della vendemmia il padre di Giovannino e‭  ‬lo zio Mario producevano molto vino per poi venderlo,‭  ‬spesso e volentieri i ciabattini si incontravano tra di loro e con loro Giovannino‭ ; ‬fu una di quella occasione che lo zio Mario‭  ‬vendeva il vino sfuso‭ ‬,‭ ‬alla frasca si dice,‭ ‬si diceva‭ ‬,‭ ‬ove tutti potevano andare con le loro bottiglie e comprarlo‭ ‬.‭ 


La casa dove ci fu il raduno dei ciabattini era vicino alla vendita del vino e fu per loro festa ove giocando alla passatella‭ ‬,‭ ‬detta da loro‭ ‬-‭ ‬PADRONE E SOTTO‭ ‬-‭ ‬cioè,‭ ‬quello che faceva il padrone era il capo‭ ‬,‭ ‬poteva offrire il vino a chi del gruppo preferiva‭ ‬,‭ ‬però ci voleva il consenso del sotto‭ ‬,‭ ‬e cioè il vice capo‭ ‬.‭ ‬se il vice capo non voleva‭  ‬il padrone doveva bersi tutto lui il vino‭  ‬e questo comportava un continuo bere ove per sostenere lo stomaco si mangiava pane e acciughe‭ ‬.


Giovannino era incaricato‭  ‬a prendere il vino e fino a sera avanti e indietro con la soddisfazione di suo zio Mario Salerno che faceva affari‭ ‬,dicendo al nipote‭ ‬:Giovà ma che fanno quelli‭ ? ‬Si disse Giovannino si zio si stanno ubriacando perché il tuo vino è troppo buono e mi sto ubriacando pure io a forza di assaggiarlo ogni volta che vengo qui a prenderlo‭ ‬.

Quel giorno i ciabattini superarono ogni limite‭ ‬,‭ ‬alla fine si misero a cantare fino a tarda notte‭ ‬.Il giorno dopo Giovannino ritornò in paese dopo la scuola e notò che le botteghe‭ ‬-‭ ‬LE POTEE‭ ‬-‭ ‬erano tutte chiuse‭ ‬,‭ ‬era l'effetto del vino che si era fatto sentire‭ ‬.


Altre furono le avventure dei ciabattini Salzesi‭ ‬,altre le storie di Giovannino‭ ‬.

GIOVANNINO AL PAESE DI SALZA IRPINA‭ ‬.

GLI PIACEVA IL VINO‭ ‬...


Si,‭ ‬a Giovannino gli piaceva il vino‭ ! ‬Aveva solo‭  ‬sette anni e spesso si recava con il suo padre‭ ‬,‭ ‬dal suo paese‭  ‬di Salza Irpina al paese nativo di suo padre‭ ‬,‭ ‬Candida‭ ‬,‭ ‬andavano per la ricorrenza delle festività Natalizie dalla sua sorella‭ ‬,‭ ‬Francesca Maffeo e il suo cognato‭ ‬,‭ ‬Luigi Cavallone a fargli gli auguri‭ ‬.


In quella occasione si ammazzava il maiale e dopo le varie preparazioni per l'uccisione del maiale‭ ‬,‭ ‬lo stesso veniva appeso dal soffitto del cellaio con una grande fune‭ ‬,‭ ‬le urla del maiale erano assordanti‭ ‬,‭ ‬sapeva di essere ucciso‭ ‬,‭ ‬specie nel mentre lo accoltellavano alla gola per fare uscire tutto il sangue e farne poi sanguinaccio‭ ‬,più urlava‭ ‬,‭ ‬più il sangue usciva‭ ‬.


Dopo averlo ucciso e sezionato in vari parti‭ ‬:‭ ‬le parti posteriori per farne prosciutto‭ ‬,‭ ‬le parti viscerali per poi usarle come salami e altri interiori‭ ‬,‭ ‬questi con pezzetti misti venivano arrostiti con assieme i peperoni sotto aceto‭ ‬,‭ ‬chiamati‭ ( ‬peperoni curati‭ ) ‬dopo‭  ‬fritti per bene emanavano un profumo denso di appetito e squisitezza‭ ‬.‭ 


Ma il bello era ancora da arrivare‭ ‬:‭ ‬si faceva l'impasto di farina di granturco bianca‭ ‬,‭ ‬mentre al nord‭ ‬,in Lombardia dove vivo‭ ‬,‭ ‬si una la farina di granturco gialla‭  ‬,‭ (‬mais‭) ‬,‭ ‬questa bel cotta e una squisitezza‭ ‬,‭ ‬ma la zia FRANCESCA‭  ‬MAFFEO‭ ‬-‭ ‬sorella di mio padre la faceva cuocere in un contenitore di terracotta refrattaria‭  ‬ove in esso veniva calato l'impasto e messo sulla brace accanto al camino‭ ‬.


Ma non è finita lì‭ ‬,‭ ‬si cuoceva la pietanza chiamata‭ ( ‬pizza e menesta‭ ) ‬al nord la chiamano‭ ( ‬la cassuola‭ ) ‬lo stesso impasto gli stessi ingredienti‭ ‬:‭ ‬verze‭ ‬,‭ ‬cotenna di maiale piedi di porco‭  ‬e scarola con avanzi di interiori‭ ‬,‭ ‬un mix tra carne e verdura‭ ‬,‭ ‬una bomba calorica che faceva risuscitare i morti‭ ‬.


Si preparava la pasta fatta in casa‭ ‬:‭ ‬le orecchiette o i fusilli‭ ‬,‭ ‬anche qui si faceva l'impasto con farina di grano‭ ‬,‭ ‬lo stesso che veniva coltivato‭  ‬nel luogo e portato al mulino per farne poi farina‭ ‬.Fatto l'impasto si facevano a mano le orecchiette o i fusilli‭ ‬,e lì bisognava alzarsi al mattino presto per preparare il tutto‭ ‬,oltre quello bisognava cuocere il sugo con dentro un bel pezzo di carne‭ ‬,‭ ‬si sceglieva la parte mista del maiale‭ ‬,‭ ‬quella che c'era la parte di grasso‭ ‬.


Dopo aver preparato e cucinato il tutto si faceva l'una e ci mettevamo a tavola‭ ‬,‭ ‬per allietare l'atmosfera lo zio Cavallone Luigi accendeva la radio di sottofondo‭ ‬,‭ ‬allora non c'era la tv e con le canzoni di quell'opaca si allietava il convivio famigliare‭ ‬.


Ma il bello deve ancora venire‭ ‬:‭ ‬nel mentre si mangiava c'era il buon vino‭  ‬ricavato e coltivato da loro del vitigno‭ ( ‬AGLIANICO‭) ‬Un vitigno di origine greca‭ ‬,‭ ‬molto buono‭ ‬,scendeva giù come acqua fresca e mio zio‭ ‬,‭ ‬mi riempiva sempre il bicchiere con lo squadro attento di mio padre che incazzato lo stesso mi faceva bere‭ ‬.


Dopo aver ben mangiato e ben bevuto gli effetti si sentirono‭ ‬,‭ ‬ero totalmente ubriaco i miei cugini mi presero e mi portavano fuori ove c'era una fontana‭ ‬,‭ ‬l'aprirono e mi misero con la testa sotto l'acqua fredda‭ ‬,‭ ‬i sorrisi allietavano l'evento festeggiavano la gioia di quei tempi‭ ‬,tempi in cui non solo apprezzai il buon vino all'età dei sei sette‭ ‬,‭ ‬otto anni,‭ ‬ma la bellezza che ora da grande ho quei ricordi magnifici‭ ‬.‭ 


Ora all'età adulta non beve più quel vino‭ ‬,‭ ‬non ne trovo al supermercato e se lo trovo è di cantine sociali è lavorato con conservanti e costa caro‭ ‬,il tempo passa cambiano le cose‭ ‬,cambia la vita‭ ‬,‭ ‬cambiano i sapori cambia il cambiamento ove le nuove generazioni danno seguito ad altre produzioni con le aziende agricole e le loro produzioni commerciali‭ ‬.

SI‭ ‬,‭ ‬QUANTO VORREI ANCORA BERE UN BICCHIERE‭  ‬DI QUEL VINO‭ !!!!!!


‭Giovanni Maffeo - Poetanarratore .


La tata‭ (‬Rosina‭ ) ‬e la focaccia imbottita.

Premessa di presentazione.

Da qui parto con una serie di miei racconti‭ ;‬piccole storie ambientate e vissute nel quotidiano di quei tempi in terra Campana‭ ‬,ai piedi del monte Vergine‭ ‬,santuario famoso di quei luoghi in provincia di Avellino la mia terra‭ ! ‬Esattamente sita nel paese di Salza Irpina,nell’entroterra Irpinia.‭ ‬Storie brevi dove si vuole evidenziare le immagini di quei tempi e luoghi e della ricostruzione del dopo guerra e la sua industrializzazione,‭ ‬ricorrente agli anni sessanta‭ … 

Quello che vi sto per raccontare ebbe inizio molti anni fa‭ ‬.Erano gli anni sessantadue‭ ‬,l‘anno prima dell‘a migrazione di Giovannino in terra Bergamasca‭ ‬.In quel l’anno aveva nevicato molto e la casa di campagna dove Giovannino abitava con i suoi genitori era coperta da una grande coltre di neve enorme con accanto alberi di mandorlo e di Celso che facevano da cornice all’immagine del paesaggio imbiancato‭ ‬.‭ 

Tutto ciò non impediva a Giovannino di muoversi e andare nei viottoli della sua campagna a fare i suoi giri e raccogliere qualche ultimo frutto rimasto su gli alberi‭ ‬.‭ ‬Con abiti malconci ma puliti‭ ‬,lui e sua sorella Giovanna al mattino presto continuavano ad andare in paese a portare il latte ai vari signori che lo chiedevano‭ ‬.‭ 

Con scarpe rotte e tanta buona volontà si incamminavano felici in mezzo alla neve‭ ‬,il paese restava distante un paio di chilometri‭ ‬,ma con ciò la distanza non li scoraggiava‭ ‬,Giovannino fiero e orgoglioso ammirava con gioia quello scenario tutto bianco e quasi gli volesse dire‭ ‬:‭ ‬resta sempre così‭ ! ‬Che restasse sempre uguale,forse già allora apprezzava la purezza del bello che in quelle immagini naturali lui ne traeva poesia.

Camminava frettoloso perché la giornata era piena di impegni e a una età come la sua‭ “‬sette anni‭ “‬era eccessivo svolgere tutto‭ ‬:la scuola,il ciabattino dove andava dopo la scuola,la nonna eccetera,‭ ‬eccetera‭ ‬.‭ ‬Dal ciabattino,‭ ‬li per volere del padre a lavorare le scarpe e per non restare in ozio con gli amici sulle strade del paese‭ ‬,seguiva la sera con i compiti‭ ‬,sempre più difficili‭ ‬,e Giovannino proprio non ne voleva sapere‭ ‬,la matematica poi era il suo flagello‭ ‬,ne capiva poco e non gli entravano in testa i numeri‭ ‬,erano più le sberle del padre che quello che capiva‭ ‬,d’altro canto in quella realtà rurale di quei tempi tutto restava difficile e precario‭ ‬.‭ 

Nelle serate che seguirono‭ ‬,esattamente ogni Giovedì e il Sabato di ogni settimana il proprietario delle terre‭ ‬,Giuseppe Capozzi‭ ‬,invitava a tutti i suoi coloni al suo palazzo che si trovava al centro del paese di Salza Irpina‭ ‬,li il maestoso camino con in torno tutti i coloni e il proprietario delle terre‭ ‬,ad un lato del salone‭ ‬,in alto su di un mobile la televisione‭ ‬,una delle prime‭ ‬,dove in quel preciso giorno di Giovedì o di Sabato davano lascia o raddoppia‭ ‬,‭ ‬mentre la sera del sabato davano canzonissima,programmi televisivi di quei tempi li,‭ ‬in quel punto della casa c’era l’angolino dei più piccoli‭ ‬,i figli dei coloni‭ ‬.‭ 

L’attesa della tata era la nostra gioia‭ ‬,focacce ripiene di carne ci deliziava il palato e la fame che avevamo e i dolci che lei stessa faceva con cura‭ ‬.‭ ‬Si chiamava Rosina‭ ‬,la tata e serva del padrone‭ ‬,noi la chiamavamo Rosinella‭ ! ‬Dopo finita la serata e dopo i vari argomenti dei coloni sul come e quando il da fare per le culture di primavera e le varie spartizioni di mezzadria col padrone‭ ‬.Si tornava a casa a sera tarda e nonostante la distanza e il freddo tutto appariva splendente e luccicante‭ ‬,sotto una luna chiara che indicava la strada del ritorno‭ ‬.

UN PO‭’ ‬COME IN QUEI LUOGHI SPERDUTI DELLA TERRA OVE SI VEDE L‘AURORA BOREALE‭ ‬.

Seguirono giorni‭ ‬,e un bel giorno per una commissione fatta a suo padre Giovannino andò a casa dal proprietario delle terre‭ ‬,li la tata Rosina pronta ad accoglierlo‭ ‬,a darle quella focaccia che lui s’aspettava di avere‭ ‬,la fame si sentiva a quei tempi e Giovannino aspettava solo quello‭ ‬,‭ ‬un pezzo di pane pieno di una enorme bistecca profumata‭ ‬,che meraviglia‭! ‬La Rosina chiedeva spesso notizie della famiglia di Giovannino e di lui stesso‭ ;‬chiedeva come andasse a scuola e della situazione economica‭ ?

Lui schietto gli rispondeva:‭ ‬si tata Rosina‭ ‬,non vado molto bene a scuola‭ ‬,la matematica per me è un disastro‭ ‬,i numeri non mi vogliono entrare nella testa‭ ‬,poi la letteratura è un disastro,‭ ‬è farcita di errori grammaticali e quindi sono proprio un asinello,‭ ‬detto in dialetto‭ ‬,un ciuccio‭ ! ‬E‭’ ‬come stappare le orecchie ad un sordo,‭ ‬o a un somaro‭ ‬,non so come fare‭ ?‬C’è per fortuna un mio amico di banco( Giuseppe Picardo) che a volte quando non ho fatto i compiti a casa‭ ‬,mi fa copiare dai i suoi‭ ‬,‭ ‬altrimenti mio padre se ricevo la nota dalla maestra mi riempie di botte‭ .Questo amico era uno di quelli buono ci volevamo bene ‬,mentre per i temi e qualche pensiero di prosa me la cavo‭ ‬,anche se pure li sono un disastro‭ ‬,in grammatica poi,insomma tata Rosina sono un asino a tutti gli effetti‭ ‬,mi dovrebbero dare il diploma del ragliatore‭ ‬.‭ ‬Lei paziente e comprensiva gli rispose:

Giovannino non disperare‭ ‬,fatti aiutare da qualcuno‭ !

Come faccio‭ ?‬La mia famiglia è povera‭ ‬,mio padre e mia madre lavorano la terra‭ ‬,a volte al chiarore della luna per non sudare di giorno sotto il sole cocente‭ ‬.

Capisco disse lei annuendo e chinando il capo dal dispiacere‭ ‬,sai Giovannino‭ ‬,questi anni sono anni bui‭ ‬,in Italia c’è fermento‭ ‬,c’è la ricostruzione del dopo guerra ed è tutto precario e difficile‭ ‬,devi capire figlio mio‭ (‬termine d’affetto usato in quei luoghi‭) ‬e se tutti ci diamo una mano‭ ‬,tutti soffriremo di meno e sicuramente arriverà il benessere vedrai.‭ … ‬Sai tata Rosina gli disse Giovannino confidandosi del chiacchiericcio famigliare‭ ‬,ho appreso dai miei una notizia che mi ha fatto rimanere sconcertato e a dire il vero dispiaciuto quale disse lei‭?

Il fratello di mia madre‭ ‬,che fa il militare in alta Italia vuole che ci trasferiamo li‭ ‬,ci sono molte possibilità di lavoro e si potrà stare meglio‭ ‬.

Rosina attenta ascoltò tutto con la massima attenzione e gli disse che era un bene emigrare in quelle terre e che li noi figli potevamo trovare un futuro e una migliore vita.‭ ‬Giovannino annui e disse poche parole‭ ‬:si tata Rosina dici giusto‭ ‬,mi sacrificherò anche se dispiaciuto‭ ‬,sacrificherò lasciando la mia terra‭ ‬,la mia gatta‭ ‬,il mio cane lasciarli soli è triste,le mie galline che con le loro uova mi hanno sfamato‭ ‬,la nostra mucca che con il suo latte al mattino mi ha saziato e dato forza di affrontare la dura giornata‭ ‬,sacrificherò me stesso dispiaciuto di lasciare il mio luogo nativo‭ ‬,i miei amici e compagni di piccole avventure (Giuseppe Picardo , Amedeo Falcitano , Angelo Sbrighi , Fiore Gino Pagano e suo fratello Lello , Gerardo Ferullo , e altri , ricominciando una nuova vita.‭ 

La Rosina con la testa china sorrideva e annuiva ma poi gli fece una carezza‭ ‬,come per dire‭ ‬:quanto bene lei gli esprimesse‭ ‬.Gli dette un bel tozzo di pane con dentro la solita carne impanata‭ ‬,‭ ‬una bistecca alla milanese‭ ‬,e si che lì si era in pieno sud‭ ‬.‭ ‬Vai ora Giovannino si è fatto tardi e non vorrei distoglierti dai tuoi numerosi impegni‭ ‬.

Si cara tata Rosina si è vero si è fatto tardi devo sempre correre‭ ‬.anche quando la sera torno dal ciabattino per la paura che si fa buio e non posso passare per la strada sdrucciola dove c’è la cappella della madonna delle grazie,la madonna incoronata‭ ‬,la patrona del paese‭ ‬,sai ho paura del buio e vorrei sempre la luce del sole o del chiarore della luna‭ … ‬passò qualche anno e Giovannino emigrò con la sua famiglia in Lombardia‭ ‬,in terra Bergamasca ebbe tanto da quella terra e dette tanto per averlo‭ ‬,ma questa è un’altra storia un altro capitolo‭!

Dalle storie di Giovannino

Giovannino dalla nonna‭ ‬.

Come già precedentemente detto Giovannino si alzava presto in quella casa di campagna‭ ‬,‭ ‬molto presto!Sua madre gli preparava la colazione che era fatta di latte,‭ ‬appena munto‭ ‬,una bella zuppa‭ ‬,‭ ‬con pane fresco fatto da lei nel forno a legna‭ ‬.‭ ‬Dopo un po‭’ ‬di sbadigli e qualche stiramento Giovannino si preparava per andare a scuola e con sua sorella Giovanna si incamminavano verso il paese di Salza Irpina.‭ ‬Portavano il latte ai paesani‭ ‬,quelli che ogni giorno lo ordinavano,‭ ‬e con tanta forza e volontà arrivavano al paese stremati da quel peso di quella cesta piena di bottiglie di latte.

Passavano casa per casa lasciando fuori dalla porta la bottiglia di latte piena e ritiravano la vuota e poi con gran fretta la Giovanna tornava a casa,‭ ‬per poi trovarsi con una sua amica per andare assieme a un corso di ricamo‭ ‬,mentre Giovannino andava a scuola portando con se un mazzo di viole‭ ‬,di queste già ve ne ho parlato in precedenza quelle che il giorno prima aveva raccolto per la sua maestra‭ ‬.

A volte quella sua maestra veniva sostituita da un supplente‭ ‬,un maestro‭ ‬,molto severo e rigido‭ ‬,questi aveva sempre con se una bacchetta e a chi non faceva i compiti gli faceva aprire il palmo della mano e giù bacchettate fino a farne rimanere il segno.‭ ‬Giovannino ne faceva spesso di errori‭ ‬,e come detto aveva una vita travagliata‭ ‬:‭ ‬portava il latte in paese‭ ‬,‭ ‬andava a scuola,‭ ‬poi dal ciabattino al pomeriggio,e la sera con suo padre a fare i compiti fino a tardi‭ ‬,‭ ‬insomma unagiornata piena‭ ‬,tutto ciò gli causava poca concentrazione per gli studi‭ ‬.‭ 

Arrivò il tempo delle vacanze scolastiche e al mattino si recava da sua nonna paterna‭ ‬,la nonna Giovanna‭ ‬,lì si trovava bene ed era ben voluto‭ ‬,era al centro dell’attenzione‭ ‬,veniva coccolato da questa nonna Giovanna‭ ‬,tanto coccolato che lui al fine se ne approfittava e prendeva occasioni per farsi dare le lire‭ ‬10‭ ‬,‭ ‬queste gli servivano per andarsi a comprare un cono gelato al gusto di limone‭ ‬,una bontà che non voleva rinunciare.‭ ‬Non sempre la sua nonna era disposta a dargli questi soldi e lui si arrabbiava talmente forte che prendeva i sassi e gli li tirava addosso‭ ‬,‭ ‬lei impaurita e stizzita da quel comportamento poco serio e ineducato ci rimaneva male.

Un bel giorno non ne sopportò più di quel gesto furioso e si arrabbiò talmente tanto e gli disse testuali parole:‭ ‬caro mio nipote appena viene il carabiniere a comprare le uova ti faccio arrestare ti faccio portare in prigione‭ ‬,lo disse così seriamente che Giovannino ci credette davvero.‭ ‬Da lì a qualche giorno dopo capitò in cascina il carabiniere‭ ‬,un omone molto alto con una bella divisa‭ ‬,‭ ‬sembrava imbalsamato tanto era acchitato‭ ‬,era una persona tutto d’un pezzo,‭ ‬la nonna vedendo questo signore subito gli disse:‭ ‬arresta questo malandrino‭ ‬,ogni giorno mi tira i sassi‭ !‬...‭ ‬Vuole da me sempre i soldi per il gelato.‭ 

Giovannino scrosciò in un poderoso pianto‭ ‬,tanto che per calmarlo il carabiniere lo prese in braccio e gli diede‭ ‬40‭ ‬lire‭ ‬.‭ ‬Erano‭ ‬4‭ ‬coni gelato da comprare‭ ! ‬Tra se sorrise calmandosi immediatamente.‭ ‬Fu così che da quel giorno non tirò più i sassi alla nonna‭ ‬,ma gli andava vicino abbracciandola e a dargli i bacini,‭ ‬come un ruffiano insomma‭ ‬,capì che era il metodo migliore per farseli dare‭ ‬,cosa che lei solo quello si aspettava da lui.‭ ‬Comprò tanti coni gelato al gusto di limone e se le gustò a sazietà.

La nonna Giovanna nacque a Boston‭ ‬,in America e con suo padre e altri due fratelli ritornarono a Candida paese in cui poi nacque mio padre‭ ‬,paese che come detto trovò radici del mio ramo genealogico nel‭ ‬1650‭ ‬da Tommaso che venne da Solofra AV.‭ ‬Questa nonna paterna restò vedova dopo la morte del marito‭ ‬,‭ ‬nonno Giovanni‭ ‬,mio padre era giovanissimo e non ricordò neppure il volto‭ ‬.‭ ‬Conobbi solo il patrigno‭ ‬.

Come detto la nonna Giovanna era molto affezionata a questi nipoti in particolare a Giovannino e a Giovanna‭ ‬,forse perché erano quelli più grandini e i più presenti a casa sua‭ ‬,spesso quando la andavano a trovare gli faceva trovare sempre qualcosa da mangiare come pure quando li portava alle gite organizzate‭ ‬,queste gite erano quasi sempre dirette a santuari di quei luoghi‭ ‬:Monte Vergine,‭ ‬san Gerardo‭ ‬,‭ ‬Pompei e altri‭ … ‬Erano gli anni sessanta‭ ‬,anni in cui si ricominciava a vivere‭ ‬,‭ ‬ad avere speranza‭ ‬,‭ ‬di ricostruire un qualcosa dopo le bombe degli americani‭ ‬,e le sevizie fatte alle giovani donne da soldati alleati all’America e alla Francia‭ ‬,erano porci,‭ ‬non liberatori‭ ‬,stupravano le giovani fanciulle rovinandogli l’esistenza‭ ‬.

Ma continuo il racconto di Giovannino‭ ‬.‭ ‬il mio‭ !

Fu in una di queste gite‭ ‬,questa volta al mare‭ ‬,a Castellammare di stabbia‭ ‬,vicino Napoli‭ ‬,che la nonna Giovanna come al solito preparava il cibo al sacco:‭ ‬prendeva una panelle,un pane di dimensioni molto grandi‭ ‬,lo apriva a metà e in mezzo ci metteva una enorme frittata‭ ‬.Arrivati sul posto e al momento del pranzo di solito tutti gli altri andavano al bar o a un ristorante‭ ‬,ma visto che allora quelle gite erano anche precarie per la scarsità di denaro‭ ‬,la nonna prendeva posto a sedere dove gli capitava‭ ‬.

Prese posto a un tavolino di un bar senza nemmeno chiederne il permesso‭ ‬,lì sopra metteva l’enorme pane imbottito‭ ‬,lo tagliava in tre parti‭ ‬,una parte per lei‭ ‬,una per Giovannino e per la Giovanna sua sorella‭ ‬,ma al momento della sete Giovannino chiedeva sempre alla sua nonna da bere e voleva la gassosa‭ ‬,‭ ‬lei ostinata gli voleva fare bere acqua del rubinetto,o perfino la chiedeva gratuitamente al barista che questo sbalordito la guardava,‭ ‬come dire‭ ‬:da dove arriva questa‭ !‬Da prima ci rimaneva meravigliato poi sorrideva e l‘accontentava‭ ‬,ed era sempre una lotta come quella del gelato‭ ‬,uguale,naturalmente alla fine vinceva sempre Giovannino‭ ‬.‭ 

Queste gite restano il ricordo più bello di quella nonna che in quegli anni sessanta gli hanno segnato un tempo felice‭ ‬,e gli hanno dato un sorriso‭ ‬,quel sorriso che porta con se in terra bergamasca‭ ‬,che a volte viene addirittura frainteso‭ ‬.La nonna fino all’ultimo ha voluto bene ai suoi nipoti‭ ‬,specialmente a Giovannino che al tempo della sua morte si è recò a darle il suo saluto Sempre ad abbracciarla nel suo pensiero‭ ‬,anche se lontana in terra Campana.

Dalle storie di Giovannino.

Gloria e passione di una vita.

In questa parte più che un racconto è una introduzione del personaggio Giovannino‭ ‬,un seguito per conoscersi‭ ‬,‭ ‬quindi si parlerà,vi parlerò del suo paese,il mio‭ ‬,‭ ‬e di un po‭’ ‬di storia genealogica della mia famiglia Maffeo‭ ‬,‭ ‬la mia‭! ‬In poche parole chi non lo ha ancora capito Giovannino sono io il narratore,solo che mentre mi racconto mi piace parlare in seconda persona‭ ‬.

La mia terra

La mia terra parla di vita‭ ‬,

di sole‭ ‬,di acqua sorgiva

parla d’amore‭ ‬,di gente genuina‭ ‬,

di una pasta e fagioli di terra sfama‭ …

parla di giovinezza e fratellanza

di un abbraccio e tanta confidenza‭ ‬,

di un bicchiere di vino buono‭ ‬,

l’aglianico‭ ‬,che inebria il sangue nelle vene.

Parla di storia antica e di Normanni‭ 

di un castello e chiese longobarde‭ ‬,

parla dei miei avi‭ ‬,della mia famiglia

che nel medio evo li un ramo si diffuse‭ ‬,

di un casale‭ ‬,‭ ‬la contrada Piscarielli

dove le sorgenti dissetavano i passanti‭ ;

di me io suo figlio il candidese senza pretese.

E dopo questa piccola poesia che mi è venuta di getto vado a parlare di Candida‭ ‬,cerco di essere breve e conciso‭ ‬.Questo paese è il paese di mio padre dove per secoli la mia antica famiglia ebbe residenza‭ ‬,come detto e scritto più volte la mia discendenza genealogica è greca e per molti anni i miei antichi progenitori furono personaggi di una certa sostanza economica e di grande lustro‭ ‬.

Comincio col dirvi che il primo condottiero fu LUTIO DE MAFFEO‭ ‬,cavaliere dell’imperatore Costanzo venuto in Italia dopo il settanta DC col suo potente esercito da Bisanzio Grecia‭ ‬,i suoi discendenti furono consoli‭ ‬,uomini di legge‭ ‬,giudici e faccendieri‭ ‬,battiloro e oro pellai,fabbricanti di ferro e uomini di governo‭ ‬,ma innanzi tutto furono letterati‭ ‬,‭ ‬vedi MAFFEI CAMILLO‭ ‬,SCIPIONE‭ ‬,‭ ‬RAFFAELLO DETTO IL VOLTERRANO e molti altri che troverete nelle varie scritture dei tempi‭ ‬.‭ ‬La famiglia dopo le varie battaglie ebbe lustro in Roma‭ ‬,rami di essa si stabilirono a Volterra dove fondarono la casata de Maffeo‭ ‬,nobili Maffei da li nel‭ ‬850‭ ‬DC.‭ 

furono consoli di quella repubblica aristocratica e vari rami si diffusero in Toscana‭ ‬,in Veneto a Verona‭ ‬,in Lombardia e in Piemonte‭ ‬,e da un ramo Toscano esattamente di Siena nel‭ ‬1250‭ ‬alcuni della famiglia ebbero l’incarico di‭ “‬giustizieri‭” ‬giudici‭ – ‬dal re Manfredi re di Napoli a presidiare nelle località del regno‭ ‬.‭ ‬Ebbero le baronie di Lanciano ex principato citra‭ (‬ABRUZZO‭) ‬e di Salerno‭ ( ‬CAMPANIA‭) ‬ramo di cui io ne faccio parte‭ ‬.Furono quindi baroni e svolsero le loro attitudini con dovere e giustizia‭ ‬,ancora oggi resta un ramo di questi molto attivo e di grande merito.‭ ‬Ma torniamo a Candida‭ ‬,essa è situata su un grande colle e da li domina tutta la vallata dei quattro punti cardinali,‭ ‬posto strategico per le guerre di quei tempi‭ ‬.‭ 

Infatti all’epoca dell’impero romano‭ ‬,il territorio di Candida ricadeva nella civitas Abellini,iscritto alla tribù Galeria e con la dissoluzione dell’impero romano e l’invasione dei barbari il territorio Irpina fu conquistato da Flavio Belisario‭ (‬generale bizantino‭ ) ‬nel‭ ‬536‭ ‬DC e poi da Totila,nel‭ ‬543‭ ‬comandante in capo delle truppe Gote in quelle epoche fece

distruggere e saccheggiare Firenze,‭ ‬e infine l’antico toutiks HIRPINUS‭ ( ‬il luogo Irpino‭ ) ‬fu definitivamente sottomesso ai bizantini.‭ ‬arriviamo veloci al periodo Longobardo dove questo nobile popolo lascia tracce scritte e da notizia documentata di Candida nel‭ ‬1045‭ ‬quando rientrava come casale nella contea di Avellino.

Per le notizie riguardanti il castello risalgono alla metà del‭ ‬1100‭ ‬DC dal catalogo dei baroni‭ ‬,compilato dai Normanni all’indomani della conquista del sud Italia‭ ‬,‭ ‬e fu appunto il primo Normanno Alduino Filangieri‭ ‬,figlio di Ruggero‭ ‬,figlio di Oldoino delle genti Ortomanne e cioè Normanne‭ ‬,a comandare il feudo di Candida‭ ‬.

Ancora oggi nella chiesa di candida ai piedi del sacrato c’è la sua lapide e la sua tomba sacrale‭ ‬.‭ ‬Molti i monasteri e le chiese antiche su quel monte che si respira aria pura la mia gente visse felice in un casale e dalla terra al pane‭ ‬,lasciato dal progenitore Tommaso nel‭ ‬1650‭ ‬da Solofra sempre in provincia di Avellino‭ ‬,in queste terre la mia gente vissero fino il‭ ‬1850‭ ‬,da li le spartizioni e le varie emigrazioni‭ ‬,in America‭ ‬,in Belgio‭ ‬,ed io a Bergamo negli anni‭ ‬60‭ ‬.‭ 

Di seguito nei vari racconti di Giovannino ne faccio menzione e li metto in evidenza e ne do dettagliata memoria‭ ‬,ora voglio divagare un po‭’ ‬sperando di non annoiarvi.‭ ‬Il mio racconto va oltre ogni immaginazione ed esprime i miei stati d’animo riscontrando e confrontando la vita vissuta e quella che mi resta da vivere nel corso degli anni:‭ ‬racconto di me‭ ‬,di come intendo la filosofia‭ ‬.come un apprendista alle prime armi.‭ ‬Molti si chiedono se è difficile sentirsi o essere filosofi‭ ‬,a mio avviso è come sentirsi un uomo che considera la vita seriamente‭ ‬,la vita a mio modo di vedere le cose è filosofia.‭ ‬Da questo modo di essere‭ ‬,questo modo comportamentale di orgoglio non minore‭ ‬,si chiama poeta‭! ‬Se vogliamo‭ ‬,un banditore del vero‭ ‬.

Filosofo e poeta si sentono investiti da una missione‭ ‬,come una specie di apostolo che professa l’autorità e la sicurezza di chi possiede la verità.

Così in una mia vecchia poesia‭ (‬la giostra della vita‭ )‬esprimo rammarico per questa verità,se vogliamo nascosta‭ ‬,donata a pochi‭ ‬,non ricercata da altri quindi torniamo a quei giorni,torniamo ai credenti.‭ ‬Questa piccola parentesi e rivolta a coloro‭ ‬,a chi ha un seguito nella vita‭ ‬,una speranza‭ !‬Si fa banditore di se stesso‭ ‬,di verità e sincerità,quindi si vuole precisare che da questo concetto chiamiamolo filosofico‭ ‬,nasce la poesia che è ragionamento e esortazione di un semplice pensiero‭ ‬.

‭… ‬si dice che per essere poeta devi credere all’immaginazione e devi avere fede nel prossimo‭ ‬,la fede è la base ed è sottinteso che le condizioni preliminari è la necessaria poesia‭ ‬,si può essere un santo,un apostolo‭ ‬,un filosofo‭ ‬,per alcuni soltanto la fede del credere e svegliare mirabili facoltà poetiche‭ ‬.‭ ‬Nel mio caso come già scritto in poesia e in cenni di prosa narrativa e genealogia‭ ‬,la ricerca della verità è scaturita la mia poesia‭ ‬,direi semplicemente come un lampo a ciel sereno‭ ‬,quindi a mio avviso qualsiasi individuo che coglie e raccoglie ed è alla ricerca di qualcosa che non trova‭ ‬,ma sente dal profondo del suo animo o desiderio ne può fare espressione poetica.

Dalle storie di Giovannino

Giovannino fa le valige.

Gli anni passavano come il vento e l’infanzia era oramai alle spalle‭ ‬,si faceva avanti l’adolescenza con i suoi primi sintomi di frenesia ove i profumi affioravano il sentire di Giovannino‭ ‬.Il cambiamento era nell’aria‭ ‬,come la musica‭ ‬,il vestire‭ ‬,la voglia di vivere quell’epoca del dopo guerra‭ ‬.cominciavano gli anni sessanta‭ ‬,un’era che ha segnato la storia‭ ‬.Forse è troppo presto di parlare di valige‭ ‬,perché Giovannino prima di andare via dal suo paese ha molte altre storie della sua infanzia da raccontare‭ ‬.In questa prima parentesi si dà accenno al suo tempo in cui si fecero i preparativi per emigrare in terra Bergamasca‭ ‬,infatti tende a portarsi avanti per poi tornare indietro‭ ‬,ma che comunque altre storie sue vi verranno narrate‭ ‬.‭ 

Dopo il lungo inverno passato alla casa di campagna Giovannino si prepara con i suoi a emigrare in terra bergamasca‭ ‬,‭ ‬era l’inizio della primavera e le prime gemme spuntavano dai rami‭ ‬,si accorse che molte erano le cose da fare‭ ‬:salutare gli amici‭ ‬,quelli con cui aveva trascorsi momenti felici‭ ;‬c’èra (Amedeo Falgidano‭) ‬,(Giuseppe Picardi‭)‬,‭ ‬amici stretti‭ ‬,amici per la pelle‭ ‬,quante le avventure fatte assieme‭ ! ‬Di recarsi a Candida paese di suo padre a salutare la zia Francesca e lo zio Luigi Cavallone e i suoi cugini‭ ‬,la sua nonna Giovanna Cutillo‭ ‬,‭ ‬la nonna paterna,‭ ‬che in quel tempo era ritornata al suo paese di Candida‭ ‬,lei nacque comunque a Boston in America‭ ‬,poi tornata in Italia con suo padre che emigrò negli anni precedenti alla sua nascita‭ ‬.

Giovannino oltre che andava dalla sua nonna‭ ‬,doveva recarsi dal ciabattino e salutare tutti‭ ‬,insomma un da fare che ci volevano giorni per completare tutte quelle visite‭ ‬.‭ ‬Lasciava la sua amata terra e nel cuor suo c’era un velo di tristezza‭ ‬,capiva che lasciava qualcosa di cui lui ne era innamorato‭ ‬,‭ ‬la gente con cui aveva condiviso il bello della sua prima infanzia‭ ‬,le prime emozioni e gioie‭ ‬,le scorribande nei campi e le varie corse che spesso aveva fatto giù per la strada sdrucciola dove c’era‭ ‬,c’è la chiesetta della sua madonna‭ ‬,la madonna incoronata‭ ‬,dal viso dolce‭ ‬,col suo bimbo imbraccio e la corona sulla testa‭ ‬,spesso chiamata da Giovannino‭ ‬,‭ ‬la Madonna incoronata‭ ‬,‭ ‬li a pochi passi il laghetto dove con gli amici passavano momenti a guardare le rane i Gerini appena nati‭ …‬.

Correva Giovannino‭ ‬,correva ancora lungo quella strada‭ ‬,correva e non lo fermava nessuno‭ ‬,correva tra il vento e la pioggia tra le foglie che l’autunno si era lasciato alle spalle e l’erba fresca appena germogliata‭ ‬,tra i primi ciclamini e i canti di uccellini che annunciavano la nuova primavera‭ ‬,sentiva in se una nuova vita e a quella prossima che lo attendeva‭ ‬.‭ ‬Dopo aver salutato tutti‭ ‬,un pomeriggio di una giornata di sole si recò nei campi dove suo padre aveva lavorato‭ ‬,si avvicinò ad ogni albero di frutto alle viti ai ruscelli‭ ‬,ad ogni angolo dove lui era stato e passato momenti di quiete di armonia dove lui ne aveva raccolto gioia e si era sfamato con i frutti e la sua sete e fame‭ ‬,si recò sull’aia e ballò la danza dell’addio‭ ‬.

Pianse e rise e girandosi intorno guardò il cielo azzurro mentre l’aria fresca lo invadeva e colse l’abbraccio del sole.‭ ‬Colse l’attimo del cambiamento che per lui incerto ma sorprendente‭ ‬.Aveva solo dieci anni Giovannino a quell’epoca e un altro mondo lo attendeva‭ ‬,altre strade da percorrere altre storie diverse da raccontare‭ ‬,di un tempo fanciullo‭ ‬,di nuovi amici‭ ‬,di un inizio che ancora in lui era sorpresa e non sapeva cosa lo aspettasse‭ ‬,recarsi in una città del nord Italia era per lui una enorme meta‭ ‬,come se fosse una montagna da valicare‭ ‬,da raggiungere quasi a piedi‭ ‬,e si,che lui di corse ne faceva,era il più veloce del paese che a quei tempi solo lui e un altro dal nome Gerardo erano capaci‭ ‬,‭ ‬anche lui rosso di capelli‭ ‬,e nelle gare che facevano intorno al paese quasi sempre uno dei due vinceva.

Lasciava la festa patronale‭ ‬,i fuochi d’artificio‭ ‬,le bancarelle e il muso del maiale‭ ‬,questo cotto veniva mangiato con il limone‭ ‬,lasciva le luci colorate che in quella ricorrenza venivano messe in tutto il paese‭ ‬,la banda che suonava sul palco e i cantanti che allora rallegravano le serate di festa‭ ‬,‭ ‬questi erano cantanti famosi che negli anni sessanta giravano al sud‭ ‬,per le feste patronali‭ ‬,lasciava la sua chiesa dove piccolino si recava a pregare‭ ‬,il monte Serrone‭ ‬,‭ ‬i santuari che la sua nonna gli aveva fatto conoscere,il monte Vergine‭ ‬,il monte sacro,‭ ‬dove i devoti facevano voto di penitenza recandosi su a piedi‭ ‬.

Lasciava la sua micia‭ ‬,il suo cane‭ ‬,che capiva che se ne andava e gli faceva le fusa,il suo cane gli scodinzolava la coda e faceva bau,come dire:perché te ne vai‭? ‬La stazione dove spesso si era recato per andare al cinema ad Atripalda un paese limitrofo ad alla città di Avellino‭ ‬,rivedeva la fattoria della nonna Giovanna e quella della nonna Luisa e nel suo stomaco tutto si ristringeva‭ ‬,ma oramai era un giovanotto con una folta chioma riccia si sentiva un uomo o quasi.

Arrivato il giorno della partenza e preparatosi la sua valigetta di cartone con pochi panni dentro e poche cose sue personali‭ ‬,lui e la sua famigli si incamminarono a piedi alla stazione del suo paese Salza Irpina a prendere il treno per Avellino‭ ‬,da li poi per Napoli e da Napoli a Milano per poi seguire il percorso per Bergamo‭ ‬.

Giovannino partì da quella terra nel lontano‭ ‬1961‭ ‬e fu ospite in terra bergamasca‭ ‬,seguiranno altre storie che narreranno i precedenti e i proseguimenti‭ ‬,altre avventure‭ ‬,l’arrivo alla città antica della bella città di Bergamo.

Altra mia poesia.‭ 

Il revival della vita‭ ‬.

Riprendo un concetto‭ ‬,una ragione d’essere,

di noi un tempo‭ ‬,la gente fa la storia‭!

L‭’ ‬etrusco significato che rinasce e vive,

dai stereotipi che elogiarono gli ignoti‭ ‬,

i trascorsi restano i passati.

E allora‭! ‬Fai girare quel vecchio giradischi‭!

Balla e torna nei nostri anni‭ ;

ai baci rubati‭ ‬,che nel buio ballavano il lento,

sempre più stretti‭ ‬,mano nella mano.

Fu l’inizio dell’epica stagione‭ !

Eravamo negli anni del sorriso

dei primi amori e palpiti di cuore,

non c’era il cellulare‭;

l’anima,‭ ‬massaggiava col sol pensiero.

C’è tanta indifferenza da allora‭ ‬:

cani al guinzaglio fan gioire i padroni,

in prima linea è la guerriglia urbana‭;

il cannibale morde la sottana.

Ed io canto la vita‭!

A mio parer dico‭ ‬:

il mondo gira,‭ ‬gira e và lontano,

sei tu la femmina ed io il cialtrone‭ ‬.

E mi consoli e fai la preziosa

con fiori amari vai nella chiesa‭;

preghi l’ave o Maria‭ ‬,i sette peccati capitali‭ ‬,

preghi per chi‭ ‬,ti liscia il pelo.

E ancora:come una gatta morta strisci intorno al palo

danzi l’eleganza mostrando il piacere,

porti le calze a rete e sei sensuale‭ ;

ti depili l’intimo‭ ‬,lì‭ ‬,il maschio fa furore.

Il revival della vita va avanti

per i futuri che sono già presenti,

noi ragazzi‭ ‬,i figli dei fiori‭ ;

siamo la canzone‭ ‬,‭ ‬la bella poesia‭ ‬.

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Le storie di Giovannino

l primo amore in fiera‭ ‬. O meglio la prima infatuazione‭ ‬.

Nella ridente Salza Irpina i ciabattini la facevano da padroni e come detto erano gente semplice‭ ‬,allegra che spesso e volentieri si riunivano e facevano feste tra di loro‭ ‬,tra essi Giovannino non poteva mancare‭ ‬,era il prezioso servo che adempiva ogni servigio del gruppo‭ ‬,il bambino prodigio che era disponibile ad ogni evenienza e prestazioni di favori verso chiunque lo comandasse‭ ‬.‭ ‬Era di ottobre e lo zio Mario marito della sorella della mamma di Giovannino fece vendemmia‭ ‬,raccolse quell‭’ ‬anno molta uva e avendo in paese un locale adibito a fare il vino si organizzò e ne fece molti litri.‭ 

Faceva il mosto e strizzare le bucce,‭ ‬il succo usciva frizzante di un colore invitante(il vino‭) ‬veniva poi decantato e filtrato per i residui deposti e poi messo nelle botti a riposare‭ ‬.In quell‭’ ‬anno lo zio Mario ne fece talmente tanto che volle venderlo alla‭ (‬frasca‭) ‬o meglio‭ ‬:vendita diretta al pubblico‭ ‬,un tipico sistema per far socializzare‭ ‬,operai e gente d’ogni ceto sociale a fare bere unbuon bicchiere di vino‭ ‬.‭  

Fu in una di queste festa nella casa di uno di loro appena accanto a questa vendita di vino che Giovannino prendeva occasione di presentare a loro,i ciabattini‭ ‬,suo zio,‭ ‬andava e tornava con bottiglioni pieni di vino che i ciabattini ne bevvero a volontà cantando e ubriacandosi e nei vari tragitti Giovannino ne assaggiava sempre un po‭’ ‬anche lui‭ ‬,e a forza di assaggiare e bere a sorsi si sentiva allegro e frizzante pure lui,‭ ‬alla fine si ubriacò e lo zio vedendolo rideva‭ ‬,contento di aver venduto tutto quel vino‭ ‬.

Di quel zio ne ha bellissimi ricordi‭ ‬,uno zio preso come si dice‭ ‬,che nel tempo gli volle molto bene‭ ‬.Morì in età matura‭ ‬,‭ ‬non vecchio e Giovannino lo tenne sempre nel suo cuore.‭ ‬Altri episodi seguirono‭ ‬,‭ ‬si manifestarono nel periodo di carnevale‭ ‬,si formavano come al solito sempre un gruppo di persone e ad ognuno il suo compito di vestire la tipica maschera‭ ‬:chi di arlecchino‭ ‬,chi di pulcinella‭ ‬,addirittura Balanzone che su di un cavallo bianco dominava e conduceva il gruppo mascherato‭ ‬,‭ ‬si portavano nelle vie del paese‭ ‬,cantavano in allegria e manifestavano la tradizione carnevalesca‭ ‬.Era una ricorrenza festosa e ben organizzata dove tutti i bimbi ne gustavano allegria.

Che dire poi dei mercati e delle fiere che questi artigiani scarpari che andavano per i paesi Irpini delle scarpe‭ ‬:Giovannino era piccolo alla sola età di sette anni ebbe il consenso di suo padre e lo lasciava andare con alcuni di questi in fiera‭ ‬,se era un mercato si tornava a casa nella stessa giornata‭ ‬,se era una fiera‭ ‬,si restava più giorni:tre o quattro giorni‭ ‬.Si caricava la macchina‭ ‬,allora c’era la balilla‭ ‬,il modello della fiat‭ ‬,il più grande‭! ‬Un modello con i parafanghi alti e le ruote grandi‭ ‬,sembrava una rols con un grosso baule e con sopra il porta pacchi per caricare il tendone‭ ‬.Una volta sul posto si montava la tenda e si preparava il banco dove venivano messe le scarpe in esposizione per la vendita,un lavoro che richiedeva tanto impegno e fatica e Giovannino instancabile si dava da fare‭ ‬,si sentiva partecipe e importante come se fosse lui il padrone della melonara‭ ‬.Fu in una di quelle fiere‭ ‬,e nel banchetto accanto anche questi vendevano scarpe‭ ‬,la concorrenza insomma,‭ ‬altri erano gli articoli più moderni,‭ ‬con modelli diversi da quelli venduti da noi‭ ‬,e più alla moda‭ ‬.

Li vide una fanciulla e fu un solo sguardo a colpirlo,ci fu un saluto‭ ‬,un semplice ciao e da quel ciao si cominciarono a sorridere‭ ‬,Giovannino divenne rosso come un peperone‭ ‬,già rosso per sua natura per i suoi capelli rossi che aveva‭ ‬,sembrava prendesse fuoco da un momento all’altro‭ ‬,la fanciulla piccola come lui era bellissima e sicuramente avevano la stessa età‭ ‬,credo otto anni all’incirca‭ ‬,si scambiarono diverse parole e fecero subito amicizia‭ ‬,si raccontarono di loro,‭ ‬da dove venissero e cosa facessero tutto prese una certa confidenza come se si avessero conosciuti da sempre.‭ 

Ogni sera le tende dei mercanti venivano coperte e chiuse e per dormire ci si arrangiava alla meglio sotto di esse con coperte e scatole di cartoni‭ ‬,restava comunque il tempo per fare anche una passeggiata per il paese‭ ‬,e in una di queste passeggiate Giovannino trovò la fanciulla‭ ‬,felice gli parlò e lei pure‭ ‬,le diede la mano che con un sorriso lei la strinse‭ ‬,videro entrambi le stelle‭ ‬,‭ ‬quello fu il primo attimo di emozione‭ ‬,di adolescenti bambini che sentivano già allora il desiderio dell’amore.‭ 

Tutti i giorni per ogni giorno che seguirono la fiera gli sguardi si fecero roventi‭ ‬,il cuore di Giovannino batteva impazzito come se stesse su un altro pianeta‭ ‬,sguardi che venivano contraccambiati con sorrisi in fusioni e parole dolci‭ ‬,si raccontarono di tutto di loro‭ ‬,della scuola del loro paese‭ ‬,di come e dove vivevano‭ ‬,ma si persero alle prime luci dell’alba di un mattino,di quel mattino che dovettero togliere le tende e partire per andare ognuno al suo paese‭ ‬,non restarono indirizzi e ne appuntamenti‭ ‬,solo un sorriso di una bella fanciulla che per la prima volta fece sognare a Giovannino.

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Dalle storie di Giovannino

Introduzioni e accenni di altri racconti per chi non avesse letto i precedenti capitoli,‭ ‬ve ne faccio sintesi:‭ ‬in tutti questi piccoli racconti si vuole evidenziare non solo il personaggio Giovannino‭ ‬,ma le figure retoriche di uno stato d’animo di uomo bambino‭ ‬,di un luogo a me caro che è l’Irpinia la mia terra natale‭ ‬,‭ ‬esaltare quindi il bello di quello che era un tempo e la vita in quei luoghi‭ ‬,raccontare un quotidiano vissuto nel dopo guerra e la sua ricostruzione.‭ 

Ci tengo a sottolineare le uguaglianze nominali d’incipit a‭ “‬Giovannino senza paura‭” ‬la mia storia‭ ‬,‭”‬la storia di Giovannino‭” ‬non ha nulla a che vedere con essa.Detto questo appunto procedo a dare delle sintesi degli altri racconti.Presumo che qualcuno di voi ricorda il Giovannino dal ciabattino?Quando con le lire mille guadagnate settimanalmente ne comprava mortadella alla bottega del paese‭ ‬,e di corsa si recava a casa dalla mamma per poi assieme alla sua famiglia mangiarla col pane‭ ‬,che sua madre stessa sfornava caldo dal forno‭ ‬.

Si‭ ‬,era buono quel pane sudato dalla terra‭ ‬,‭ ‬quando la mattina faceva colazione‭ ‬,‭ ‬con il latte appena munto,‭ ‬e di corsa con la sorella in paese a distribuire bottiglie di latte a chi le ordinava,quando di corsa correva sulla strada sdrucciolata e passava davanti la chiesetta della Madonna Incoronata e in fretta recitava la preghiera‭ ‬:‭ ‬l’ave Maria,‭ ‬quando si fermava al piccolo laghetto per vedere i piccoli girini‭ ‬,‭ ‬i figli delle rane‭ ‬,quando con i suoi amichetti a far bisboccia nelle feste patronali e vedere a tarda notte il bello dei fuochi d’artificio‭ ‬,quando l’orchestra musicale si esibiva lungo le strade del paese,il cinema in piazza e i cantanti noti di allora‭ ‬,il grande pallone di fuoco che in alto si elevava.

per poi parlare dei dolci delle bancarelle‭ ‬,il melone bianco e il muso del maiale cotto con il limone‭ ‬,e poi ancora la sfida con la nonna per farsi dare le lire dieci‭ ‬,e comperare il grande cono gelato al gusto di limone‭ ‬.

‭“‬Giovannino all’asilo‭”

Pensate‭ ‬,avevo solo quattro anni‭ ‬,e a questa età matura i ricordi sono ancora limpidi come se le avessi appena vissuti‭ ‬.‭ ‬Erano gli anni‭ ‬1954/5‭ ‬,era piccolo Giovannino‭ ‬,aveva appena quattro anni‭ ‬,si incamminava a volte solo dalla casa di campagna,‭ ‬a volte correva per andare all’asilo del paese di(Salza Irpina‭)‬.‭ ‬Era una asilo appena costruita in anni del dopo guerra‭ ‬,una bella struttura molto accogliente‭ ‬,che a quei tempi poco erano le nuove‭ ‬,come poche le case belle‭ ‬.‭ 

Lui piccino al mattino presto con il grembiulino bianco e il nastro rosso‭ ‬,‭ ‬la bella suora lo aspettava come altri bambini sul portone dell’ingresso‭ ‬,era molto bella dal nome‭ “‬SUOR CANDIDA‭” ‬una bella figura di donna‭ ‬:alta con il viso ovale‭ ‬,sembrava un angelo‭ ‬,aveva attenzioni verso Giovannino e ogni tanto qualche carezza gli faceva contraccambiato da Giovannino con un bel sorriso e tanta timidezza‭ ‬.Arrivò il tempo di fare festa all’asilo‭ ‬,come si usa ancora oggi‭ ‬.Arrivò il momento dello spettacolo annuale di tutti i bambini e sul palco tutti vestiti di carta colorata a cantare e recitare assieme le canzoncine‭ ‬.Ci andava volentieri Giovannino perché lì si mangiava bene‭ ‬,pietanze mai assaggiate‭ ‬,molto buone,‭ ‬tanto piaciute,gli davano perfino la merendina una delizia‭ … ‬Già la merendina‭ !

Gli restò impressa quella merendina che quasi mai la mangiava‭ ‬,la portava alla figlia del ciabattino dove lui per ordine del suo padre doveva stare lì tutto il pomeriggi per non fare birichinate con altri amici sulle strade.Era una bimba più piccola di lui e gli voleva molto bene‭ ‬,si chiamava Giovanna e ad ogni qual volta che Giovannino andava da le gli chiedeva la sua merendina‭ ‬,lui a malincuore gliela dava‭ ‬,non sapeva dirgli di no‭ ‬,nonostante la fame che lui stesso aveva.‭ ‬All’imbrunire della sera dopo aver lavorato da questo signore ciabattino‭ ‬,il padre della bimba!E dato attenzione alla piccola Giovanna sua figlia‭ ‬,di corsa a casa‭ ‬.‭ 

Nel suo percorso non passava dalla strada sdrucciolata perché a quell’ora era buio e ma dalla strada soprastante‭ ‬,che comunque dalla stessa‭ ‬,dall’alto vedeva la chiesetta della Madonna incoronata e recitava lo stesso in fretta la sua preghiera‭ ‬.Non passava volentieri da quella strada liscia‭ ‬,era molto trafficata da macchine,‭ ‬e poi c’era un strano detto che a lui rimase impresso:‭ (‬non andare sulla strada liscia perché c’è il diavolo che piscia‭) ‬vai per la strada‭ (‬sdrucciola perché c’è la Madonna che cuce‭) ‬Detti popolari che servivano a dare quel senso rispetto‭ ‬.‭ ‬Giovannino dopo una giornata molto animata‭ ‬,

stanco mangiava la sua cena e si sedeva con i suoi genitori e gli altri fratelli e sorelle vicino al camino‭ ‬.Si raccontavano storie e si facevano progetti in prospettiva per un prossimo futuro.‭ ‬Per poi crollare in un profondo sonno e sognare un volto,il volto dell’anima che in lui benigna gli appariva‭ ‬.

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Dalle storie di Giovannino‭ ‬. Giovannino va al cinema‭ ‬.

Forse mi illudo che con questi scritti serviranno a cavarci qualcosa di buono‭ ?‬A sperare che in un prossimo futuro qualcuno si accorga di essi‭ ‬,di me‭ ‬,di poter prendere in considerazione la possibilità a farne qualcosa di bello.Spero e mi chiedo:‭ ‬pensate solo per un attimo se un regista‭ ‬,un imprenditore teatrale‭ ‬,insomma uno che conta nella televisione o nel cinema si accorgesse e volesse estrapolare una forma scenica e dove verrebbe rappresentare il personaggio Giovannino‭ ‬,farne un film in luoghi‭ ‬,i tempi di quella Italia contadina,con i suoi odori e sapori,i costumi e gli abiti di quei tempi‭ ‬,la cultura e l’ignoranza‭ ‬,il bene e il male,la socialità e la solarità di quei personaggi‭ ‬,i luoghi‭ ‬,lo scenario della vallata Irpina‭ ‬,il monte vergine e il suo santuario‭ ‬,tutto ciò si rappresenterebbe in un scenario meravigliosa‭ ‬,ma tutto ciò è un sogno e come tale chissà si può anche realizzare‭ ‬.So che pretendo troppo‭ ? ‬ma chissà la speranza è l’ultima a morire‭ ‬,immaginatevi di vedere in filmato di queste storie di Giovannino‭ ‬,io diverrei famoso e voi orgogliosi di avermi letto.‭ ‬Lo so spesso divago forse è la malattia del poeta‭ ?‬Che ne dite voi‭? ‬Ora vi ho annoiati abbastanza‭ ‬,passo subito al prossimo racconto.

Giovannino va al cinema.‭ 

A volte la paghetta settimanale del ciabattino non bastava‭ ‬,non era sufficiente per fare tutto‭ ‬:‭ ‬comperare le acciughe a suo padre,‭ ‬la mortadella,‭ ‬i cioccolati rivestiti di figure natalizie da appendere sull’albero di natale‭ ‬,a volte si aggiungeva il cinema e la spesa del treno‭ ;‬Insomma le cinquecento lire a Giovannino non bastavano e cosi accettò l’offerta di un altro ciabattino che era nello stesso paese di Salza Irpina e gli ne dava mille e a malincuore decise di lasciare il vecchio ciabattino,di lasciare la piccola Giovanna che aspettava con ansia la merendina che Giovannino le portava figlia appunto di‭ (‬Giovanni Marinelli‭) ‬Andava da Alfonso un altro ciabattino non molto lontano‭ ‬,anche lui abbastanza di buon cuore‭ ‬.Lì però bisognava lavorare di più,e c’era più pagapiù lavoro‭ ‬.

Comunque per fare quadrare i conti delle piccole esigenze di Giovannino le mille lire ci stavano bene‭ ‬,altrimenti bisognava rinunciare a qualcosa perché da sua madre e suo padre poteva scordarseli‭ ‬,come pure dalla nonna che per farsi dare dieci lire erano tante le battaglie da fare.‭ ‬Insomma risolto il problema del denaro spesso e volentieri Giovannino andava con amici al cinema‭ ‬,a volte con i ciabattini in occasione dei grandi film‭ ‬:ad esempio i dieci comandamenti,‭ ‬Davide e golia,‭ ‬e molti altri che ancora ad oggi sono attuali‭ ‬,erano,sono,‭ ‬film di capolavori americani,allora l’America veniva vista come un luogo immenso di fortuna e di prosperità,‭ ‬salvatori della patria nostra,che dire su questo‭ ‬:‭ ‬nella ricerca genealogica da me fatta sulla mia casata Maffeo,‭ ‬nobili Maffei ho saputo che molti monasteri archivi e altre strutture antiche furono bombardati nell’ultima guerra mondiale nel‭ ‬1945‭ ‬,forse gli obiettivi erano mal gestiti o sbagliati‭ ‬,fatto sta che ci trovammo un bel pò di distruzioni con documenti bruciati e dispersi grazie a questi salvatori‭ ‬.

Comunque passiamo a Giovannino che è meglio!Come dicevo a volte i ciabattini portavano Giovannino al cinema e pagavano loro‭ ‬,mentre se andava con gli amici gli toccava a lui pagare‭ ‬.Fu una domenica come le tante‭ ‬,dopo presi accordi con gli amici che come detto lui abitava distante dal paese in un casale chiamato casino ex casa di caccia dei signoroni‭ ‬,mentre i suoi amici abitavano in paese e vicini alla stazione ferroviaria di Salza Irpina‭ ‬,si trovavano in un punto stabilito a metà strada‭ ‬.La sua mamma preoccupata voleva impedire Che lui andasse‭ ‬,ma non c’era nulla da fare‭ ‬,era talmente euforico e sicuro di se che a tal punto neanche sentiva le sue parole‭ ‬.‭ ‬Si prendeva il treno e si arrivava al paese di Atripalda‭ ‬,paese confinante con la città di Avellino,li c’era il cinema Ideal di un certo Troncone‭ ‬.

Questo signore nel periodo delle feste patronali faceva cinema all’aperto nelle piazze dei paesi in occasione delle feste patronali‭ ‬,e anche qui era una gioia parteciparvi:‭ ‬ognuno si portava da casa una sedia e nella preparazione del telone e i vari altoparlanti la musica accoglieva e creava l’atmosfera ideale della festa‭ ‬,‭ ‬poi verso le ore ventuno davano il cinema‭ ‬.Davano film di romani o d’amore con Amedeo Nazzari,‭ ‬o di Totò che facevano ridere‭ ‬.‭ ‬Fu una volta che arrivati ad Atripalda Giovannino e i suoi amici‭ ;‬Giuseppe Picardi e Amedeo Falgidano amici stretti di Giovannino e altri‭ ‬,da subito facevano il biglietto che allora costava novanta lire‭ ‬,usciti poi dal cinema si compravano la pizzetta,‭ ‬questa costava trenta lire‭ ‬,quindi novanta più trenta erano centoventi lire‭ ‬,ottanta lire servivano per l’andata e il ritorno del treno‭ ‬,si arrivava a le lire duecento cifra che aveva guadagnato dai ciabattini‭ ‬,quasi una settimana di lavoro‭ ‬.

In questo pese di Atripalda Giovannino ha anche il ricordo che con suo padre venivano al giovedì perché c’era un grande mercato‭ ‬,il più grande della zona Irpina‭ ‬,qui si vendeva di tutto‭ ‬,il suo papà era molto povero e si limitava ad acquistare il necessario per la campagna‭ ‬,attrezzature varie‭ ‬,solitamente servivano per la campagna:vanghe forbici per la potatura‭ ‬,rastrelli e altro.‭ ‬Non mancava di fermarsi davanti al pescivendolo‭ ‬,o dal formaggiaio‭ ‬,li si acquistava il baccalà e le famose acciughe per poi avvicinarsi ai formaggi‭ ‬,ma li se ne sentiva solo l’odore‭ ‬,d’altro canto il lavoro di mezzadro non gli permetteva di strafare e con quattro figli non si andava tanto lontano bisognava far quadrare il bilancio famigliare e vivere di ciò che la terra offriva.‭ ‬Arrivava la vendemmia e pure li dopo aver fatto il vino in proprio‭ ‬,il padre di Giovannino lo vendeva per bisogno di denaro‭ ‬,restava la vinaccia e con lo scarto di essa si faceva di nuovo fermentare aggiungendo dell’acqua‭ ‬,veniva fuori un vino leggero‭ (‬chiamato acquata‭) ‬questo bastava al padre di Giovannino‭ ‬,un vino di scarsa qualità e resa‭ ‬,ma bevibile‭ ‬.

poi l’inverno e molte erano le conserve che si facevano:quelle del pomodoro‭ ‬,quelle delle castagne‭ ‬,dei peperoni e le marmellate‭ ‬,‭ ‬grappoli d’uva appesi al soffitto e tante altre cose‭ ‬,tutti frutti della terra che nel lungo inverno servivano ad alimentare tutta la famiglia‭ ‬,per il pane,‭ ‬questo veniva fatto dalla mamma di Giovannino in un grande forno usando la farina che in luglio avevano raccolto dal grano‭ ‬.Qui la famiglia stava meglio in questa casa di campagna aveva trovato più lavoro‭ ‬,più fatiche ma più benessere‭ ‬,mentre prima abitavano nella casa in paese‭ ‬,ma di questo ve lo racconto nel prossimo episodio,in Giovannino e le lumache.‭ ‬ora vi abbraccio augurandovi una buona lettura.

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Dalle storie di Giovannino . Giovannino in castigo.

Si‭ ‬,lo so,‭ ‬nella precedente storia genealogica non vi ho detto come Giovannino fosse diventato povero,ho divagato sulla sua genealogia e dei suoi avi ma non vi ho detto come lui lo era diventato.Difatti questo modo di fare è tipico in Giovannino e credo che alla sua matura età tuttora è ancora sempliciotto‭ ‬,non a caso con la sua esuberanza e la sua testardaggine riconosce la sua mediocrità‭ ‬,ma questo comunque resta tutto evidenziato nei vari racconti‭ ‬,quindi ne potete desumere voi stessi di quello che è effettivamente e trarne il suo essere.

GIOVANNINO FU POVERO‭ !

Come detto nei precedenti capitoli proveniva da una famiglia povera,‭ ‬ma‭  ‬di antica e nobile casata‭ ‬.

Detrattori questi che in ogni ramificazione genealogica erano possidenti‭ ‬,con titoli nobiliari‭ ‬,canonici‭ ‬,letterari‭ ‬,uomini di legge imprenditori nella forgiatura e il commercio dell’oro‭ ‬,tutti che nei secoli lasciavano i loro bene ai successori seguendo una regola fondamentale‭ ‬:i beni dovevano rimanere nel nucleo della parentela‭ ‬,e cioè venivano venduti tra di essi o lasciati appunto,in eredità‭ ‬,ma mai venduti ad altri fuori dalla famiglia‭ ‬.Quello che interessa interessava a Giovannino era di avere una stirpe nobile con principi solidi e umani‭ ‬,ma nel corso dei secoli non fu così.‭ ‬Con l’evento bellico del‭ ‬1915‭ ‬-1918‭ ‬il suo ramo diretto residente in Candida nella vallata Piscarielli‭ ‬-‭ ‬la contrada così chiamata per l’abbondanza di acqua sorgiva dove in molti punti della valle si formavano vari contenitori di questa acqua.Giovanni Paolo testatore in Solofra lascia a suo nipote Stefano Maffeo suo nipote,‭ ‬da Stefano a suo figlio Tommaso ebbe questa fertile proprietà in Candida provincia di Avellino IN ANNI‭ ‬1710,

Dicevo di Tommaso erede‭ ‬,che da lui sposato a Candida con Carmina Nasta con la quale ebbe‭ ‬7‭ ‬figli e da questi formarono il mio ramo di appartenenza‭ ‬.Ebbe la terra e un vasto appezzamento e i‭ ‬2‭ ‬casolari qui tutta la famiglia per la maggior parte di essa rimase fino al‭ ‬1900‭ ‬e oltre‭ …

Come dicevo questo podere si sfaldò piano piano‭ ‬,chi emigrò a Boston‭ ‬,America,chi in Belgio‭ ‬,ci furono casi di necessità che come quello dei nonni di Giovannino dovettero vendere per pochi soldi la loro parte per bisogno‭ ‬.

Comunque il fanciullo Giovannino oggi è adulto e vaccinato,‭ ‬ebbe una famiglia povera e spesso evolentieri chiedeva a suo padre chi fossero i suoi parenti da parte della sua famiglia Maffeo‭ ? ‬Il padre deviava ogni volta il discorso e a volte senza dargli nessuna risposta‭ ‬,fu una sola volta che gli disse:‭ ‬lascia stare quella gente non merita di essere nominata,Giovannino era piccolo e non capiva cosa volesse dire ma poi nel tempo la sua curiosità cresceva sempre più‭ ‬.Passarono anni e la domanda era sempre quella‭ ‬,anche a tarda età non trovava nessuna via d’uscita da parte del padre‭ ‬,anzi lo stesso si urtava nel continuare a chiederglielo e finì che Giovannino non gli lo chiese più nulla.‭ 

Dopo anni fu tempo che Giovannino sapesse la verità e si mise a fare ricerca genealogica della sua antica famiglia‭ ‬,‭ ‬come detto passò oltre un decennio prima di averne risolto i vari rami d’appartenenza‭ ‬,‭ ‬per quello studio appassionato incontrò la poesia‭ ‬,forse questa lo aspettava tra le righe e lui nemmeno lo sapeva‭ ‬.Sfiduciato da tante situazioni e dalle precarie attitudini culturali e grammaticali voleva smettere e più volte lasciò scritti farciti di errori‭ ‬,una sintassi che a dir poco faceva ridere‭ ‬,sia nello scrivere che nel pensiero poetico‭ …

… ma lui non si arrese e con pazienza e tanta buona volontà continuò a fare genealogia‭ ‬,a girare in lungo e in largo per l’Italia,‭ ‬negli archivi‭ ‬,nelle biblioteche‭ ‬,ovunque avesse notizie dei suoi progenitori della sua casata‭ ‬,ovunque si parlasse di genealogia dei suoi avi e di poesia‭ .

Un anno si recò ad Avellino all’archivio di stato e dai suoi zii a Candida‭ ‬,li sua zia Francesca Maffeo sorella del padre gli fece una calorosa accoglienza e dopo i vari discorsi di commiato Giovannino chiese a sua zia il perché suo padre non volesse mai parlargli della parentela Maffeo?La zia fu molto seria a riguardo ma sincera‭ ‬,‭ ‬gli raccontò tutto quello che accadde in passato‭ ‬,in particolare a suo padre‭ ( ‬il nonno Giovanni Maffeo‭ ‬,suo nonno‭) ‬.

Cominciò col dire e a raccontare‭ ‬:‭ ‬che nel casale di un tempo da loro ereditato‭ ‬,quello che vi ho descritto in precedenza‭ ‬,nella contrada piscarielli‭! ‬li nel‭ ‬1710‭ ‬circa Tommaso Maffeo progenitore di Giovannino che da Solofra si sposò a Candida‭ ‬,ebbe questa eredità dal suo nonno paterno fino al‭ ‬1915‭ ‬e oltre‭ ‬.Tutti gli appartenenti di questa famiglia vissero in quel casale composto di due enormi case con terre site in una bellissima vallata‭ ‬.‭ 

Fu il periodo della prima guerra mondiale e il nonno di Giovannino‭ ‬,Giovanni Maffeo‭ ‬,tornò dalla guerra dove era stato in frontiera e la sua salute non era delle migliori per aver patito le conseguenze di quella tragedia‭ ‬.Si ammalò e la sua mamma Francesca‭ ‬,la bisnonna di Giovannino in quei tempi di grande necessità economiche vendette la parte delle terre spettanti a suo figlio‭ ;‬il nonno Giovanni‭! ‬gli altri fratelli e cugini furono contrari a questa decisione perché non furono rispettati i patti famigliari‭ ‬,e cioè ogni cosa che faceva parte della famiglia doveva restare nella parentela e tramandarla ai futuri discendenti come si era fatto nei secoli‭ …

La bisnonna Francesca sua madre vendette la parte spettante per poter salvare il figlio dalla grave malattia‭ ‬,il nonno Giovanni che era grave e necessitava di cure urgenti e a quei tempi le medicine e i dottori erano rari‭ ‬,insomma fu tempo che il nonno Giovanni morì lasciando quattro figli in tenera età‭  ‬di cui mio padre Isidoro Maffeo‭ ‬,con la disperazione della nonna Giovannina sua moglie‭ ;‬si quella che Giovannino tirava le pietre per ottenere le dieci lire‭! 

La zia Francesco proseguiva il racconto e ad ogni parte di conversazione era rammaricata‭ ‬,Giovannino l’ascoltava a bocca aperta con attenzione e ansia‭ … ‬diceva:Fecero i funerali del nonno Giovanni e nessuno della parentela Maffeo compresi i fratelli furono presenti‭ ‬,il papà di Giovannino allora ragazzino notò quella assenza e col tempo si fece spiegare il perché‭?

Gli zii e i cugini del padre di Giovannino non si parlarono nemmeno per scambiarsi una sola parola e tutto ciò che era dell’eredità fu persa e la famiglia di Giovannino cadde in povertà‭ ‬,il resto come raccontato fu fatica e sudore‭ …‬.

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Ora passiamo al raccontino.

Il castigo:

Chi di noi in fanciullezza non è mai stato in castigo?Credo che bene o male quasi tutti‭ ‬,chi dai propri genitori‭ ‬,chi a scuola‭ ‬,insomma credo che lo siamo stati un pò tutti‭ ;‬oggi si usano altri sistemi‭ ‬,per non offendere e intimidire troppo ai bambini si adotta il sistema della riflessione‭ ‬,e cioè il bambino viene distaccato dagli altri e messo in un angolo a riflettere sperando che capisca gli errori fatti‭ ‬.

Ricordando i vecchi tempi di Giovannino non erano stati sicuramente tra i migliori‭ ‬,‭ ‬anzi tra bacchettate sulle mani che prendeva a scuola e le sberle che gli dava suo padre quando faceva i compiti non erano altro che castighi ben solidi e dolorosi‭ ‬,diciamo che erano sistemi primitivi di un tempo precario dove tutto ciò non portava a nulla di buono‭ ‬,ma a causare nel bambino una timidezza e una paura‭ ‬,o ribellione per i soggetti più vivaci‭ ‬,a chiudersi a guscio e aver paura di ogni cosa‭ …

Capitò che in una giornata di sole Giovannino seppe dai suoi amici che alla stazione di Salza Irpina arrivavano i vagoni merci pieni di carri armati e armamenti bellici con i militari e tanto fu la curiosità che salì alle stelle‭ ‬,si mise subito d’accordo con i suoi amici per andare a vedere cosa succedeva e dopo la scuola di corsa alla stazione‭ ‬.Una volta arrivati videro con sorpresa e meraviglia tutte queste macchine da guerra‭ ‬,attratti da queste si avvicinarono ai militari e mille furono le domande‭ ‬,i militari li allontanarono dicendo:‭ ‬sono manovre di addestramento militare e dovete stare lontani‭ ‬.

Il giorno seguente arrivò la sorpresa‭ ‬,‭ ‬aumentarono per aver disubbidito e andato in una zona militare‭ ‬,insomma non bastarono le sberle e le bacchettate ma ci si mise pure il ciabattino Domenico‭ ‬,dove Giovannino andava a lavorare‭ ‬,aveva marinato il lavoro e questo preoccupato non sapeva dove fosse andato e visto che aveva una certa responsabilità verso Giovannino lo mise in castigo seduto su una sedia al sole‭ ‬,appunto‭! ‬a riflettere il suo errore‭ … ‬La curiosità della gente che passava era tanta‭ ‬,si chiedeva cosa avesse fatto di tanto grave per soffrire quella punizione‭ ‬,passò così quasi tutto il pomeriggio seduto al sole e verso sera Domenico lo fece andare a casa‭ ‬,prima di congedarlo lo chiamo in disparte e con una carezza lo congedò‭ …

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Giovannino e le lumache.

Oh‭ ‬,‭ ‬che costanza‭! ‬Sono arrivato alla decima parte‭ ‬,chi lo avrebbe mai detto‭ ‬,una meraviglia‭! ‬Ma poi mi chiedo spesso:‭ ‬chi me lo fa fare‭? ‬Che cosa scrivo‭ ?‬Storie che a nessuno interessano o possano interessare‭ ?‬Forse a qualche perdisonno come me che non riesce nemmeno a dormire‭ ‬.La mia amica Chiara‭ ‬,si‭! ‬la poetessa Chiara‭ ‬,mi dice che una volta che si scrivono parole è difficile cancellarle‭ ‬,ed è vero‭ ‬,io scrivo quel che penso‭ ‬,quel che mi passa per la mente‭ ‬:un ricordo‭ ‬,una poesia che mi ispira‭ ‬,un frangente della mia malinconia,chi mi vuole io ci sono‭ !‬Chi mi legge io l’accolgo‭ ‬,chi vuole un abbraccio gli lo porgo‭ ‬,chi vuole soldi non li tengo‭ … ‬ma chi vuole capirmi veramente e leggermi tra le righe io lo ammiro‭ ‬,forse anche lui,lei come me ha qualcosa da dire‭ ‬,da raccontare.

E dopo questa arringa presuntuosa e forse pure arrogante io vado avanti a raccontarvi di Giovannino e le lumache:

Come vi dicevo in chiusura del nono episodio‭ ‬,nel periodo antecedente alla casa di campagna dove Giovannino abitava‭ ‬,c’era la casa nel paese di Salza Irpina‭ ‬,sita al centro del paese‭ ‬.Un appartamento al primo piano di un fabbricato vecchio‭ ‬,ma agevole e comodo,messo sopra a una bottega di alimentari e in parte un altro appartamento abitato da gente simpatica e generosa.‭ ‬Come detto la casa non era male‭ ‬,una grossa scalinata costeggiava la salita e una piccola veranda‭ ‬,prima di entrare ne faceva accoglienza,era una struttura che in quegli anni cinquanta o prima ancora si usava costruire in quelli stili‭ ‬:nell’entrata c’era il salone con il camino‭ ‬,in questo con piccoli accessori‭ ‬:la stufa a carbone per scaldare l’acqua‭ ‬,versata poi in un grosso tinello di legno serviva per lavarsi‭ ‬,il camino non era da signori,ma rustico e alla buona‭ ‬,con intorno delle panche molto vecchie‭ ‬,con affianco nel sottoscala la legna da ardere.

Il reparto notte era subito comunicante con una porta‭ ‬,questa portava alla cameretta di Giovannino‭ ‬,un letto rustico‭ ‬,direi antico‭ ‬,‭ ‬e con dei materassi pieni di paglia di pannocchie di gran turco‭ ‬,altro allora non c’era‭ ‬,ovvero c’era ma costava‭ ‬,subito appresso seguiva la stanza dei suoi genitori‭ ‬,anch’essa con mobili vecchi e un armadio abbastanza malandato‭ ‬,a volte la madre di Giovannino per questione di spazio e di comodità usava la dispensa messa nella parte giorno dove c’era il camino‭ ‬,ci metteva di tutto‭ ‬:scorte alimentari‭ ‬,vino‭ ‬,saponi e pure la candeggina‭ ‬,allora questo ultimo prodotto lo vendevano sfuso‭ ‬,e cioè si comperava a litro in bottega‭ ‬,somigliava molto al vino bianco‭ ‬.‭ ‬Infatti Giovannino ingannato da questo per la notevole somiglianza‭ ‬,scambiandola per vino bianco ne bevve un bel po‭’ ‬,al momento gli sembrò strano il sapore poi si accorse e corse dalla mamma disperato‭ ‬,i suoi preoccupati lo portarono all’ospedale di Avellino‭ ‬,li gli fecero la lavanda gastrica e si riprese‭ ‬.‭ 

Ripreso dal grande spavento e dal gusto alquanto diverso non bevve più vino per un bel pò di tempo e stette lontano dalla dispensa con la gioia di sua madre.‭ ‬Come ricordavo prima‭ ‬,la casa in paese fu abitata per pochi anni‭ ‬,nel primo periodo che i genitori di Giovannino si erano appena sposati e avuto i due primi figli‭ ‬,Giovanna e Giovannino‭ ‬,era una casa in affitto la dove la miseria e la fame abbondava,si perché il padre lavorava a giornata nei campi‭ ‬,e cioè a chi ne avesse bisogno‭ ‬,di un giorno o più giorni‭ ;‬Oppure veniva chiamato come supplente nella forestale e andava con altri a piantare i giovani pini o pioppi‭ ‬,questo lavoro era sotto la responsabilità di un certo Olindo Ferullo‭ ‬,amico e compare di cresima di Giovannino‭ ‬,uomo di notevole rispetto‭ ‬.

Il lavoro per il padre come detto era precario e se non fosse per il supporto economico che gli davano sia i nonni paterni che quelli materni di Giovannino‭ ‬,non si poteva tirare avanti‭ ‬,difatti nel seguito si portarono alla casa di campagna‭ ‬,li infatti tutto fu diverso e più tranquillo,con più possibilità di sopravvivenza‭ ‬,ricordiamoci che erano gli anni cinquanta‭ ‬,appena al dopoguerra e tutto era ristretto‭ ‬.

Ora però vi parlo delle lumache:‭ ‬Quando pioveva Giovannino e i suoi fedeli amici;Giuseppe e Amedeo si portavano in un viottolo di campagna lì c’era un grande muro che divideva la strada dalla terra‭ ‬,li le lumache abbondavano‭ ‬,facilmente da raccogliere senza arrampicarsi e farsi male.Una volta raccolte le portavano a casa di Giovannino le lavavano bene e le sgusciavano‭ ‬,poi messe sulla brace vive le arrostivano e le mangiavano di buon gusto‭ ‬.Dopo aversi riempiti la pancia uscivano soddisfatti a giocare fino a sera.‭ 

Di giochi in paese non c’era nulla‭ ‬,e si inventavano‭ ‬:facevano il gioco della cavallina‭ ‬,e cioè:‭ ‬erano due gruppi di tre o quattro bambini‭ ‬,il primo gruppo si chinava facendo trenino fermo naturalmente‭ ‬,mentre l’altro da lontano si lanciava a saltarci sopra e chi di questi resisteva al peso‭ ‬,l’altro gruppo doveva passava sotto‭ ‬,se cedeva doveva restare ancora chino e farsi cavalcare.‭ ‬Il problema comunque sempre il cibo‭ ‬,vi ricordo le dieci lire,quando suo padre mandava alla bottega sottostante a comperare una sola acciuga,‭ ‬e con un solo uovo bisognava assaporare e mangiare tanto pane‭ ‬,questo a sentire il padre di Giovannino serviva solo ed esclusivamente per avere il sapore‭ ‬,un companatico che faceva mangiare e assaporare il pane‭ ‬.Giovannino spesso debordava e scambiava il companatico col pane‭ ‬,suo padre lo guardava un po‭’ ‬di traverso‭ ‬,ma poi sorrideva come ogni genitore si toglie il pane di bocca per darlo ai figli.

In quella casa Giovannino aveva quattro anni‭ ‬,e ad oggi che ne scrivo memorie dopo cinquanta anni ricorda tutto come fosse adesso,forse perché ci fu la fame,ci fu la gioia degli amici‭ ‬,ci fu l’armonia che si viveva in quei tempi ove tutti erano disposti a scambiarsi un saluto e un tozzo di pane.Passarono anni da allora e quando Giovannino fu adulto e ebbe la sua famiglia‭ ‬,ogni volta‭ ‬,ogni momento che si recava da suo padre‭ ‬,alla casa paterna‭ ‬,‭ ‬lo invitava a rimanere a mangiare‭ ‬,gli chiedeva‭ ‬,quasi lo pregasse di mangiare con lui‭ ‬.Sapeva che in passato ci fu la miseria.

In quel momento qualche lacrimuccia scende ora che lo scrivo‭ ‬.Che ci vuoi fare è la bellezza dei ricordi‭ !‬E‭’ ‬anche questa una emozione‭ … ‬ci sarà ne son sicuro sorpresa per l’undicesima parte‭ ‬,ora vi saluto‭ ‬,e se volete un abbraccio sappiate che io ci sono‭ …

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Dalle storie di Giovannino. La progenie di Giovannino.

Questo capitolo è diverso dagli altri ed è una parentesi genealogica ove Giovannino vuole far sapere della sua antica famiglia‭ ‬,vuole far capire che un abbraccio può essere dato anche da uno semplice come lui‭ ‬,che un sorriso ingenuo può crescere nel tempo e esortarne intelletto‭ ‬,e bada bene,non vanto‭ ‬,ma una rivalsa a ciò che lui nelle mille difficoltà si propone e con coraggio nel suo piccolo realizza‭ ‬.

Completa quindi la sua ricerca‭ ‬,il suo studio genealogico‭ ‬,spinto dal desiderio di sapere‭ ‬,dalla curiosità a chi appartenesse la sua discendenza‭ ‬,e chi fosse in realtà?Chi mai per lui avesse fatto chiarezza in un’epoca così lontana‭ ‬,ove l’attuale infanzia era precaria in un contesto rurale e alquanto misero‭ ‬.‭ ‬Difatti nella sua maturità egli prende forma di una conoscenza repressa‭ ‬,di ciò che a lui gli fu negato in quell’ambiente crudo e sterile del dopo guerra Italiano‭ ‬,ove era la terra a sfamare il corpo e le braccia a formare un avvenire‭ ‬.‭ ‬Dalla sua terra in fiore‭ ‬,tra i prati e le zolle rigogliose il frumento dava il pane‭ ‬,gli fu negato quello che lui fu,quello che i suoi predecessori non furono in grado di lasciargli‭ ‬,e lui coraggioso ne dette emblema e conoscenza‭ ‬,ne dette lustro e vanto‭ ‬.‭ 

Decise dunque a tarda età di ricostruire tutta la genealogia del suo casato de Maffeo‭ ‬-‭ ‬nobili Maffei‭ ‬.Vi sarete chiesto come mai Giovannino in uno o più racconti vi parla di discendenza nobile‭ ‬,di gente della stessa casata che aveva e ha tuttora poderi e poteri nobiliari‭ ‬,mentre lui e i suoi genitori sempre in miseria‭ ;‬qui ve ne racconto una sintesi del perché,‭ ‬come detto e raccontato in tarda età Giovannino si dedica alla genealogia e ai suoi antichi progenitori‭ ‬,questo ebbe inizio negli anni novanta‭ ‬,studio e ricerche che lo ha impegnato per circa un decennio‭ ‬,quindi ricerche fatte in archivi di stato‭ ‬,biblioteche comunali,in parrocchie tra gli stati delle anime e altre fonti ovunque man mano i documenti stessi lo indirizzavano girando in lungo e in largo l’Italia‭ ‬.La famiglia comunque ha antiche origini Greche il suo casato si forma a Volterra nel‭ ‬850‭ ‬con il console De Maffeo‭ ‬,nobili Maffei-‭ ‬allora nome e non esisteva ancora il cognome‭ ‬,ma solo l’appartenenza indicata con il DE‭ ‬,‭ ‬questo veniva comunque evidenziato nelle famiglie nobili per dare seguito alla loro discendenza‭ ‬,famiglie che ebbero‭ ‬,hanno‭! ‬molto lustro in tutti i settori lavorativi e artistici‭ ‬,di cui i principali Giudici,notai,‭ ‬politici,‭ ‬e in particolare uomini di cultura‭ ‬,letterati e altro.

Comunque per dire in sintesi come lui e i suoi si trovavano in povertà‭ ‬:‭ ‬Nel‭ ‬1250‭ ‬circa‭ ‬,il re Manfredi con accordi presi con la repubblica di Siena si fece mandare alcuni giustizieri‭ (‬giudici popolari‭) ‬questi erano appunto i de Maffeo ramo appartenente alla mia famiglia,gli furono concesse le baronie di Lanciano‭ (‬Abruzzo‭) ‬e quella di Salerno‭ (‬Campania‭) ‬da questo ramo con Stefano de Maffeo capostipite si formarono diversi rami Campani‭ ‬,alcuni da Antonio De Maffeo che sposa la Paolina Pannone di Napoli si trasferiscono a Solfora‭ ‬,paese industriale per le conciature delle pelli‭ ‬,qui ebbero riconoscimenti e eredità di cui il casale Toro soprano e altre molte eredità sparse nei paesi del principato di Avellino e fu Tommaso de Maffeo di Solfora che sposò Carmina Nasta di Candida,ebbe sette figli che leggerete il seguito alla fine di questa ampia genealogia.

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(‬Giovannino e il provolone.‭)

Come vi dicevo il padre di Giovannino era povero e i lavori che faceva erano saltuari‭ ‬,spesso e per fortuna‭ ‬,veniva chiamato da Olindo Ferullo‭ ‬,dirigente e capo della forestale di quei luoghi‭ ‬,del monte Serrone‭ ‬,il padrino di cresima di Giovannino‭ ‬,‭ ‬questo era amico del padre di Giovannino e non solo lo aiutava a farlo lavorare‭ ‬,ma a volte voleva che Giovannino stesso partecipasse a quelle piantagioni‭ ‬,che andasse con lui sul monte Serrone a piantare i novelli pioppi.‭ ‬Fu infatti una di quelle volte che Olindo invitò a Giovannino di recarsi con lui in montagna:

Si alzò di buon ora Giovannino al mattino presto e buttato giù dal letto da sua madre si accinse a seguire Olindo sul monte Serrone.‭ ‬La strada era lunga e camminarono per un bel po‭’ ‬in quella mattina di primavera mentre l’aria fresca sfiorava sulle guance del piccolo Giovannino‭ ‬,lui fiero di compiere un gesto di buona volontà e di gratitudine verso il padre e il suo padrino Olindo si rendeva complice di un ampia simpatia e amicizia‭ ‬.

Visto che la strada da percorrere a piedi era lunga e ci voleva molto tempo per arrivare al luogo destinato il padrino Olindo gli dette un grosso pane e un bel pezzo di formaggio;era il provolone piccante quello che piaceva molto a Giovannino‭ ‬,lui con parsimonia e delicatezza per non far sembrare la forte bramosia di mangiarlo in fretta e con fame lo portava alla bocca delicatamente‭ ‬,quasi non volesse dimostrare la sua affamata natura o volgarizzarne il gesto‭ ‬.‭ ‬Arrivati in cima al monte Serrone Olindo gli diede dettagliate competenze‭ ; ‬gli indicò come fare a distanziare assieme a lui le piantine dei pioppi per poi disporle in linea retta distaccandole tra esse in una retta misura‭ ‬.Dopo questa preparazione Giovannino comincio a fare le buche e sudava e lavorava‭ ‬,e lavorava e beveva‭ ‬,acqua naturalmente!non vino‭ ‬,quello lo beveva con i ciabattini.

Arrivò l’ora di pranzo‭ ‬,era quella che Giovannino aspettava‭ ‬,mangiò a sazietà pane provolone‭ ‬,carne e ogni ben di Dio che Olindo gli metteva davanti‭ ‬,e bevve pure più di un bicchiere di vino‭ ‬,d’altro canto il lavoro era pesante e scavare buche e piantare piante richiedeva molti sforzi fisici‭ ‬,lui era piccolo‭ ‬,ma forte e coraggioso e ripresero il lavoro che si svolse per tutta la giornata e stanco morto ripresero il cammino verso casa con la felice soddisfazione di aver mangiato pane e provolone‭ ‬.

Passarono anni e Giovannino emigrato in terra bergamasca non vide per un bel po‭’ ‬di anni il padrino di cresima Olindo Ferullo‭ ‬,fu un anno prima che lui morisse che andò a trovarlo in occasione di una visita fatta a sua zia Francesca Maffeo sorella di suo padre‭ ‬,ando a casa sua di Olindo e gli portò come dono alcune sue poesie e una cassetta registrata dove Giovannino gli mostrava la sua casa e la sua famiglia in terra Bergamasca‭ ‬,Olindo lo accolse come un figlio e tanti furono i ricordi da rimembrare‭ ‬,da raccontarsi‭ ‬,al fine ci misero tutta la giornata‭ ‬:il provolone‭ ‬,il festino della sua cresima fatto a casa sua con tanto da mangiare e donato con tanto affetto‭ ‬.Ci furono i saluti e l’intenzioni di chiamarlo o almeno scrivergli una lettera ogni tanto‭ ‬,cosa che accadde e nei periodi di natale in quelle ricorrenze Giovannino gli inviava sempre gli auguri di buona vita.

Passarono anni e Giovannino ricorda ancora le parole di Olindo‭ ‬,dettate in quella giornata in montagna‭ ‬:queste piantine saranno grandi e un giorno te ne ricorderai che le hai piantate tu‭ !Dopo cinquanta anni su quel monte serrone ci sono i pioppi più belli quelli che a sei anni furono piantate da Giovannino e il suo padrino Olindo Ferullo.

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Dalle storie di Giovannino‭ ‬. Giovannino incompreso.

Da tempo che Giovannino si da dà fare per rendere maggiormente famigliare un dialogo virtuale,da tempo che trova ostacoli d’ogni sorta e spesso viene frainteso:‭ ‬forse per il suo modo di fare‭ ‬,di salutare di abbracciare e baciare tutti affettuosamente come faceva da bambino‭ ‬,di raccontare di se senza nessuna maschera‭ ‬,di esprimere il suo pensiero a difesa di chi si affaccia per la prima volta a fare poesia‭ ‬,quasi come un difensore senza titolo e ne parte‭ ‬,di dare quel pizzico di calore umano che tutti ne abbiamo bisogno,‭ ‬compreso Giovannino‭ ‬,altrimenti cosa ci stiamo a fare su questa terra in un contesto poetico,‭ ‬tra la gente‭?

Il poeta‭ ‬,‭ ‬il vero poeta ha il volto dell’afflitto ne richiede attrazione e attenzioni per la sua vita‭ ‬,il suo essere affettuoso e loquace‭ ‬,dove trovare comprensione e affetto per esprimersi e per ispirarsi‭ ; ‬chi lo capisce‭ !‬Va bè ma questo resta un mio è un mio parere e una mia enfasi personale ed è un’altra storia‭ …

So che per molti il piangersi addosso è una enorme banalità‭ ‬,per Giovannino è attenzione‭ ‬,è crescita di vita‭ ‬,di cultura‭ ‬,‭ ‬apprendere da altri un qualcosa che lui nel tempo passato non ha mai avuto,forse può sembrare strano‭ ‬,come se fosse una richiesta di carità‭ ?‬Non è così‭ !‬Lui ha frequentato solo la terza media‭ ‬,forse gli l‭’ ‬hanno pure regalata per anzianità di frequenza‭ ‬,ma che comunque la sua volontà di applicarsi,la sua testardaggine di autodidatta e per la passione dedita alla poesia‭ ‬,si forma in lui la sufficiente mediocrità sopportata dalla passione‭ ‬,appunto per il canto poetico e per il suo ricordo fanciullo.

Da qui e nell’età fanciulla ha sempre reso palpabile il pensiero ove spesso ha condiviso pareri e affinità d’ogni genere‭ ‬.Nel suo paese di Salza Irpina era considerato un buono e spesso si affacciava alla vita con il sorriso‭ ‬,per molti era considerato il pulcinella o l’Arlecchino per i suoi colori che emanava dalla sua folta chioma e i suoi abiti che a quei tempi bisognava indossare quello che passava il convento‭ ‬,si sa che era il dopo guerra e i soldi erano pochi‭ ‬.

Come detto in tarda età‭ ‬,nel tempo passato ricercava anime perse‭ (‬genealogia‭) ‬cercava la sua vera identità diffusa nell’antico progenie‭ … ‬mah‭ ! ‬Per un lungo decennio a mettere assieme tutti o quasi in memoria i suoi trascorsi genitori‭ ‬.‭ ‬In questo percorso stimolato da forti sentimenti in lui è nata la poesia‭ ‬,ed è grazie a questo sentire e a un sito letterario ha trovò poi la possibilità di buttar fuori il suo essere‭ ‬,forse per qualcuno lui è patetico‭ ‬,sgrammaticato o quant’altro‭ ‬.All’inizio della sua avventura virtuale spesse volte voleva ritirarsi‭ ‬,lasciare tutto quello che lui voleva a tutti i costi apprendere e portare avanti con tenacia‭ ‬,ma la sua curiosità lo spingeva sempre più avanti e non solo nella conoscenza poetica‭ ‬,ma quella delle persone sempre più strane‭ ‬,forse perché già lui di per se lo è.

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Parla Giovannino.

Era ed è una parentesi come tante altre‭ ‬,rivolta principalmente al costume letterario dei tempi nostri dove vengono inclusi diversi ceti sociali‭ ‬,di cui il mio:‭ ‬più volte mi sono ripetuto‭ ‬,mi ripeto col dire,col dirvi in vari spazi virtuali‭ ‬,di me‭ ‬,della mia storia poetica.‭ ‬Questo mio scritto ne fa riassunto,‭ ‬e diciamo che in un certo qual modo‭ ‬,ne da confessione di ciò che in questo decennio mi è successo di questa esperienza reale e virtuale:‭ ‬la poesia nasce nel lontano‭ ‬1990‭ ‬quando per gioco e per passione cominciai a studiare genealogia‭ ‬,e come detto più volte in questo percorso di ricerca‭ ‬,incontrai il riflesso del pensiero‭ …Un riflesso passionale che si materializzò presto in pensiero concreto per elogiare un bello dei miei antenati‭ ‬,per essi scrissi alcuni versi,ne feci le prime poesie‭ ‬,le prime rime,assonanze‭ ‬,buttate‭ ‬,lì,‭ ‬di getto‭ !Presto mi accorsi che non era semplice e nemmeno facile scrivere poesia‭ ‬,mi accorsi che la mia grammatica‭ ‬,faceva acqua da tutte le parti‭ ‬,‭ ‬scarsi risultati,quindi accettatemi come scrivo mi dissi in me stesso.

Conobbi via internet il primo sito virtuale di poesia,in questo si postava poesia‭ ‬,e dopo un mese veniva pubblicata‭ ‬,si facevano commenti e si scriveva prosa,‭ ‬un antagonismo che portava a farci conoscere e partecipare sempre più in una conviviale amicizia,mi si chiedeva di adottare un nome d’arte‭ ‬,e come detto dalla mia ricerca genealogica già mi definivo narratore‭ ‬,aggiunsi poeta‭ ‬.

Sono passati molti anni,ed io sono ancora qui a scrivere poesia e raccontare di me non credo che smetterò,forse in me‭ ‬,essa morirà piano‭ ‬,piano col tempo l’illusione di un qualcosa che ho creduto veramente‭ ‬,si scopre dopo tanti anni un falso‭ ‬,uno squallido‭ ‬,una vergogna‭ ‬,dove prevale l’interesse di se stessi,dove molti ne fanno arma per difendersi forse‭ ? ‬,Cercano nel buio il fantasma che mai appare‭ …‬.

quindi‭ ‬,a ognuno il suo‭ … ‬il nostro Dio ci sia per tutti.

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E dopo questa parentesi‭ ‬,necessaria per anticiparvi la continuazione di Giovannino e le sue storie‭ ‬,proseguo col racconto di Giovannino e i lupi.‭ ‬A Salza Irpina‭ ‬,come detto resta sul livello del mare in altitudine a‭ ‬740‭ ‬metri‭ ‬,e il suo clima è abbastanza temperato e ventilato,essendo essa situata in collina e nella grande vallata Irpina‭ ‬.‭ il vento è molto frequente e il ricambio d’aria fa si che si respira sempre frescura‭ ‬,infatti nelle giornate invernali il freddo di tramontana si sente e penetra volentieri nelle ossa‭ ‬.‭ ‬La casa di campagna dove allora abitava Giovannino non era molto lontana dal monte Serrone e abbastanza‭ ‬vicina al Monte vergine‭ ‬,questo ultimo risiede il santuario della madonna di Montevergine‭  ‬.

Su questo monte e altri vicini alla vallata già dall’antico tempo i lupi sono sempre stati presenti dando persino vanto alle popolazioni di quei luoghi‭ ‬,fregiandosi su stemmi e bandiere agonistiche di squadre sportive:il classico detto dei lupi Irpini.‭ In quei periodi degli anni invernali e cioè verso Dicembre nevicava molto e la casa di Giovannino si ammantava di neve‭ ‬,tutto intorno e per la campagna era uno spettacolo unico‭ ‬,si stava spesso accanto al camino e quello era l’unica fonte di calore per riscaldarsi e a volte serviva anche da cucina‭ ‬,li si metteva un arnese sulla brace‭ ‬,chiamato tre piede fatto di ferro battuto e su di esso le padelle per cucinare il cibo‭ ‬.

Di sera si ricuperava la brace e si adagiava in un grosso braciere‭ ‬,questo si portava nella camera da letto e si dava un po‭’ ‬di calore alla stanza‭ ‬,per questo da fare era incaricato Giovannino che premuroso e attento lo adagiava nel centro della stanza con in parte un contenitore di acqua per assorbire l’anidride carbonica‭ ‬.La notte era fredda e gelida e le coperte‭ ‬,anche le più pesanti non bastavano a scaldare Giovannino‭ ‬,anche perché il materasso non era di lana‭ ‬,ma di fogliame di gran turco‭ ‬,che una volta sdraiatosi sopra sprofondava come in una conca vuota‭ ‬,insomma il freddo e la precaria lettiera faceva si che bisognava avere davvero sonno per addormentarsi altrimenti si stava a guardare le stelle‭ ‬.

Capitava che dalla strada sottostante saltuariamente e raramente passava una macchina‭ ‬,questa con i fari dava luce agli alberi che con figure di varie forme si riflettevano nella stanza‭ ‬,Giovannino quasi si divertiva a vedere quei strani riflessi a volte belli per le forme che si andavano a formare‭ ‬,a volte brutte e si nascondeva sotto le coperte‭ ‬,non c’erano le tapparelle o serrande‭ ‬,ma solo delle finestre vetrate e la luce della luna che rifletteva sulla neve faceva si che sembrava pieno giorno.

A notte tarda quando non prendeva sonno sentiva spesso i canti dei lupi e come detto il monte Serrone era abbastanza vicino e questi lupi si avvicinavano spesso e spesse volte assalivano le galline che rimanevano nei recinti del casale‭ ‬.Fu in una notte che Giovannino si fece coraggio e di nascosto da suo padre si vestì e prese con se una specie di accetta che a suo padre serviva per tagliare la legna‭ ‬,la impugnò con fervore e decisione e discese in silenzio le scale che dividevano la stanza dalla cucina‭ ‬,una volta giù aprì la porta‭ ‬,il freddo era talmente forte che lo faceva restare senza fiato‭ ‬,‭ ‬si gelava!Si mise una sciarpa sulla faccia e si avventurò introno al casale‭ ‬,la luna gli faceva da chiarore e le stelle da candela‭ ‬,vide non molto lontano da lui una macchia scura che lentamente si muoveva e senti un fruscio tra i cespugli che proveniva dal giardino antistante alla casa‭ ‬,si accorse che era un lupo e la paura aumentava sempre più come il suo tremore,al tal punto che qualche gocciolina di pipi scese giù dai pantaloni‭ ‬,ma lui testardo‭ ‬,‭ ‬con l’accetta in mano si sentiva un eroe il forte guerriero‭ ‬,quasi come se volesse sfidare quella povera e affamata creatura‭ ‬.

Riflesse un momento e per un attimo gli passò per la testa il perché quel lupo era lì‭ ‬,e il perché si era avvicinato così tanto a una casa‭ ?‬Capì che aveva fame e come lui tanti altri lupi‭ ‬,solo che quello era tra i più coraggiosi‭ ‬,era una femmina‭ ‬,una lupa gravida‭ ‬,Giovannino tornò indietro e rientrò in casa‭ ‬,prese del pane raffermo in una grossa pentola e con dei pezzi di scarti di ossa mescolò il tutto‭ ‬,si portò di nuovo fuori dalla casa e il lupo era ancora lì‭ ‬,come se sentisse di Giovannino che gli portasse da mangiare‭ ‬,infatti Giovannino si avvicinò il più possibile tenendo in una mano il padellone del cibo e nell’altra l’accetta‭ ‬,non si sa mai disse tra se‭!

Si avvicinò il più possibile‭ ‬,ma non tanto al lupo intravide la sua faccia‭ ‬,era sicuramente una femmina‭ ‬:una lupa‭! ‬con la pancia abbastanza grossa‭ ‬,si vedeva che era incinta‭ ‬,credo che fosse anche quello il motivo che la spingesse ad avvicinarsi così tanto alla casa‭ ‬,Giovannino la fissò e lei pure‭ ‬,gli mise il cibo a terra e questa con un gesto della testa gli significò il benevole gesto‭ ‬,lentamente e cautamente Giovannino si allontanò chiudendosi la porta della casa alle spalle‭ ‬,quasi non credeva a quello che aveva fatto‭ ‬,a quello che era capitato‭ ‬,corse a letto e dalla finestra notò la lupa che mangiava ciò che gli fu dato‭ ‬,soddisfatto si addormentò‭ …

Furono molte le sere che Giovannino lasciava il ciottolo pieno di pane raffermo senza vedere più nessun lupo.‭ ‬Passarono molti inverni e non vide più quella lupa‭ ‬,l’ultimo che passò in quella casa fu di una sera di dicembre alla vigilia di Natale a notte tarda sentì un ululato‭ ‬,quasi come se fosse un saluto‭ ‬:era la lupa che dava il suo saluto a Giovannino.

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Le cento lire.

Come annunciavo nel precedentemente Giovannino e nei prossimi racconti oltre che completare una serie di storielle vissute in terra nativa‭ ‬,parlerà e racconterà della sua nuova dimora cittadina‭ ‬.In questa si vuole percorrere un passaggio morale e di virtù‭ ‬,se vogliamo piccoli frammenti di memoria che in lui lucidamente vede e sente ancora‭ ‬.

Ora come al solito prima del raccontino vi passo un po‭’ ‬di filosofia spicciola‭ ;‬e cioè alcune tesi teoriche di come la penso io‭ ‬,e cioè Giovannino‭! ‬Si va a parlare della simbiosi delle anime‭ ‬,di questo più volte annunciato in vari scritti precedentemente esposti e raccontati‭ ‬,prendo occasione per farne memoria in Giovannino‭ ‬.

Passo quindi al raccontino‭ ‬,Giovannino e le cento lire.

Si avvicinava il Santo Natale‭ ‬,ricorrenza questa che in Giovannino era molto seguita e sentita‭ ‬.

Lui credeva‭ ‬,lo crede ancora‭ ‬:‭ ‬al miracolo di Natale‭ !‬Crede e ne è convinto‭ ‬:‭ ‬è convinto che se si desidera qualcosa con sincerità e convinzione in quella Santa ricorrenza il miracolo arriva‭ ‬.

Fu una mattina di inverno e c’era molta neve‭ ‬,‭ ‬il tempo era grigio e minacciava ancora tempesta‭ ‬,fiocchi bianchi scendevano dal cielo e anche gli uccellini si riparavano nei covoni di paglia per il troppo freddo‭ ‬,questo non impediva a Giovannino a recarsi a scuola e poi dal ciabattino nonostante la strada piena di neve‭ ‬.

Il piccolo Giovannino con delle scarpe pesanti che gli aveva dato il ciabattino e con addosso un cappottino leggero si avventurava nel cammino verso la scuola e fu appunto in quel l‭’ ‬anno

particolare che era l’ultimo che soggiornava in quella casa di campagna e sapeva che poi di seguito emigrava con i suoi in terra bergamasca‭ ‬,sentiva particolarmente quel momento‭ ‬,come se fosse per lui un evento unico,‭ ‬godere quel luogo che lo aveva ammaliato,‭ ‬attimi che divennero eterni‭ ‬,poi non li avrebbe più visti e vissuti e tutto per lui poi finiva‭ ‬:non avrebbe più visto la sua casa‭ ‬,la sua micia‭ ‬,il suo cane‭ ‬,le sue galline‭ ‬,i suoi campi‭ ‬,i frutti che tante volte lo avevano sfamato‭ ‬,la lupa che da lontano un saluto gli aveva annunciato.

Quel Natale per certi versi era magico‭ ‬,è come se Giovannino vivesse una magia‭ ‬,da una parte il dispiacere di lasciare quella terra e dall’altra parte era felice perché ne scopriva un’altra‭ ‬,come se volesse vedere cose nuove e diverse‭ ‬,scoprire un’altra realtà di vita‭ ‬,camminare in altre strade e vedere una città‭ ‬,la sua città antica che di seguito fu la sua nuova dimora.

Qualcuno della parentela gli ne aveva parlato e lui curioso si era interessano a chiederne i particolari‭ ‬.

Quella mattina come detto si recò a scuola‭ ‬,oramai era l’ultimo anno e poi finiva la classe quinta elementare‭ ‬,questa l’aveva ripetuta perché lui era un asinello e come detto la matematica e altre discipline si lasciavano a desiderare‭ ‬,anche alla maestra gli dispiaceva‭ ‬,a lei gli aveva portato sempre tanti fiori‭ ‬,in particolare i mazzetti di viole.‭ ‬Uscito da scuola passò dalla nonna Giovanna dove mangiò qualcosa e si recò subito dal ciabattino a lavorare‭ ‬,li questo lo aspettava e gli dette subito in mano delle scarpe da lucidare‭ ‬,lui di buona lena si mise a lavorare e mentre faceva il suo lavoro gli cade l’occhio nel basso del banchetto del ciabattino‭ ;

vide che nel fondo di questo c’erano le cento lire e la tentazione di prenderle fu tanta‭ ‬.Fu tentato più volte di agguantarle‭ ‬,gli servivano quelle cento lire‭ ‬,con esse voleva comprarsi i cioccolatini‭ ‬,quelli rivestiti di figure natalizie per appenderli poi al suo albero di natale‭ ‬.

Passarono giorni e le cento lire erano sempre lì‭ ‬,in uno di quei giorni Giovannino distrattamente nel guardare quella moneta che voleva tanto per lui‭ ‬,ma non ne aveva il coraggio di rubarla si distrasse e si fece male con il pungiglione‭ ‬,l’arnese che serviva a bucare le suole per far passare lo spago avvolto di pece e si traforò il dito‭ ‬.Visto tanto sangue Giovannino mostro al ciabattino il suo dito e questo con santa pazienza gli estrasse il pungiglione e gli lo medicò subito‭ ‬,gli disse di andare a casa e visto che non poteva più lavorare gli disse di tornare da lui appena fosse guarito‭ ‬.

Mancava una ventina di giorni al Natale e l’alberello era ancora spoglio‭ ‬,mancava il filo dorato‭ ‬,i cioccolati‭ ‬,i dolci tipici di quei luoghi e cioè‭ ‬:il torrone‭ ‬,‭ ‬e altri e lui non sapeva come fare‭ ‬.‭ ‬Guarito il dito ritornò dal ciabattino e si accorse che le cento lire erano sempre lì‭ ‬,ma questa volte non volle più distrarsi anzi capì che il ciabattino le aveva lasciate lì apposta per vedere la sua onestà‭ ‬.Difatti passò qualche giorno prossimi al Natale e nel momento in cui doveva ricevere la sua paghetta settimanale di lire mille‭ ‬,il ciabattino gli raddoppiò la cifra‭ ‬,e gli disse:‭ ‬so che vuoi addobbare il tuo albero di Natale e con questi soldi lo potrai fare‭ ‬,con piacere tuo e mio e della tua bella onestà,capì Giovannino‭! ‬Capì che essere onesti c’è tutto da guadagnare e poco da perdere‭ ‬,ma nella vita che segue da adulto molti furono i disonesti che lo fecero soffrire,queste sono altre storie‭ ‬,restate con lui‭ ‬,con me‭ ! ‬Ne leggerete delle belle.

Con affetto Giovanni Maffeo -

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Dalle storie di Giovannino

La mercificazione dell’anima.

In questa parte Giovannino accantona la sua solita storiella di quando era fanciullo,

Lo fa per dare spazio al suo pensiero libero‭ ‬,di far capire che oltre l’apprensione strutturale del suo scritto è cambiato poco da quando era bambino,conservando a se il valori e i principali concetti di vita‭ ‬.

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Parla Giovannino.

La mercificazione dell’anima‭ ‬,aggiungo anche della parola.

Non la definirei disquisizione filosofica‭ ‬,‭ ‬il termine disquisizione è un termine di contrasto contenuto scabroso se vogliamo un possesso quasi abominevole‭ ‬.Quindi mi rivolgo a te dolce femmina,creatura naturale‭ ‬,timone che guida la vita degli uomini‭ ‬,‭ ‬ci dai delle pillole di saggezza‭ ‬,del tuo sentire,quindi direi che il termine più adatto sia acquisizione.

Mi spiego meglio:‭ ‬già da tempo addietro sotto un mio canto-anime nella notte-‭ ‬espressi una mia tesi-‭ ‬fu quella della simbiosi delle anime:‭ ‬in questa mia tesi‭ ‬,sostenevo,‭ ‬sostengo ancora che in un corpo umano seguono due forze‭ ‬:

il corpo=materia vivente, l'anima=materia spirituale,

Conclude Giovannino‭ ‬:‭ ‬ho avuto una infanzia travagliata e non ho bisogno di provocazioni per farmi notorietà anzi ammetto d’essere un mediocre‭ ‬,scrivo una semplice scrittura che nel tempo detta il mio semplice pensiero di autodidatta‭ ‬,salgo la mia scala sempre più percorribile ove la meta è sempre più vicina‭ ‬,che la volontà‭ ‬,la passione di scrivere è sempre più lodevole‭ ‬,un percorso naturale ove la mente trova la mia poesia.

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Giovannino fa le valige.

Forse è troppo presto di parlare di valige‭ ‬,perché Giovannino prima di andare via dal suo paese ha molte altre storie della sua infanzia da raccontare‭ ‬.In questa prima parentesi si dà accenno al suo tempo in cui si fecero i preparativi per emigrare in terra Bergamasca‭ ‬,infatti tende a portarsi avanti per poi tornare indietro‭ ‬,ma che comunque altre storie sue vi verranno narrate‭ ‬.‭ ‬Dopo il lungo inverno passato alla casa di campagna‭ ‬.

Giovannino si prepara con i suoi a migrare in terra Bergamasca‭ ‬,‭ ‬era l’inizio della primavera e le prime gemme spuntavano dai rami‭ ‬,si accorse che molte erano le cose da fare‭ ‬:salutare gli amici‭ ‬,recarsi a Candida paese di suo padre a salutare la zia Francesca e lo zio Luigi Cavallone e i suoi cugini‭ ‬,la sua nonna Giovanna Cutillo‭ ‬,‭ ‬la nonna paterna,‭ ‬che in quel tempo era ritornata al suo paese di Candida‭ ‬,lei nacque comunque a Boston in America‭ ‬,poi tornata in Italia con suo padre che emigrò negli anni precedenti alla sua nascita‭ ‬.Giovannino oltre che andava dalla sua nonna‭ ‬,doveva recarsi dal ciabattino e salutare tutti‭ ‬,insomma un da fare che ci volevano giorni per completare tutte quelle visite‭ ‬.

Lasciava la sua amata terra e nel cuor suo c’era un velo di tristezza‭ ‬,capiva che lasciava qualcosa di cui lui ne era innamorato‭ ‬,‭ ‬la gente con cui aveva condiviso il bello della sua prima infanzia‭ ‬,le prime emozioni e gioie‭ ‬,le scorribande nei campi e le varie corse che spesso aveva fatto giù per la strada sdrucciola dove c’era‭ ‬,c’è la chiesetta della sua madonna‭ ‬,la madonna incoronata‭ ‬,dal viso dolce‭ ‬,col suo bimbo imbraccio e la corona sulla testa‭ ‬,spesso chiamata da Giovannino‭ ‬,‭ ‬la Madonna incoronata‭ ‬,‭ ‬li a pochi passi il laghetto dove con gli amici passavano momenti a guardare le rane i pesciolini appena nati‭ ‬.

Correva Giovannino‭ ‬,correva ancora lungo quella strada‭ ‬,correva e non lo fermava nessuno‭ ‬,correva tra il vento e la pioggia tra le foglie che l’autunno si era lasciato alle spalle e l’erba fresca appena germogliata‭ ‬,tra i primi ciclamini e i canti di uccellini che annunciavano la nuova primavera‭ ‬,sentiva in se una nuova vita e a quella prossima che lo attendeva‭ ‬.‭ ‬Dopo aver salutato tutti‭ ‬,un pomeriggio di una giornata di sole si recò nei campi dove suo padre aveva lavorato‭ ‬,si avvicinò ad ogni albero di frutto alle viti ai ruscelli‭ ‬,ad ogni angolo dove lui era stato e passato momenti di quiete di armonia dove lui ne aveva raccolto gioia e sfamato con i frutti la sua sete e fame‭ ‬,si recò sull’aia e ballò la danza dell’addio‭ ‬.Pianse e rise e girandosi intorno guardò il cielo azzurro mentre l’aria fresca lo invadeva e colse l’abbraccio del sole‭ ‬.‭ 

Colse l’attimo del cambiamento che per lui incerto ma sorprendente aveva solo dieci anni Giovannino a quella epoca e un altro mondo lo attendeva‭ ‬,altre strade da percorrere altre storie diverse da raccontare‭ ‬,di un tempo fanciullo‭ ‬,di nuovi amici‭ ‬,di un inizio che ancora in lui era sorpresa e non sapeva cosa lo aspettasse‭ ‬,recarsi in una città del nord Italia era per lui una enorme meta‭ ‬,come se fosse una montagna da valicare‭ ‬,da raggiungere quasi a piedi‭ ‬,e si,che lui di corse ne faceva,era il più veloce del paese che a quei tempi solo lui e un altro dal nome Gerardo eran capaci‭ ‬,‭ ‬anche lui rosso di capelli‭ ‬,e nelle gare che facevano intorno al paese quasi sempre uno dei due vinceva‭ ‬.‭ 

Lasciava la festa patronale‭ ‬,i fuochi d’artificio‭ ‬,le bancarelle e il muso del maiale‭ ‬,questo cotto veniva mangiato con il limone‭ ‬,lasciva le luci colorate che in quella ricorrenza venivano messe in tutto il paese‭ ‬,la banda che suonava sul palco e i cantanti che allora rallegravano le serate di festa‭ ‬,lasciava la sua chiesa dove piccolino si recava a pregare‭ ‬,il monte Serrone‭ ‬,‭ ‬i santuari che la sua nonna gli aveva fatto conoscere,il monte Vergine‭ ‬,il monte sacro,‭ ‬dove i devoti facevano voto di penitenza recandosi su a piedi‭ ‬.

Lasciava la sua micia‭ ‬,il suo cane‭ ‬,che capiva che se ne andava e gli faceva le fusa,il suo cane gli scodinzolava la coda e faceva bau,come dire:perché te ne vai‭? ‬La stazione dove spesso si era recato per andare al cinema ad Atripalda un paese limitrofo ad alla città di Avellino‭ ‬,rivedeva la fattoria della nonna Giovanna e quella della nonna Luisa e nel suo stomaco tutto si ristringeva‭ ‬,ma oramai era un giovanotto con una folta chioma riccia si sentiva un uomo o quasi.

Arrivato il giorno della partenza e preparatosi la sua valigetta di cartone con pochi panni dentro e poche cose sue personali‭ ‬,lui e la sua famigli si incamminarono a piedi alla stazione del suo paese Salza Irpina a prendere il treno per Avellino‭ ‬,da li poi per Napoli e da Napoli a Milano per poi seguire il percorso per Bergamo‭ ‬.

Giovannino partì da quella terra nel lontano‭ ‬1961‭ ‬e fu ospite in terra bergamasca‭ ‬,seguiranno altre storie che narreranno i precedenti e i proseguimenti‭ ‬,altre avventure‭ ‬,l’arrivo alla città antica della bella città di Bergamo.

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Giovannino approda sulla terra promessa.

Nel lontano‭ ‬1961‭ ‬,esattamente nel mese di Febbraio Giovannino approda sulla terra promessa‭ ‬,la terra Lombarda‭ ‬.Faceva ancora molto freddo e il viaggio fu lungo in quel treno che a quei tempi dava l’immagine di una avventura‭ ‬,suo padre aveva preparato delle merende per quel lungo viaggio‭ ‬,delle grosse fette di pane che sua madre aveva sfornato per l’ultima volta dal forno‭ ‬,con dentro del formaggio e del salame‭ ‬,companatico che lui stesso aveva prodotto‭ ‬,una bottiglia di vino e dell’acqua‭ ‬,Giovannino e suo fratello Saverio e Giovanna e la piccola Maria Grazia guardavano meravigliati i paesaggi che dal treno si lasciava alle spalle‭ ‬,tutto sembrava meraviglia‭ ‬,la mamma anch’essa era un pò timorosa ed emozionata‭ ‬,dopo tempo rivedeva la sua mamma e il suo padre già residenti da un po‭’ ‬di tempo a Bergamo‭ ‬,ma il padre di Giovannino essendo già stato su era tranquillo‭ ‬,e per due lunghi anni aveva trovato lavoro a una grande fabbrica di metal meccanica‭ ‬,questa ditta gli aveva dato opportunità di lavoro e di sicurezza per la sua famiglia e per avere una certezza di un lavoro‭ ‬.‭ 

D’altro canto erano gli anni della ricostruzione e molte fabbriche del nord richiedevano manodopera‭ ‬.Era il tempo dove in molti settori si apriva il bum economico e tutti ne fecero tesoro‭ ‬,come furono molte le situazioni politiche‭ ‬:di seguito infatti ci furono molte stragi e molti morti‭ ‬,un paese il nostro di radici antiche‭ ‬,di gente colta e grandi avventurieri‭ ‬,di poeti e di scienziati,di gente semplice e grandi sognatori‭ ‬,ma anche di furfanti e malfattori‭ ‬.

Comunque tutto era novità per Giovannino‭ ‬,alle varie fermate delle stazioni di Napoli‭ ‬,di Firenze‭ ‬,di Bologna Giovannino guardava curioso il nuovo mondo‭ ‬,le grandi costruzioni e i grandi condomini e palazzi d’ogni misura‭ ‬,sentiva quell‭’ ‬odore diverso dal suo luogo e apprezzava il bello che vedeva‭ ‬,tra la gente notava il vestire elegante e si sentiva un pò pezzente‭ ‬,lui che vestiva semplice‭ ‬:un pantalone comperato al mercato di Atripalda e una maglia regalatogli da un suo zio che nel passato era stato da loro a trascorrere le vacanze‭ ‬,un cappottino sgualcito e delle scarpe che il ciabattino gli aveva dato in occasione quando andò a salutarlo,notava la natura che in quel fine di febbraio si stava svegliando nell’attesa della prossima primavera e vedeva già le prime gemme sui rami,notava le grandi distese dei campi e il colore della terra in quei primi tratti era nera,i colli della Toscana e le bellezze della bella Roma‭ ‬,i profumi della Romagna e il suo mare‭ ‬,e le distese della Lombardia grandi pianure‭ ‬.

La sua mamma accarezzava a se i suoi piccoli e con una timida voce gli sussurrava:

comportatevi bene ora che andiamo su,‭ ‬rispettate gli altri e fatevi voler bene da tutti‭ ‬,li si trovavano già i nonni materni che in precedenza si erano trasferiti un paio d’anni prima‭ ‬,il nonno Saverio e la nonna Luisa‭ ‬,quelli che avevano la fattoria nei pressi della stazione di Salza Irpina.‭ ‬Il padre aveva affittato un appartamento dal cugino di Giovannino‭ ‬,figlio del nonno Saverio‭ ‬,questo appartamento era sito nella città antica di Bergamo e lo aveva già arredato con gli arredi necessari per tutta la sua famiglia.‭ ‬Arrivati a Milano Giovannino vide l’enorme stazione e la moltitudine di gente che andava e veniva‭ ‬,gente d’ogni ceto sociale che frenetica si muoveva in quel quotidiano per lui tutto strano.

Preso il treno locale per Bergamo si avvicinava alle montagne della Bergamasca e l’aria fresca si sentiva sempre di più,il manto nevoso faceva da cornice e tutto dentro di lui era una evolversi di novità‭ ‬,‭ ‬un traguardo che stava per avverarsi nella nuova terra.‭ ‬Dopo qualche ora arrivarono a Bergamo‭ ‬,alla stazione nessuno era ad attenderli‭ ‬,preso il tram si arrivano alle porte di San Giacomo‭ ‬,passando per le porte di San Agostino‭ ‬,qui la strada costeggiava tutte le mura della città antica e si vedeva la città bassa un panorama incantevole per Giovannino‭ ‬,un nuovo luogo che già in lui gli si apriva ai suoi occhi come un qualcosa di bellissimo e travolgente‭ ‬.

Arrivati alle porte di San Giacomo scende dal pullman con la sua famiglia‭ ‬.Era una giornata come detto fredda‭ ‬,un bel sole faceva riflesso sui palazzi antichi e dava quella immagine di un antico coinvolgente‭ ‬,presero la stradina che li portava alla nuova dimora e Giovannino diceva al padre:‭ ‬Papà‭ ‬,‭ ‬papà‭ ‬,ma quando arriviamo‭ ?‬Ho fame‭! ‬Il padre tranquillo e sorridente lo tranquillizzava‭ ‬,gli diceva che ancora qualche metro e si sarebbero finalmente casati‭ ‬,le valige erano pesanti e tante erano state le fatiche a portarle a spalla‭ ‬.

Finalmente arrivati presero una strettoia‭ ‬,la via Arena‭ ‬,questa sita dietro al Duomo di città alta‭ ‬,lì dove ha sede la piazza antica‭ ‬,la piazza vecchia così chiamata‭ ‬,salgono diverse scale e entrano in quella casa svuotano le valige e Giovannino sempre curioso chiese ai suoi di uscire per un attimo‭ ‬,per andare a vedere quel luogo‭ ‬.Si recò alla piazza vecchia e vide tantissimi colombi‭ ‬,una meraviglia‭! ‬Era come se fosse stato sulla sua aia a giocare‭ ‬,con la differenza che li c’erano i colombi‭ ‬,‭ ‬mentre sulla sua aia c‘era di solito la paglia per il fieno e il grano da macinare‭ ‬,si addentrò nel centro della piazza e con lo stupore di molti si volteggiò su se stesso‭ ‬,‭ ‬alzò le mani al cielo e i colombi volarono in alto tra il cielo azzurro‭ ‬,‭ ‬tra se un grido di gioia e lo manifestò per aver trovato un luogo che a lui piacque già da subito,vedeva così la nuova terra‭ …

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Dalle storie di Giovannino‭ ‬.

Giovannino va a lavoro.

Non era una novità che Giovannino andasse a lavorare‭ ‬,come saprete al suo paese lui lavorava già dal ciabattino e arrivato nella nuova terra di certo non gli mancava occasione per ricominciare un nuovo lavoro.Ma prima di continuare con la nuova occupazione lavorativa in terra bergamasca Giovannino và ancora indietro nel tempo‭ ‬,quando ancora viveva nella casa di campagna in terra Irpina‭ ‬:

Capita che un giorno marinò la scuola con altri suoi amici‭ ‬,cosa rara per lui‭ ‬,perché rischiava le bacchettate del professore e le sberle di suo padre‭ ‬.Quel giorno era troppo entusiasta‭ ‬,in lui come negli altri suoi amici c’era la frenesia di evadere‭ ‬,di fuggire da qualcosa che li assillava‭ ‬.

Era di venerdì e già allora il fine settimana era una pretesa‭ ‬,forse alquanto azzardata‭ ‬,ma la settimana andava a termine e con i giorni seguenti assaporavano la gioia delle festività‭ ‬.Si avvicinava il periodo Pasquale e già nei campi i primi fiori‭ ‬,i primi ciclamini e con le viole adornavano la cornice campestre‭ ‬.

Da tenere presente che il luogo dove abitava era una vasta collina contornata e una enorme vallata accostata da monti ove si poteva accedere facilmente‭ ‬,infatti quel giorno sempre con i suoi amici si recò in montagna sul monte Serrone‭ ‬,lì c’era già stato con il suo compare di cresima e conosceva il percorso‭ …‬.

Camminarono tra i boschi‭ ‬,tra i castagneti ove il sole filtrava i suoi raggi‭ ‬,era una bellezza guardarsi intorno e ad un tratto su una piccola pianura videro un pastore con molte pecore‭ ‬,si domandarono cosa ci facesse lì in montagna‭ ? ‬Avvicinandosi con timore gli chiesero come mai era lì e non giù in pianura‭ ?‬Il pastore li guardò e sorrise‭ ‬,in loro vedeva l’ingenuità fanciulla e con senso paterno gli racconto ,disse che a valle c’era la semina dei contadini e che era ancora presto per andarci‭ ‬,quindi in quei luoghi incolti con la prima erbetta nascente poteva pascolare il suo gregge‭ ‬.

Raccontò un po'‭’ ‬di sé‭ ‬,della sua vita solitaria‭ ‬,di un tempo triste‭ ‬,di aver perso sua moglie e di avere anche lui dei figli‭ ‬,lasciati in custodia a sua madre‭ ‬,che comunque abitavano in un altro paese vicino ed erano a scuola‭ ‬.

Si sorprese e chiese come mai non erano andati a scuola‭? Giovannino arrossì e poche furono le risposte‭ ‬.

Disse che lo studio era importante‭ ‬,migliora la personalità e apre l’intelletto a un mondo migliore‭ ‬.

Dopo aver scorrazzato tra felci e rami secchi Giovannino e i suoi amici tornarono a casa‭ ‬,ognuno di loro disse la bugia ai loro genitori ,ma per Giovannino non fu così‭ ‬,il ciabattino se ne accorse e di seguito lo seppe pure il padre‭ ‬,quindi anche quel giorno si prese la dose di mazzate‭ ‬.

Dopo qualche giorno che si era stabilito nella nuova casa‭ ‬,in via Arena nella città vecchia di Bergamo Giovannino cominciò ad ambientarsi alla nuova vita‭ ‬,qui l’abitazione non era come la casa di campagna che era spaziosa e intorno c’erano giardini e campi‭ ‬,ma restava tutto più chiuso in una architettura antica‭ ‬,dove comunque lui apprezzava quel fascino fiabesco dell’antico tempo.

Trovava quindi il colle aperto e San Vigilio‭ ‬,località queste collegate alla stessa città vecchia non lontane dalla piazza vecchia‭ ‬,qui si affacciava,si affaccia‭ ‬,‭ ‬la veduta della città bassa e specialmente nelle giornate di sole o a tarda sera si vede la bellezza della distesa del territorio con le tante costruzioni‭ ‬,contornata da mura altissime‭ ‬,una cornice romantica per la lunga passeggiata di questo luogo.

Fa presto conoscenza con altri ragazzini lì residenti e comincia da subito a relazionarsi con loro‭ ‬,conosce Salvatore Murro e Nicola Adobati‭ ‬,due ragazzi anch’essi emigranti‭ ‬,uno dalla Sardegna e l’altro di padre Siciliano e madre bergamasca e che subito ne divine amico‭ ‬,questi a sua volta gli fanno conoscere altri amici‭ ‬,Nino e Andrea e di seguito altri che nel racconto vi citerò.

Ora però parliamo di lavoro:‭ ‬come vi avevo detto lo zio di Giovannino Amato Giangregorio figlio di suo nonno materno aveva fatto il servizio militare a Bergamo e da questi si casò a Bergamo e si sposò con una ragioniera bergamasca aveva aperto una ditta di maglieria e aveva diverse lavoranti e lo zio volle che anche Giovannino andasse a lavorare da lui‭ ‬,le sue mansioni erano di seguire l’addetto ai telai di maglieria e aiutare lui nel imbustare e scatolare le maglie per poi spedirle in tutta Italia e all’estero‭ ‬,un laboratorio al quanto funzionale e ben organizzato‭ ‬.

Iniziò subito Giovannino e fu presto gratificato dall’accoglienza di tutti‭ ‬,in particolare dalle ragazze che come detto erano molte‭ ‬,alcune lo coccolavano e gli sorridevano‭ ‬,lui con poca malizia diventava subito rosso e a volte non capiva‭ ‬,già comunque era rosso di capelli poi si ci metteva il rossore della pelle e diventava una fiamma,ma gli piaceva ricevere quelle aggraziate attenzioni‭ ‬,non era mai stato a contatto di una donna e lì di femmine ce n’erano ed erano anche molto belle‭ !‬Sentiva già allora quel profumo di donna che mai aveva sentito e capiva quanto fosse eccitante tutto quello.

Erano molti i favori che gli chiedevano le ragazze‭ ‬,e con scuse varie lo solleticavano e a volte abboccava ingenuamente‭ ‬,Giovannino annuiva e con parole di consenso gli mostrava tutta la sua disponibilità e simpatia‭ ‬.Capitò che negli anni seguenti si innamorò perfino di una di queste con scarsi risultati‭ ‬,‭ ‬ma la timidezza lo penalizzava e non riusciva a farsi avanti‭ ‬,davanti a tanta grazia e tanta abbondanza in se soffriva‭ ‬,vedeva i loro grembiuli scollati che d’estate vestivano quasi tutte sbottonate davanti e le cosce e il loro corpo si mostrava sensuale e invitante,insomma era un piacere a vedere tanta grazia di Dio,ma anche una sofferenza per lui che incominciava a sentire il fremito del desiderio‭ ‬,avrebbe voluto toccare accarezzare quei corpi sensuali‭ ‬,anche perché più volte gli fu dato opportunità di farlo‭ ‬,ma lui aveva paura come se fosse un frutto proibito da mangiare‭ ‬,lui che era‭ ‬,è di sangue caliente tutto gli ribolliva nelle vene e non solo nelle vene‭ ‬,e fu in più occasioni che si ritrasse con la paura di essere rifiutato o di fare brutta figura.

Ora si pente per non aver accettato e averci con alcune di loro provato‭ ‬,ma già allora sentiva che per avere una storia ci doveva essere un qualcosa di sentito‭ ‬,di attrazione sentimentale altrimenti restava solo sesso‭ ‬,questo comunque fu per lui tabù per molti anni.

Si alzava alle sette di mattina un po‭’ ‬come per la casa di campagna quando con sua sorella andava in paese a portare il latte alla gente e poi recarsi a scuola‭ ‬,qui invece a piedi si incamminava dalla città alta alla città bassa per andare al laboratorio dello zio che si trovava quasi al centro della città‭ ‬,molto vicino al sienterono‭ ‬,luogo questo centrale di Bergamo,‭ ‬nei pressi di via Borfuro una laterale di via San Orsola dove poi seguiva il sienterone presso porta nuova‭ ‬,qui arrivava per le otto e subito incontrava suo zio e altri lavoranti‭ ‬.

Le giornate passavano e lui presto imparò le varie funzioni del grande macchinario,era un grande telaio dove venivano tessute la varie parti delle maglie‭ ‬,queste parti venivano poi rimagliate dalle ragazze per poi diventare maglie o maglioni completi.

La sera verso le sette smetteva il lavoro e sempre a piedi saliva per la via San Alessandro‭ ‬,da qui a metà strada arrivava al paesetto‭ ‬,una piccola contrada dove abitavano alcuni zii e la sua nonna Materna Luisa,a volte nel tragitto si fermava a salutarli e poi riprendeva il cammino per la sua casa‭ ‬,come se non fosse cambiato nulla dal tragitto della casa di campagna‭ ‬,solo che lì c’era un ambiente cittadino‭ ‬,mente al suo paese c’era un ambiente paesano‭ ‬,ma il percorso era simile‭ ‬,e lui correva‭ ‬,correva sempre anche lì‭ ‬,gli mancava la chiesetta della sua madonna incoronata e il laghetto con i pesci che non avrebbe mai più visto‭ ‬,in compenso c’era un’altra chiesetta in quel tragitto anch’essa della madonna che nel salire quella strada la incontrava e tra se recitava ancora la preghiera(l’ave Maria‭ )

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Dalle storie di Giovannino‭ 

Giovannino ritorna a scuola.

…‬Giovannino rimane sempre più attratto dal nuovo mondo‭ ‬,dal nuovo luogo della città antica di Bergamo.‭ ‬Una città che racconta la sua antica storia e le sue chiese e monumenti e strutture antiche ne parlano per lei.‭ ‬Giovannino ne continua a raccontare‭ ‬,racconta di se‭ ‬,della sua fanciullezza di quel tempo‭ ‬,meta dei suoi ricordi e esplorazioni nuove..‭ ‬Lo fa con parsimonia

con amore‭ ‬,evidenziandone i particolari‭ ‬,specialmente quelli storici per dare un senso al trascorrere del tempo e lasciare una impronta non solo sua ma delle epoche che si susseguono‭ ‬,si mutano e si evolvono‭ ‬.Infatti in ogni luogo dove lui ha vissuto‭ ‬,vive la sua vita‭ ‬,ne fa e da memoria‭ ‬,del suo passato e della storia.

Una storia che ha importanza per raccontare‭ ‬,ha la sua valenza per l’emotiva e sensibilità‭ ‬,per capire e far capire che ogni essere non è mai stato radicato per sempre nel proprio luogo nativo‭ ‬,ma branche di esse hanno ramificato discendenze‭ ‬,hanno fatto progenie e si sono diffuse nel mondo della nostra amata terra senza dare affermate appartenenze di fissa dimora,ma da uomini liberi che viaggiano nel tempo della vita.‭ ‬Vi racconto quindi accenni di storia bergamasca per poi passare al raccontino di Giovannino.

Quindi Bergamo oltre che città antica‭ ‬,città d’arte e storia.

CONTINUO SIA CON I MIEI RICORDI CHE INCLUDONO ALTRI CONCETTI  LEGATI ALLA MEMORIA E I RICORDI . 

Con la memoria tornano spontaneamente alla mente le cose del passato,‭ ‬con la reminiscenza cerchiamo di ricordare coscientemente un pezzo che era stato dimenticato.‭ «‬Quindi,‭ ‬la reminiscenza ha un aspetto di consapevolezza che nella memoria è in qualche modo assente.

Nello stoicismo sia la memoria che i ricordi sono materiali.‭ ‬Per l'epicureismo la conoscenza consiste in uno scorrere continuo di immagini materiali‭ (‬εἴδωλα‭) ‬che colpiscono i nostri organi di senso provocando un accumulo di‭ «‬sensazioni ripetute‭» ‬che vengono conservate nella memoria e che serviranno,‭ ‬all'occorrenza,‭ ‬per formare le conoscenze generali e le‭ «‬anticipazioni‭» ‬che si originano dalle particolari esperienze sensibili fatte in passato e di cui conserviamo nella memoria il ricordo che applichiamo ai dati empirici in atto.

Secondo Plotino.

Secondo Plotino il fenomeno della memoria è puramente spirituale e la corporeità le è di ostacolo poiché il ricordo è qualcosa che permane nel tempo mentre l'oggetto materiale è soggetto al divenire cosicché‭ «‬l’essere corporeo che si muove e scorre sarà necessariamente causa di oblio‭»‬.‭ ‬È solo l'anima che rammenta ma questo non vuol dire che con la reminiscenza possiamo attingere il sapere di realtà supreme e immutabili‭[‬17‭] ‬perché il ricordo non può essere proprio di un intelletto che,‭ ‬essendo incorporeo,‭ ‬non dimentica e quindi non ha bisogno di ricordare.

Il fenomeno della memoria dunque è tale perché alla nostra coscienza,‭ ‬limitata corporalmente,‭ ‬arrivano le immagini di un intelletto supremo,‭ ‬fuori dalla temporalità,‭ ‬che ha una visione continua di tutto quello che alla coscienza umana appare di tanto in tanto sotto l'aspetto del ricordo.

Agostino d'Ippona‭ ‬.

Così Agostino descrive il fenomeno della memoria coerentemente alla sua dottrina dell'interiorità della verità:

‭«‬Giungo allora ai campi e ai vasti quartieri della memoria,‭ ‬dove riposano i tesori delle innumerevoli immagini di ogni sorta di cose introdotte dalle percezioni‭; ‬dove pure sono depositati tutti i prodotti del nostro pensiero,‭ ‬e tutto ciò che vi fu messo al riparo e in disparte e che l'oblio non ha ancora inghiottito o sepolto.‭ 

Quando sono là dentro,‭ ‬evoco tutte le immagini che voglio.‭ ‬Alcune si presentano all'istante,‭ ‬altre si fanno desiderare più a lungo,‭ ‬quasi vengano estratte da ripostigli più segreti.‭ ‬Alcune si precipitano a ondate,‭ ‬e mentre ne cerco e ne desidero altre,‭ ‬ballano in mezzo,‭ ‬con l’aria di dire:‭ "‬non siamo noi per caso‭?"‬.‭ ‬E io le scaccio con la mano dello spirito dal volto del ricordo,‭ ‬finché quella che cerco si snebbia e avanza dalle segrete al mio sguardo.

La memoria quindi è presente tutt'intera fin dalla nascita e non abbiamo bisogno di esperienze per acquisire i ricordi:

‭«‬Ma quando è la memoria a perdere qualcosa,‭ ‬come avviene allorché dimentichiamo e cerchiamo di ricordare,‭ ‬dove mai cerchiamo,‭ ‬se non nella stessa memoria‭? ‬Ed è lì che,‭ ‬se per caso ci si presenta una cosa diversa,‭ ‬la respingiamo,‭ ‬finché capita quella che cerchiamo.‭ ‬E quando capita,‭ ‬diciamo:‭ «‬È questa‭»‬,‭ ‬né diremmo così senza riconoscerla,‭ ‬né la riconosceremmo senza ricordarla.

Per Tommaso d'Aquino la memoria riguarda la sensibilità e il tempo passato quindi l'anima sensitiva,‭ ‬non quella intellettiva,‭ ‬può cogliere i ricordi ma,‭ ‬poiché vi è sempre coscienza nel ricordare,‭ ‬la memoria consiste nel conservare in potenza gli universali delle cose conosciute i quali si tradurranno in atto con i sensi.

UNA MIA POESIA‭ ‬.

Presi per mano la mia vita‭ 

Tratta dal mio romanzo‭ ‬-‭ 

Il viaggio del poeta‭ ‬.

Riflettevo tra me e me‭ 

Mi chiedevo se ne valeva la pena continuare a sognare‭ ?

A sperare all’abbaglio amoroso‭ ‬,‭ ‬il brivido fugace‭  ‬,

Mi uscì dalla bocca un tono di voce rauco‭ ‬,ferroso‭ ‬:

Era un singhiozzo rumoroso‭ ‬,‭ 

un abisso olezzante‭ ‬,inodore‭ ‬...

Di un‭  ‬pathos platonico e suoni grigi‭ ‬,

di silenzi rauchi e assordanti silenzi‭ ‬.

Sorpreso mi accorsi ch’ero un piccolo bambino‭ 

Facevo sogni da grande‭ ‬...

c'era troppa enfasi nella mia immaginazione‭  

Poca la sostanza‭ ‬,‭ ‬il nulla mi fu dato‭ ‬.

Presi per mano la mia vita‭ 

Nel‭  ‬gaudio giorno e la portai sul mio giorno‭ 

Mi ripetei più volte all’inutilità dell’essere o volere‭ ‬,

Di sperare amare con la volontà sincera‭ 

Ove l’amore‭ ‬,non trova spazi per morire‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Rinascimento

Nell'età rinascimentale si sviluppa l'interesse per la filosofia platonica e in particolare per la concezione della memoria ripresa da Marsilio Ficino e Pico della Mirandola che,‭ ‬rifacendosi al metodo di Cicerone per la retorica,‭ ‬creano la mnemotecnica,‭ ‬l'arte di imparare a memoria,‭ ‬collegandola alla dottrina lulliana dell'ars combinatoria un metodo,‭ ‬inventato da Raimondo Lullo‭ (‬1235-1315‭)‬,‭ ‬teologo,‭ ‬filosofo e missionario catalano,‭ ‬e descritto nella sua opera Ars compendiosa inveniendi veritatem seu ars magna et maior‭ (‬1274‭)‬,‭ ‬tramite il quale,‭ ‬servendosi anche di schemi e figure,‭ ‬si potessero collegare,‭ ‬in una sorta di logica meccanica,‭ ‬concetti fondamentali in modo da acquisire verità in ogni campo del sapere.‭ 

Questa tecnica poteva anche essere utilizzata come una forma di mnemotecnica,‭ ‬in quanto facilitava la memorizzazione delle nozioni di base ma lo scopo ultimo era quello di‭ «‬arrivare a una enciclopedia totale,‭ ‬a un sapere universale...‭ ‬Cioè a una‭ "‬clavis‭" ‬universale,‭ ‬cioè una‭ "‬chiave‭" ‬universale,‭ ‬che mi permetta di accedere a qualunque sapere nella sua totalità.

Si cominciano quindi ad elaborare metodi combinatori di logica formale-matematica a iniziare dalle mnemotecnica‭ ‬-‭ ‬metafisiche di Giordano Bruno sino ai tentativi di Leibniz che attraverso l'analisi del linguaggio riteneva potesse fondarsi una nuova scienza:‭ ‬l‭' "‬Ars combinatoria‭"‬:‭ ‬una simbolizzazione del pensiero con cui operare calcoli logico-matematici.

Età moderna.

Nell'età moderna si avanza con Cartesio,‭ ‬in nome della concezione metafisica del sapere fondato sul principio dell'evidenza,‭ ‬una diminuzione della funzione cognitiva della memoria che viene teorizzata in termini fisiologici:‭ ‬il ricordo ha una consistenza corporea tale che si imprime con passaggi successivi nel cervello‭ «‬Secondo che la loro azione è più forte,‭ ‬dura più a lungo o è reiterata più volte‭» ‬formandosi così le idee corrispondenti a tali‭ "‬tracce‭" «‬senza che la presenza degli oggetti cui esse si rapportano vi sia richiesta.

Il rapporto tra elementi corporei e intellettuali secondo Cartesio è reso possibile da quella che egli chiama ghiandola H‭ (‬la ghiandola pineale‭) ‬che regola i flussi degli spiriti animali,‭ ‬che sono messaggeri per i nostri sensi che corrono attraverso il nostro corpo e lungo i nostri nervi verso i‭ «‬luoghi del cervello ove sono le tracce che l’oggetto di cui ci si vuole ricordare vi ha lasciato.

Thomas Hobbes riprende l'interpretazione materialista basata sul movimento della scuola epicurea concependo la memoria come l'indebolimento della sensazione che l'ha provocata per cui il ricordo è‭ «‬sentire di aver sentito‭»‬,‭ ‬riportare cioè alla conoscenza sensibile quello che in passato è stato oggetto dei sensi.

Per John Locke va esclusa ogni teoria innati sta poiché la memoria dipende dalla coscienza e dall'esperienza:

‭«‬La mente si mette spesso al lavoro in cerca di qualche Idea nascosta,‭ ‬e rivolge ad essa l’Occhio dell’Anima:‭ ‬perché a volte queste idee sorgono all’improvviso nella nostra mente di loro spontanea volontà o spesso sono risvegliate e fatte uscire dalle loro celle oscure verso la luce da una passione turbolenta e tempestosa.

Se la memoria nasce da un fatto empirico in atto essa va intesa come una specie di contemplazione mentre si tratta di reminiscenza quando si richiama coscientemente alla mente una‭ «‬sensazione illanguidita‭» ‬presente in maniera più o meno chiara nel‭ «‬deposito della memoria.

Il nostro spirito assomiglia a quelle tombe dove le iscrizioni sono cancellate dal tempo e le immagini cadono in polvere,‭ ‬anche se rimangono il bronzo e il marmo.

Per mantenere viva la coscienza della nostra identità personale,‭ ‬che consiste nella memoria di noi stessi,‭ ‬poiché‭ «‬fin dove questa coscienza può essere estesa indietro ad una qualsiasi azione o pensiero del passato,‭ ‬fin lì giunge l'identità di quella persona,‭ ‬dobbiamo continuamente riportare alla primitiva nitidezza quelle idee che si sono sbiadite col passare del tempo.‭ ‬È questo un continuo lavoro di manutenzione della nostra memoria che ci assicura la nostra identità,‭ ‬che inevitabilmente si annebbia con la perdita del ricordo delle nostre esperienze passate.

David Hume ribadisce il carattere empirico della memoria che è dotata della‭ «‬libertà dell’immaginazione di trasporre e cambiare le sue idee e condivide la teoria che la memoria di-scopre e produce l’identità personale.

Lo stesso argomento in dettaglio:‭ ‬Identità personale‭ § ‬Hume.

Gottfried Wilhelm von Leibniz contesta l'empirismo di Locke e,‭ ‬teorizzando la memoria nell'ambito della sua concezione spiritualista della sostanza e della percezione,‭ ‬anticipa la problematica dell'inconscio sostenendo che la memoria fa sì che le idee,‭ ‬presenti virtualmente nella mente come‭ "‬piccole percezioni‭" ‬inconsce,‭ ‬divengano‭ "‬appercezioni‭" ‬coscienti.

Per Immanuel Kant si può attribuire alla memoria un aspetto attivo e uno conservativo intendendola come‭ «‬facoltà di rendersi volontariamente presente il passato.

In Georg Wilhelm Friedrich Hegel la memoria è la capacità di rendere concrete con il ricordo le rappresentazioni,‭ ‬espressioni di entità e concetti astratti e,‭ ‬in questo senso,‭ ‬fa parte dello sviluppo dello Spirito che può così manifestare le proprie potenzialità:‭ ‬perciò la memoria‭ «‬è soltanto il modo estrinseco,‭ ‬il momento unilaterale dell’esistenza del pensiero.

UNA MIA POESIA.‭ Ridono di me‭ ‬.

Sospeso‭ ‬,‭ ‬senza un brivido di fede‭ 

nella beffa‭ ‬,‭ ‬l’impulso s’azzuffa‭ …

dà reazione all’azione‭ ‬,‭ ‬al contrasto degli opposti‭ ;

all’acquisizione spirituale del paradosso iniquo‭ ‬.

Oh‭  ‬miracolo pregio della santa fede‭ ! 

Non fare di me cibo di riposo‭ …

fammi entrare negli ingranaggi del cuore‭ ‬,

nei mulini a vento ove tu saresti la mia favola‭ ‬.

Ridono di me ripiego per colei che mi vena l'anima‭ 

di me‭ ‬,‭ ‬pretesto di rimpianti e ricordi‭ ‬:

appoggio morale ove la tensione sale‭ 

ove si muta la foresta in giardino‭ ‬.

Si snuda la bella fata coprendosi di rose‭ 

nei giorni della mia vita fa le coccole al sole‭ …

bizzarra‭ ‬,‭ ‬ogni mia resa non conosce sfida‭ ;

spande aria‭ ‬,‭ ‬tra gli agrifogli e foglie lucide‭ ‬.

Ridono di me le bianche spose‭  

stanco di tripudi‭  ‬all’io di lei non cedo‭ …

tu,‭ ‬l’agnello sacrificale le fresche labbra brami‭;

capricci sul guanciale il giglio dell’alba rosa‭ ‬.

Ridete pure brutta gente‭ !

Solo l’opulenza mi dà abbondanza‭ …

anche se il tempo in me si cupa‭ ‬,

l’infida astuzia io la rinnego.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Novecento.

Henri Bergson,‭ ‬rifacendosi a Hume che concepiva la memoria come il persistere attenuato della percezione iniziale,‭ ‬ritiene che la percezione sia un ritagliare un'immagine parziale della realtà percepita che dura per l'istante della percezione iniziale stessa che poi viene superata da altre percezioni,‭ ‬ritagli temporanei,‭ ‬della realtà.‭ ‬La memoria è invece l'accumularsi,‭ ‬lo stratificarsi dei ricordi,‭ ‬duraturo e sempre tutt'intero presente,‭ ‬indipendentemente dalla coscienza che se ne ha,‭ ‬e la cui dimensione temporale non è l'istante,‭ ‬proprio del‭ "‬tempo spazializzato‭" ‬della scienza,‭ ‬come avviene per le percezioni,‭ ‬ma la‭ "‬durata reale‭"‬,‭ ‬il tempo vissuto.‭ ‬Il rapporto tra la percezione materiale del reale e la memoria,‭ ‬dimensione spirituale della durata,‭ ‬costituiscono quindi un tutt'uno.

Nelle Lezioni sulla coscienza interna del tempo Edmund Husserl,‭ ‬per spiegare il ruolo della memoria nella percezione,‭ ‬introduce il concetto di‭ "‬ritenzione‭"‬,‭ ‬o‭ "‬ricordo primario‭"‬.‭ ‬Grazie alla ritenzione l'esperienza appena passata viene mantenuta nella coscienza accanto all'esperienza‭ "‬presente‭" ‬in senso stretto:‭ ‬in questo modo è possibile percepire‭ "‬oggetti temporali‭"‬,‭ ‬cioè oggetti che hanno una durata complessa nel tempo,‭ ‬per esempio una melodia.

Dal punto di vista di Husserl è importante distinguere chiaramente la ritenzione,‭ ‬che rende possibile il costituirsi di un oggetto temporale nel presente,‭ ‬dalla‭ "‬rimemorazione‭"‬,‭ ‬che è invece la‭ "‬presentificazione‭" ‬di una esperienza percettiva passata‭ ‬.

Come si nota sono varie le versioni sulla memoria sui ricordi‭ ‬,ma a me a molti di voi interessa la storia della narrazione ove si evince un fatto reale e realmente accaduto‭ ‬.Tratto dalle mie letture e da me elaborato‭ ‬,‭ ‬da latini greci‭ ‬-‭ ‬Fabbri Editore‭ ‬.

FRAMMENTI DI MEMORIA‭ ‬.

Ero nascosto nel labirinto di una scena‭ ‬,‭ ‬chiuso in un alveare di parole a scrivere poesia‭ ‬,tra me dissi‭ ‬:voglio diventare poeta‭ ! ‬Una titolarità alquanto esagerata‭ ‬,ambita dal mio egoismo‭ ‬,diffamata da increduli scettici che per loro la poesia era solo per i trascorsi‭ ‬,i maestri del passato‭ ‬,‭ ‬quelli che nei secoli han lasciato i loro ricordi‭ ‬.

Ma io non demordo dissi tra me col ghigno sorriso‭ ‬,‭ ‬lo dissi convinto‭ ‬,‭ ‬come stessi assaggiando per la prima volta‭ ‬,l'aguzzo ingegno‭ ‬,‭ ‬il piacere d'essere qualcuno‭ ‬.

Di provare la mia capacità di scrivere che nei ricordi bambino non avevo avuto,‭ ‬non c'era stato tempo‭ ‬,‭ ‬non ero stato assistito nello studio‭ ‬,‭ ‬ne aiutato‭  ‬.

Ero invece nella povertà assoluta‭ ‬:abitavo con i miei in un casale tra la povera gente‭ ‬,

‭( ‬lavoratori della terra‭ ) ‬si sudavano la vita con le sole braccia‭ ‬.‭ ‬Uno di essi era mio padre‭ ‬.

Forse mi ripeto come ho più volte accennato sono un autodidatta‭ ‬,‭ ‬uno che fa da se‭ !‬Uno che ha sofferto la cultura dello scrivere del pensare come potere metterci rimedio‭ ‬.

I primi sintomi li ebbi bambino alle elementari‭ ‬,non mi curavo delle doppie‭ ‬,‭ ‬degli accenti‭ ‬,‭ ‬dei congiuntivi‭ ‬,della sintassi‭ ‬,insomma della grammatica in generale‭ ‬,ma sentivo che avevo l'indole per narrare un qualcosa‭ ‬,‭ ‬cosa non lo sapevo‭ ?

La sera era tragica quando dovevo fare i compiti‭ ‬,un tema‭ ‬,‭ ‬un riassunto‭ ‬,un compito di matematica‭ 

non avendo come detto aiuto improvvisavo con il risultato negativo e di avere poi a scuola scarsi voti‭ ‬.

Ignorante continuavo a ignorare quello che desideravo fare della letteratura‭ ‬,infatti per anni accumulavo libri senza sapere poi cosa farne‭ ‬,nemmeno li leggevo‭ ‬,le posavo da qualche parte e li ignoravo‭ ‬,‭ ‬come se fossero per me un tesoro‭ ‬,questo mi fece pensare‭ ‬:forse un giorno li leggerò‭ ?

Forse dissi‭ … ‬ma era inutile‭ ‬,il tempo passava e non avevo risposte dal mio io‭ ‬,volli allora continuare gli studi‭ ‬,chissà dissi tra me‭ ‬:‭ ‬provo a riandare a scuola e prendere almeno la terza media‭ ‬.

A quegli anni era dura‭ ‬,tutto era precario‭ ‬,era difficile‭ ‬:‭ ‬o si portava a casa il pane o non si mangiava‭ ‬,o non potevo avere la moto‭ ‬,andare al cinema‭ ‬,‭ ‬sostenere col mio contributo la mia numerosa famiglia‭ ‬,c'era in me solo ribellione‭ ‬,fuoco che bolliva‭ ‬.

Già‭  ‬in quella mia giovinezza sentivo i miei ormoni schizzare a mille e l'amore in me si esaltava‭ ‬,ma la timidezza mi fregava ove facevo a botte con la stessa‭ ‬,mi sfogavo andando in giro con la moto facendo lunghi percorsi visitando luoghi‭  ‬,laghi‭ ‬,‭ ‬monti‭ ‬,alcuni ricordi del mare erano rari‭ ‬.

Nella mia testolina brillava il pensiero che un giorno avessi voluto casarmi avere figli‭ ‬,ma era presto avevo solo sedici anni‭ ‬,un bambino‭ ‬,un moccioso egoista e ribelle incurante del significato della vita‭ ‬,del vivere quotidiano ove i mille problemi erano all'ordine del giorno e bisognava lavorare‭ ‬,‭ ‬lavorare e basta‭ ‬.

D'altro canto sono nato povero e non c'era rimedio‭ ‬,fu che nel periodo degli anni diciotto che incontrai l'amore‭ ‬,‭ ‬quella che fu poi mia moglie‭ ‬,la conobbi‭ ‬,‭ ‬la frequentai e per ragioni di lavoro per molto tempo all'incirca un anno rimanemmo distanti‭ ;‬ci fu allora una scintilla che fece scattare‭  ‬in me l'io penso‭ ‬,difatti furono moltissime le mie lettere d'amore che scrissi alla mia amata‭ ‬,ogni giorno ne scrissi una‭ ‬,‭ ‬capii che la mia scrittura cominciava ad emergere a narrare a poetare‭ ‬.

UNA MIA POESIA‭ ‬.PORTAVO I FIORI‭ ‬.

Senza sonno,‭ ‬pauroso del fato sognavo il nulla‭ 

portavo i fiori all'incoscienza dell'innocenza‭ ‬,

la fatua brezza che mi rendeva unico‭ ‬...

ove l'illusione di attimi nel cuore si assopivano‭ ‬.

Portavo i fiori ad un fantasma‭ 

creato da me nella mia fantasia‭ ‬...

creavo la magia nel tartaro infinito‭ ;

fuggi da me diavolo tentatore‭ ‬,tra me le angosce svelo.

Ed era bello‭ ! ‬Era come se avessi raggiunto i soavi baci‭ 

per darti la sovrabbondanza del mio spirito‭ ‬...

ove l'onniveggente viola i confini‭ ‬,

tace‭  ‬pensieri che in poesia si svelano‭ ‬.

Portavo i fiori alla pietosa visione al celato impeto‭ 

a quella superbia mite ove mi accuso di essere prolisso‭ ‬,

cruccioso fu il mio lamento‭ ‬,‭ ‬egoista la mia pretesa‭ ‬...

nei miei occhi leggo l'evidente compassione‭ ‬.

Portavo il senso dell'indefinito nell'ombra la lusinga‭ 

la desiderata trasgressione che sanno fare gli sciocchi umani‭ ‬,

la strepita emozione che piace al mio sangue‭ ‬...

si burla di me del mio corpo‭ ‬,si contorce nella mente‭ ‬.

E‭' ‬tanta la fantasia dell'amore leggera aleggia‭ ‬:

beffa a chi ci crede‭ ‬,‭ ‬a chi lo vuole‭ …

si mostra in chiave libertina nello stomaco trabocca‭ ‬,

viscera possessi di piaceri nel dubbio dilagante‭ ‬.

Portavo i fiori alla madonna‭ ‬,‭ ‬la donna santa‭ 

la mia compagna dei tristi momenti‭ ‬,

la sua preghiera fa ricchi i cuori impuri‭ ‬...

la dove ogni verità fertilizza la terra arida‭ ‬.

Giovanni Maffeo‭ – ‬Poetanarratore‭ ‬.

Ma poi‭ ‬,‭ ‬poi più nulla‭ ‬,‭ ‬mi sposai ebbi figli e la scrittura mi abbandonò‭ ‬,l'ispirazione finì nel burrone tra i ruderi di un sogno innegabile trastullato da pensieri e preoccupazioni per la famiglia‭ ‬,oltre per mia madre e mio padre che invecchiavano e ebbero grossi problemi‭ ‬.

Dunque i libri li continuavo a raccogliere‭ ‬,‭ ‬ad ammucchiarli nella stanza ovunque avevo posto con la disapprovazione di mia moglie‭ ‬,di provare quella sensazione forse illusione che mai in me sbocciava‭ ‬,si degnava di prenderne almeno uno in mano da leggere‭ ‬.Ero un disastro‭ ‬,un copia e incolla della inutile prova a cercare il senso di ciò che volevo‭ ‬,‭ ‬che desideravo‭ ‬.

UNA MIA POESIA‭ ‬.

L'eclissi del cuore‭ ‬.‭ 

( Madrigale‭ )

Mordo la robusta scorza‭ 

sulla quercia la mia bocca giace‭ ‬,‭ 

si appropria di un volere effimero‭ ; 

in un instabile cuore batte l‘avvenire.‭ 

E venne il sollievo‭ ! 

Un’altra luce a me s’inebria‭ … 

odo il suo sordo fremito‭ ; 

odo te nella mia anima minuta‭ ‬.‭ 

Odo il garrire delle rondini‭ 

esse emigrano dove una rosa sboccia‭ ‬,‭ 

nel lontano paradiso‭ 

ove l‭’ ‬evanescenza mi fa tuo‭ ; 

lì placo il mio animo ridendo sottovoce‭ ‬.‭ 

Ed è la lussuria che mi tenta‭ ‬,‭ 

di accidia pecco‭ … 

di illusioni non ne voglio più soffrire‭ ; 

ai falsi plausi gli batto le mie mani‭ ‬.‭ 

E da maculati teli realizzo una bandana‭ 

la coloro d'amore di autunno e primavera‭ ‬,‭ 

la musica segnerà la nostra storia‭ ; 

ricorderà te con gli occhi di rubino‭ ‬.‭ 

Sei la nuova fiamma‭ … 

benvenuta nella mia vita‭ ! 

L'eclissi del cuore sarà passeggero‭ 

in albe chiare intarsiate aurore‭ ‬.‭ 

E tra i manti di neve seta e organza‭ 

nasce il dolce tuo fiore‭ ‬,‭ 

spandi oro ai piedi di un braciere‭ ; 

senza fiato‭ ‬,‭ ‬l’inferno mio baci‭ ‬.‭ 

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Ma ora parlo di filosofia‭ ‬,la materia in cui col tempo ho posato la mia mente‭ ‬.

Qual è l'etimologia è il significato del termine filosofia‭?

La filosofia‭ (‬in greco antico:‭ ‬φιλοσοφία,‭ ‬philosophía,‭ ‬composto di φιλεῖν‭ (‬phileîn‭)‬,‭ "‬amare‭"‬,‭ ‬e σοφία‭ (‬sophía‭)‬,‭ "‬sapienza‭"‬,‭ ‬ossia‭ "‬amore per la sapienza‭") ‬è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'essere umano,‭ ‬indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza umana.

Essendo io di origine GRECO antico‭ ‬,‭ ‬porto nel sangue la scrittura‭ ‬,porto con me la poesia ove appunto,‭ ‬mi piace narrare l'esistere‭ ‬.

Di‭  ‬sapere cosa è‭  ‬e cosa serve‭ ‬:‭ 

A cosa serve la filosofia‭?

Risultati immagini per filosofia etimologia

La filosofia serve a imparare a curarci della verità,‭ ‬serve a saperla cercare,‭ ‬con un lavoro del nostro pensiero che non è un'intuizione immediata,‭ ‬ma richiede passaggi su passaggi‭; ‬la filosofia è la capacità di mettere in discussione ciò che ci sembra giusto,‭ ‬assodato,‭ ‬certo,‭ ‬per averne conferma o trovarci a doverlo‭ ‬...

Dunque da essa si può dedurre le eccezioni morali del ricordo della memoria‭ ‬.

La memoria è una funzione intellettuale che si attiva fisiologicamente a seguito dell'osservazione sensibile di tracce lasciate da oggetti o da esperienze che permettono di risalire alla configurazione di una cosa o di un evento passato.

La memoria può consistere anche in informazioni o impressioni depositate nella mente che tramite il ricordo possono essere richiamate,‭ ‬più o meno distintamente,‭ ‬alla consapevole spiritualità di uno o più individui come avviene nel cosiddetto‭ "‬ricordo collettivo‭"‬.

Occorre specificare che nel caso del‭ "‬ricordo collettivo‭" ‬si tratta non di uno stesso identico ricordo,‭ ‬vissuto nelle sue particolari caratteristiche,‭ ‬che appartenga a una moltitudine di individui ma,‭ ‬in realtà,‭ ‬di ricordi individuali che si riferiscono al medesimo avvenimento:‭ ‬quindi in questo caso,‭ ‬più che di ricordo,‭ ‬si tratta di un‭ "‬racconto‭" ‬di un evento che coincide più o meno con quanto narrato da altri‭ ‬.

Infatti non parlo solo di me‭ ‬,ma anche di ricordi collettivi ove includo l'insieme delle varie forme‭ ‬,e ne cavo racconto‭ ‬,se vogliamo‭ ‬,‭ ‬narrante‭ ‬,in questo caso inserisco i contenuti di ricordi collettivi‭ ‬.

Prima di tutto è necessario stabilire cosa significa ricordare da un punto di vista scientifico.‭ ‬In uno studio pubblicato su Nature Neuroscienze,‭ ‬è stato osservato cosa accade al cervello quando cerchiamo di ripescare dal cassetto della memoria un’immagine piuttosto che un’altra,‭ ‬un ricordo piuttosto che uno simile,‭ ‬associato a uno stesso stimolo‭ (‬magari una stessa parola‭)‬.‭ 

Se infatti si chiede a un gruppo di persone di richiamare alla mente solo uno dei due ricordi,‭ ‬l’altro,‭ ‬per così dire interferente,‭ ‬in quanto innescato dalla stessa parola,‭ ‬pian piano svanisce.‭ ‬Quasi come il cervello scegliesse di eliminare quello che potrebbe confonderci,‭ ‬preferendo e consolidando solo quello che richiamiamo spesso alla mente e,‭ ‬giudicando l’altro meno importante di fatto lo cancelli.‭ ‬Quella presentata su Nature Neuroscienze non è che l’ultima delle ricerche condotte sui misteriosi meccanismi con cui si formano e si ripescano le memorie.

UNA MIA POESIA‭ ‬.

Calvario‭ ‬.‭(‬così mi appare il mondo in questo tempo‭ ‬:‭) 

Mi muovo adagio tra l'eclisse del cuore‭ 

nella vita d’ogni giorno apro a te la vita nuova,

in me i violini scandiscono arie

suonano concerti nell’inno della gloria‭ ‬.

Ed è Calvario‭ ‬,tribolazione e sofferenza‭  !

L’eterna passione del Cristo sulla croce‭ ‬,

l’infinita processione in attesa di un attimo di pace‭ 

quello che‭  ‬dal sacro ti condona e ti assolve‭ ‬.

E fosti tu a sollevare la grossa pietra‭!

Tu dunque a farmi ballare ancora‭ ‬:‭ 

a fermentare nella terra i colori dei tramonti,

a cogliere l’abbraccio con il mare.

Rivivi in stagioni i momenti eterni oh acqua azzurra‭ 

di un marito o amante‭ ‬,di un figlio soldato‭ 

il tuo guerriero dal fronte mai tornato

da te partorito e fatto uomo.

E non si finisce mai‭ …

il mio calvario sei tu amore:

sei la tensione che lenta sale

nel cuore mio‭ ‬,‭ ‬improvvisa ti riveli.

Giovanni Maffeo Poetanarratore.

“‬Se per tutti‭ – ‬dove con tutti intendiamo i non-scienziati‭ – ‬un ricordo è semplicemente il recupero di un’informazione come immagine del passato,‭ ‬che si archivia nella memoria e,‭ ‬alla quale normalmente cerchiamo di dare un’interpretazione ed è spesso legata a un certo carico emotivo‭; ‬per chi si occupa di studiare la memoria un ricordo è anche altro‭”‬,‭ ‬comincia Massimo Turatto,‭ ‬direttore vicario del CiMec‭ (‬Centro interdipartimentale di mente e cervello‭) ‬dell’Università degli studi di Trento:‭ “‬La ricerca neuroscientifica ci dice che un ricordo o memoria corrisponde all’attività sostenuta di alcuni neuroni,‭ ‬e ad alcune loro modifiche strutturali,‭ ‬che mantengono nel tempo quello che noi ricordiamo‭”‬.‭ 

Sì,‭ ‬ma come‭? ‬Quando apprendiamo qualcosa‭ – ‬sia coscientemente che incoscientemente,‭ ‬nel nostro cervello avvengono dei processi ripetibili.‭ 

“Ogni nuovo ricordo deve necessariamente corrispondere a un cambiamento‭”‬,‭ ‬spiega Turatto:‭ “‬Sia a livello strutturale,‭ ‬con aumento dei dendriti‭ (‬le ramificazioni che partono dal corpo centrale del neurone‭)‬,‭ ‬e dei bottoni sinaptici‭ (‬le zone di contatto tra neuroni‭)‬,‭ ‬che a livello fisiologico‭”‬.‭ 

Questo significa,‭ ‬continua il ricercatore,‭ ‬che nel momento in cui stiamo imparando qualcosa‭ (‬formando una memoria,‭ ‬un ricordo‭) ‬si osserva un aumento nella frequenza di scarica tra i neuroni coinvolti,‭ ‬così come un aumento della quantità di neurotrasmettitori,‭ ‬di uno in particolare:‭ ‬l’acetilcolina.‭ ‬La formazione di un ricordo è un evento in cui quindi il cervello dà prova della sua grande plasticità,‭ ‬con la formazione di nuove connessioni o il rafforzamento di altre.

‭“‬Si parla,‭ ‬inoltre,‭ ‬spesso dell’ippocampo,‭ ‬una struttura bilaterale situata nei lobi temporali mediali come la zona del cervello fondamentale nel produrre i ricordi,‭ ‬e così è,‭ ‬ma non è qui che hanno sede‭”‬,‭ ‬spiega Turatto .‭ ‬Dove abbiano sede le memorie,‭ ‬infatti,‭ ‬non è ancora ben chiaro ai neuroscienziati.‭ ‬L’ipotesi più convincente ad oggi è che queste si trovino dislocate nella corteccia cerebrale,‭ ‬secondo uno schema sensoriale.

Ma da un punto di vista di cosa siano i ricordi per noi cosa si può dire‭? ‬I ricordi molto spesso nascono spontaneamente,‭ ‬come frutto di conversazioni o di pensieri che associamo liberamente nella nostra mente.‭ ‬A tutti noi poi accade che un profumo,‭ ‬una canzone,‭ ‬la lettura di una poesia o un film abbiano il potere di portarci in un battibaleno in un altro luogo e in un altro tempo per assaporare di nuovo emozioni e sensazioni che credevamo troppo lontane o addirittura perse‭; ‬proprio come si diceva all’inizio.

Alcuni psicologi hanno sottolineato la positività del ricordare e del ripercorrere la propria vita attraverso i ricordi‭; ‬altri invece hanno sottolineato l’aspetto relazionale e sociale del processo di ricostruzione del passato attraverso la narrazione.‭ ‬La narrazione della propria storia,‭ ‬la sua condivisione e la ricerca del significato del presente sulla base del proprio passato,‭ ‬infatti,‭ ‬favorisce la possibilità di ricostruire la trama della propria vita,‭ ‬di riconciliarsi con sé stessi e con propri cari e di rafforzare la propria identità.

UNA MIA POESIA‭ ‬.A testa‭  ‬bassa.‭ 

Umiliando me umili la tua bellezza‭ 

e vorrei darti quello che non hai‭ ‬,

toglierti il velo che hai sul tuo cuore‭ 

baciarti dove a nessuno hai permesso.

Il‭  ‬mio sentimento è velato‭ !

Ha la bocca chiusa è muto per aver amato‭ 

vuole aria nuova e tanta frenesia‭ ‬.

C’è in te un qualcosa di sfuggente‭ 

di incerto e di paura‭  ‬vorrei darti coraggio

e specchiarmi tra‭  ‬le tue pupille.

Sono occhi che soffrono‭ 

senza lacrime piangono‭ ‬,

vogliono vivere una prole‭ ;

una certezza per ricominciare.

A testa‭  ‬bassa‭  ‬ti ho sorriso‭ !

Ho pensato alle cose proibite,

al forte desiderio che si avveri

senza sapere ho finto di morire.

A testa bassa inghiotto singhiozzi e sangue arso

tra gli infranti specchi l’anima tua mi concedo.

Giovanni Maffeo Poetanarratore.

Tutti quindi siamo fatti di ricordi che ci determinano e ci costituiscono,‭ ‬essi sono le nostre radici e delineano ciò che siamo.‭ ‬Si potrebbe quindi dire che i ricordi sono la nostra esperienza passata e costituiscono la nostra essenza,‭ ‬in quanto noi siamo ciò che abbiamo vissuto in precedenza.‭ 

Di conseguenza i ricordi che abbiamo influiscono sul nostro presente,‭ ‬guidandoci,‭ ‬a volte,‭ ‬in base a ciò che abbiamo già passato.‭ ‬Questo ci dimostra che spesso non siamo così lontani da dove vogliamo arrivare,‭ ‬che dentro di noi custodiamo già buona parte della soluzione nel nostro baule delle esperienze.‭ ‬Lo si può spiegare,‭ ‬per esempio,‭ ‬con le ricerche sui cosiddetti‭ “‬neuroni specchio‭”‬,‭ ‬i quali,‭ ‬permettono di collegarci a un ricordo del nostro cervello,‭ ‬ricreando lo stesso stato sperimentato nell’istante originale,‭ ‬che si tratti di emozioni gradevoli o no.

A volte,‭ ‬però,‭ ‬i ricordi ci fanno anche soffrire oltre che renderci felici e solari.‭ ‬Può capitare infatti che,‭ ‬in un momento ci aggrappiamo troppo a un ricordo specifico e arriviamo al punto di allontanarci dalla realtà.‭ ‬Ma focalizzandoci sui bei ricordi,‭ ‬si sa che essi si utilizzano spesso in psicologia per creare connessioni con esperienze personali significative del nostro passato.‭ 

Tutti gli avvenimenti con energia positiva che,‭ ‬abbiamo vissuto in determinati momenti della nostra esistenza,‭ ‬hanno il potere di ricaricarci di spirito buono nel presente.‭ ‬Possiamo anche imparare a rivivere i nostri ricordi piacevoli e così trarre beneficio dagli effetti positivi che ci può fornire un ricordo di una situazione che ci ha soddisfatti,‭ ‬emozionati e motivati.

Quindi,‭ ‬tanto più ci concentriamo sulle cose belle che ci sono successe nella vita,‭ ‬più ricarichiamo le nostre batterie di energia positiva.‭ ‬Si può quindi concludere dicendo che,‭ ‬nonostante sia vero che non possiamo vivere di ricordi,‭ ‬i ricordi ci aiutano a vivere.

AUTRICE DEL TESTO ‬Caterina Palmeri‭ ‬.

Chiarita anche questa parentesi continuo la mia narrazione‭ ‬:

Dunque come detto ero un distratto‭ ‬,disattento a ciò che la mia anima volesse e desiderasse farne per la cosiddetta scrittura‭ ‬,ove covava e si nascondeva ignorando cosa fu poi nel seguito della mia letteratura‭ ‬.

Un bel giorno di tanti anni fa nel mio cervellino balenò l'idea di fare una ricerca genealogia sulla mia antica famiglia‭ ‬,questo era per me un chiodo fisso ove per anni desideravo sapere a chi appartenevo‭ ‬,‭ ‬da dove venivo e chi fossero stati i miei antenati‭ ‬,ma non riuscivo a collegare nessun indizio per cominciare‭ ‬,‭ ‬anche se avessi voluto c'erano le agenzie dei vari nomi predisposte a farmi la ricerca,‭ ‬questi si limitavano a darti una semplice sintesi e non andare oltre‭ ‬.

Successe per caso a un supermercato che trovai dei signori che proponevano su carta pergamena queste sintesi genealogiche con la discendenza e l'appartenenza al nome MAFFEO‭ ‬,POI A COGNOME‭ – ‬La comprai e la lessi attentamente per capire‭ ‬,‭ ‬per orientarmi poi alla mia ricerca e farne studio genealogico‭ ‬.

UNA MIA POESIA‭ ‬Bacio‭ ‬.

Tu il mandorlo in fiore perché mi fai arrossire‭ ?

Ti bacio le lacrime le nutro di sapori antichi‭ ‬,

ove l'estate lama la cruda erba‭ 

rorida il profumo del mare su palpiti di cuore‭ ‬.

Sulla sabbia‭ ‬,‭ ‬la tua anima è livida‭ ‬,‭ ‬s'inonda‭  

percuote i repressi sogni‭ ‬,

su ruvide pietre incide l'indaco seme dei miei sensi‭ 

nei nidi delle libellule adombra raggi‭ ‬.

E‭  ‬t'invita ad entrare nei tepori assopiti

su coltri di neve sbava morbose estasi‭ 

ove lasciasti spegnere nell'inferno mio,

l'appagato desiderio che non conosce pari.

Bacio il tuo capo chino s'arrossa il viso‭ 

tra i capelli‭ ‬,‭ ‬la tua carne è scossa‭ ‬,‭ 

invasa sangue‭ ‬,‭ ‬nutre lividi‭ ‬...

tra le arterie dell'amore gli agitati impeti‭ ‬.

Sono bramosi gli appetiti‭ ‬,i nascosti impuri‭  

sul mio mare in tempesta t'abbandoni‭ ‬,

culli la barca alla deriva‭ 

ove frecce lamentose s'aggrappano all'aurora‭ ‬.

Bacio te‭ ‬,‭ ‬edera‭ ‬,‭ ‬vivida fanciulla‭ 

il mio rogo sempre infiammi‭ ‬,

su fogli ruvidi lecchi ferite acide

baciano me che vivo sul tuo sentiero‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Come dicevo‭ ‬:‭ ‬lessi bene il contenuto‭  ‬ove parla di un certo Raffaello de Maffeo detto il Volterrano,

ed ebbi un indizio‭ ‬,un riferimento‭ ‬.‭ ‬Subito scrissi alla biblioteca Guarnacci di Volterra‭ ‬,e chiesi notizie‭  ‬di questa mia antica‭  ‬famiglia‭ ‬.

L'attesa fu trepidante‭ ‬,cominciavo a sentire che qualcosa di buono saltava fuori‭ ‬,infatti dopo qualche mese‭  ‬mi arrivo gratuitamente dalla biblioteca Guarnacci un grosso plico‭ ‬,la gioia salì a mille e l'aprì con la sorpresa‭  ‬di vedere la completa genealogia antica‭  ‬tutta divisa in grossi fogli‭ ‬,l'emozione mi tolse il fiato‭ ‬,‭ ‬vedevo un sogno realizzarsi che per anni mi balenava nella mente‭ ‬,‭ ‬leggevo i vari rami della famiglia‭  ‬con diverse zone italiane‭  ‬ove loro disegnarono i primi capostipiti‭ ‬.

E‭' ‬come se tornassi indietro di oltre un secolo‭ ‬,pieno di fascino‭ ‬,‭ ‬di notizie‭ ‬,di essi che ebbero le grandi onorificenze‭ ‬,‭ ‬A‭ ‬-‭ ‬CAVALIERI‭ – ‬A‭ – ‬CONSOLI‭  ‬VOLTERRANI‭ – ‬A‭ – ‬VESCOVI DELLA SACRA CHIESA ROMANA‭  ‬AL VATICANO‭  ‬-‭ ‬A‭ – ‬SCRITTORI‭   ‬DI NARRATIVA‭  ‬DI POESIE‭  ‬DI‭  ‬SCIENZA‭  ‬E‭  ‬BOTANICA‭  ‬-‭ ‬DI‭  ‬QUESTI NEL CORSO DEL SECOLO‭  ‬NE TROVIAMO A‭  ‬CENTINAIA‭  ‬ESSO LORO DI PROVENIENZA GRECA‭  ‬CULLA DELLA NASCITA‭  ‬DELLA ILLADE‭ ‬.LI TROVIAMO GIUSTIZIERI‭  ‬I GIUDICI DI PACE‭ ‬-A SIENA‭ – ‬UN RAMO DI ESSO SI PROBACO‭'  ‬NEL REGNO DI NAPOLI‭  ‬OVE NE DERIVA IL MIO RAMO DIRETTO‭ ‬.

FURONO BATTILORO‭ ‬,‭ ‬SIGNORI DI MOLTE TERRE‭  ‬BARONI E NOBILI ROMANI‭ ‬.‭ ‬FURONO CONTI SU NOMINA DELL'IMPERATORE SIGISMONDO‭  ‬A TUTTI LA STIRPE DE MAFFEO‭  ‬I NOBILI MAFFEI‭ ‬.

DUNQUE QUESTO RICORDO FU INDELEBILE IN ME PER MOLTI ANNI‭ ‬.‭ 

Fu la mia ricerca genealogica che mi impegnò per oltre dodici anni emozionando le mie aspettative‭ ‬,dando ai miei giorni uno scopo di vita‭ ‬,dandomi l'importanza di appartenervi di studiare quella parte di cultura che non conoscevo‭ ‬.

Strada facendo erano sempre più le notizie i luoghi che da esse mi dettero opportunità di andare‭  ‬a scoprire,‭ ‬e,‭ ‬tra biblioteche civiche e archivi di stato giravo quasi tutta l'Italia‭ ‬.

Oltre la cultura acquisivo una didattica conoscitiva delle parole e dei significati ove poi scrissi memorie e realizzato una completa ricostruzione del mio casato dando maggiore lustro al nome‭ ‬,‭ ‬poi cognome MAFFEO‭ ‬,‭ ‬NOBILI MAFFEI‭ ‬.

QUESTO FU IL PRIMO TEMPO DELLA MIA VITA‭ ‬.

Tempo in cui mi fu dato onore‭  ‬che presto si mutò in poesia‭ ‬,‭ ‬da questa mia ricerca storica nasceva in me la poesia nei primi‭  ‬anni del millenovecento novanta e fu appunto che dai miei antenati che in alcuni di loro poeti lessi di loro poesia‭ ‬.

Volli dunque iniziare un nuovo percorso‭ ‬,la strada del pensiero‭ ‬,questa non fu un gioco‭ ‬,ci volle impegno e passione‭ ‬,‭ ‬in contrario della genealogia‭ ‬,‭ ‬qui c'era l'impegno dello scrivere bene e a me‭ ‬,‭ ‬come detto mi mancavano persino le basi culturali‭ ‬,‭ ‬ma volli lo stesso provare‭ ‬,e datosi che ogni cosa che inizio voglio portarla a termine‭ ‬.Anche qui la poesia mi impegnò per oltre un ventennio a capirla a scriverla a studiare e apprendere la grammatica e le sue forme metriche‭ ‬.‭ 

UNA MIA POESIA‭ ‬.

MI DIRANNO CHE SEI LA MIA MUSA‭ ‬.

Lascia che io t'ami a modo mio‭ ‬,‭ ‬in cui ti riveli‭ ‬,

lasciami‭  ‬il tuo cuore le tue parole‭ 

nel silenzio,‭ ‬le tue labbra sanno offrirmi i tuoi baci‭ ‬,

diverrà tutto vero sotto il chiaro della luna‭ ‬.

Mi parleranno gli echi che tu esisti‭!

Che mi hai cercato ove piange il sole‭ ‬,

me lo dicono i fogli bianchi i presagi di un sogno già avvenuto‭ 

di forme alchemiche ove sbigottiranno le minacce‭ ‬.

Mi diranno che sei la mia musa‭ ‬...

la sola che m'ispira romanze innamorate‭ ‬,

la scapigliata donna che sa d'essere regina‭ 

nel indefinito mai sfiora lacrime nude‭ ‬.

Me lo diranno gli angeli del paradiso‭ 

le onde del mare quando c'è tempesta‭ ‬,

le grottesche pietre che parlano mute solo al sole‭ 

alle albe e ai tramonti momenti in cui vivi i tuoi sonni‭ ‬.

E‭' ‬sul‭  ‬tuo corpo che trovo la mia fame‭ 

mi nutro della tua bellezza‭ ‬...

dell'immortale rosa e ti colora il viso‭ 

lì il tuo amore inventa l'infinito‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.‭ 

Ed è un mio modo di assemblare questa mia narrazione‭ ‬,forse diverso da tanti altri autori‭ ‬,mi piace parlare anche con i versi ove completo i vari passaggi della mia storia narrante‭ ‬,‭ ‬do allegoria al contenuto alle immagini in essa prodotte‭ ‬,‭ ‬di luoghi e di personaggi‭ ‬,ricordi come detto indelebili scritti da uno stato d'animo deciso,‭ ‬convinto per arrivare a un traguardo‭ ‬,per farmi e darmi cultura‭ ‬,‭ ‬di non rimanere indietro‭ ‬,‭ ‬ma dare una prospettiva a chi come me è nato autodidatta e fa tutto da se‭ ‬,dimostrandomi umile e capace di arrivare all'intenzione‭ ‬,‭ ‬a dare‭  ‬non solo di me ricordo,‭ ‬ma anche di altri ove ne faccio mansione‭ ‬.‭ 

E allora‭  ‬via andare‭ ‬,‭ ‬la passione dello scrivere continua‭ ‬,‭ ‬erano i primi anni del novanta‭ ‬,‭ ‬avevo quasi finito lo studio genealogico sulla mia famiglia e cominciavo una nuova avventura,‭ ‬tra le mille difficoltà voltavo pagina‭ ‬,‭ ‬presi per mano la vita e gli carezzai il cuore‭ ‬,‭ ‬la misi alla prova con i sentimenti con le ispirazioni che ebbi‭ ‬,‭ ‬che ho tuttora‭ ‬,emozioni amore che prudevano in me temi d'amore tanto come essere poi elogiato a poeta dell'amore‭ ‬.Ma come detto l'inizio fu tragico‭ ‬,‭ ‬una tortura mora‭ ‬,un nonnismo becero da farmi sentire male ove la mia salute ne ebbe conseguenze‭ ; ‬ma io lottai con i nemici delle stelle‭ ‬,gli inquieti spiriti che si misero di lato‭ ‬,si burlavano di me del mio pensiero‭ ‬.

UNA MIA POESIA‭ ‬.‭ Inferno Vagabondo‭ ‬.

E‭' ‬Triste la mia anima non ha riposo‭ 

ha lacrime di vomito‭ ‬,ha l'inferno vagabondo‭ ‬,

ha te che mai torni‭ ‬,hai ferite nella piaga‭ 

la musica demoniaca ch'è s'agita torbida‭ ‬.

L'inferno vagabondo me lo hai donato tu amore‭  ‬:

quando venivo a soddisfare piaceri‭ ‬,

a sbozzare le bianche piume‭ ‬,di credere alle fate‭ 

nella furia del fuoco voglio ancora crederci‭ ‬.

Voglio credere alle fiabe nelle notti immemori‭ !

Ai sogni ove tu mi svegli‭ …

in te vedo primavere autunni‭ 

cieli baciati dal mare‭ ‬,dai bluastri orizzonti‭ ‬.

Da palcoscenici di vita ove poso la mia penna‭ 

ove scrivo il primo bacio‭ ‬,lo depongo nel cuore‭ ‬,

nello scrigno dei ricordi lo lascio decantare...

per un futuro riprenderlo e sognare‭ ‬.

Vedo te nell'inferno vagabondo e m'attanaglio

ove rivesto d'oro il mio giaciglio‭ ‬,

di tuo profumo arde la bellezza‭ 

nel ritmo dolce dell'indolente letto‭ ‬.‭ 

Giovanni Maffeo‭  ‬-‭ ‬Poetanarratore‭ ‬.‭ 

IO‭  ‬FIGLIO DELLA TERRA‭ ‬,‭ ‬arrossivo a tanta empatia‭ ‬,c'era entusiasmo euforia‭ ‬,‭ ‬univo le persone‭ ‬,‭ ‬gli parlavo volli dimostrare che esistevo anche io‭ ‬,che ero in grado di mettere assieme le parole‭  ‬e dargli un senso una musica‭ ‬,tutto ciò come detto ci vollero anni per apprenderlo,‭ ‬ci volle la passione‭ ‬,‭ ‬ma anche l'ostinazione‭ ‬,‭ ‬l'impegno di portare e lottare con se stesso‭ ‬,‭ ‬con ferrea volontà‭  ‬,‭ ‬la semplice umiltà per poi arrivarci a far bene a sapere scrivere‭ ‬.

Gli anni passarono e le emozioni si fecero sempre più grandi‭ ‬,‭ ‬ora‭  ‬mentre scrivo mi affiorano i ricordi e le mie dita impazziscono sulla tastiera‭ ‬,‭ ‬è come suonare un strumento musicale‭ ‬,‭ ‬tutto si accorda tra la mente‭  ‬dei ricordi e lo scrivere sulla tastiera‭ ‬,tutto esce dalla mente‭  ‬come se fosse acqua fresca‭ ‬,‭ ‬limpida e genuina ove un passato può racchiudere e raccontare la bellezza l'impegno‭ ‬,il sacrificio‭ ‬,‭ ‬la volontà‭ ‬,‭ ‬che se uno per pura passione può ottenere i buoni risultati‭ ‬.

UNA MIA POESIA. L’ovattata esistenza.

Spirituali le tue forme sensuali recitano versi di rugiada‭ 

si fondono nella catastrofica vita mostrando la bellezza‭ ‬,

in pause transitorie lottano non si piegano al male‭ ‬...

tu l’esule figura la dea senza prole‭ ‬.

Sei l’Angelo buono accogli le malie la melodia dell'anima‭ 

sei pausa di vita di ogni gioia l'aria tersa sfiori,

sei l'ovattata esistenza il suono della musica‭ ‬...

colori parole in qualunque cosa ti esprimi‭ ‬.

Non potrai cancellare il vissuto indelebile‭ 

nell'agonia della scena l'imperiosa passione‭ ‬,

balzello forsennato ove covi desideri‭ ‬...

l'astro cosmico che sferza gli irresistibili silenzi.

Tu‭ ‬,‭ ‬la carne viva‭ ‬,tu il frutto offeso‭ 

dai accesso al flutto dell’io mio‭ …

ove‭  ‬fecondo luce nell'azzurro‭  ‬posi acqua benedetta‭ ‬,

mi inebri ove è insaziabile la mia fuga‭ ‬.

Svelami la pietà e confortami‭ ‬,tu la dama dei celesti‭ 

toglimi l'ambiguo male che di più odio‭ ‬,

errabonda la terra dolente ove tace il grido...

acceca il pudore dei nostri occhi limpidi‭ ‬.

Sei tu la donna l'ovattata esistenza dei pregi‭ …

il cammino scalzo senza sandali‭ ‬,

la creatura feconda del turbinoso parto‭ ‬,

varchi la soglia del destino crescendo l'uomo‭ ‬.


Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

SECONDA PARTE .

LE CENTO LIRE‭ ‬.

Bene inizio la seconda parte del racconto‭ ‬,dei vari frammenti di memoria‭ ; ‬tra questi frammenti trovo nella mia mente un passaggio della mia epoca quando ero bambino‭ ‬,‭ ‬e visto che questo frammenti mi capitò sotto le feste di natale all'età di otto anni‭ ‬.

Già molte delle mie storielle sono state narrate sul mio racconto narrante‭ ‬,‭ ‬in GIOVANNINO E LE SUE STORIE‭ – ‬sul mio blog‭ – ‬Confidenze e poesia‭  ‬-‭ 

Su quel racconto non c'è ciò che sto per raccontare‭ ‬,‭ ‬almeno credo,‭ ‬comunque diamo fiato alle trombe‭ ‬,‭ ‬forza alle dita‭ ‬,‭ ‬memoria al cervello‭ ‬:

Era di inverno e faceva molto freddo‭ ‬,‭ ‬alla casa di campagna mi accucciavo accanto al fuoco‭ ‬,‭ ‬davanti un caminetto ove la legna che mio padre aveva raccolta durante l'anno‭  ‬serviva per scaldarci,‭ ‬unica fonte di calore che avevamo‭ ‬.

Fuori la neve era alta e si faceva difficile ad camminare‭ ‬,era uno spettacolo bellissimo vedere i campi innevati gli alberi ornati dal manto bianco con su il vischio‭ ‬,un fiore che nasceva sui rami dando bellezza al natale‭ ‬,‭ ‬era fatto di bacche rosse e bianche come se la natura anch'essa volesse partecipare alla festa‭ ‬,‭ ‬a quella ricorrenza della natività del nostro signore‭ ‬.

Insomma una scena unica da memorizzare‭ ‬,da portare poi nei ricordi della mia vita bambina‭ ; ‬Il problema era che la gioia della neve finiva nel momento che la mattina presto bisognava alzarsi presto e darsi da fare‭ ‬:‭ ‬dopo che mia madre aveva munto la mucca e mi aveva‭  ‬preparato una grossa zuppa di latte e pane io e mia sorella dovevamo da prima portare le tante bottiglie di latte ai signori del paese‭ ‬.

IL PAESE DI SALZA IRPINA‭ – ‬Era distante dalla casa di campagna e con quella neve era una impresa arrivarci‭ ; ‬con le scarpe bucate e vestiti trasandati ci incamminavamo col grosso peso della cesta a tratti ci fermavamo buttandoci addosso palle di neve e ridevamo come due‭  ‬che per gioco sorridevano a quel sacrificio‭ ‬,‭ ‬a quella situazione di bisogno e speranza‭ ‬.

Arrivati in paese a volte tutti zeppi di acqua‭ ‬,‭ ‬facevamo sosta da mia nonna paterna‭ ‬,lì la nonna preoccupata ci assisteva‭ ‬,‭ ‬ci scaldava‭ ‬,‭ ‬ci metteva davanti ogni bene-‭ ‬ci voleva molto bene la nonna Giovanna‭ ‬.‭ ‬Ripreso fiato e forze distribuimmo le bottiglie di latte ed io andai a scuola‭ ‬,‭ ‬era così ogni giorno‭ ‬,‭ ‬ogni mese ogni anno‭ ‬,mentre mia sorella si recava da una signora che gli insegnava a ricamare‭ ‬.

Il bello del raccontino deve ancora arrivare‭ ‬:come detto il Natale era alle porte e a casa facevamo l'albero di Natale‭ ‬,in quella occasione c'era bisogno di qualche soldo per ornarlo‭ ‬,‭ ‬di solito ci appendevamo su mandarini dolci del luogo chiamati raffaioli‭ ‬,erano dei dolci di pasta di mandorle ricoperti di cioccolata a forma‭  ‬triangolare‭ ‬,molto buoni‭ ‬,‭ ‬poi bisognava comprare le palline colorate i nastri dorati o argentati‭ ‬,‭ ‬insomma un bel po' di spesa‭ ‬.

La mia paga del ciabattino settimanale bastava a malapena per comprare gli affettati al negozio del paese e contribuire ad aiutare i miei‭ ‬,erano mille lire‭ ‬,e tra mortadella e prosciutto allora era tanta roba che messa in mezzo al pane che faceva mia madre appena sfornato dava quel sapore unico ad oggi difficile da sentire‭ ‬.

Torniamo al ciabattino‭ ‬:‭ ‬come detto dopo distribuito il latte‭ ‬,‭ ‬andavo a scuola‭ ‬,‭ ‬e‭ ‬,‭ ‬su volere di mio padre dovevo andare a imparare un mestiere‭ ‬,‭ ‬non fare come lui‭ – ‬il lavoratore della terra‭ – ‬A ammazzarsi di fatica e avere scarsi risultati‭ ‬,‭ ‬ma secondo lui‭ ‬,‭ ‬potevo imparare il mestiere dello‭ (‬SCARPARO‭ ) ‬Infatti in paese non dico che si fecero ricchi‭ ‬,‭ ‬ma vivevano adagiata mente facendo studiare i loro figli‭ ‬,insomma non si facevano mancare nulla‭ ‬.

Vi chiedere‭ ‬:‭ ‬ma quando ci arrivi alle CENTO LIRE‭ ?  ‬Si ci arrivo‭ ! 

Uscito dalla scuola tra borsate con amici‭ ‬,borse fatte di cartone che alla prima borsata in testa si rompevano e dopo con conseguenze tragiche da parte di mio padre che doveva comperamene un'altra‭ ‬,tra urli e sberle‭ ;‬tutto ciò non mi fermava a quel gioco forse un po'‭' ‬stupido ma eravamo fatti così‭ ‬,‭ ‬la semplicità era quella‭ ‬,c'era povertà e ci adattavamo ad essa‭ ‬.

Dopo la sfuriata degli ormoni impazziti andavo dal ciabattino e pulivo‭ ‬,‭ ‬lucidavo‭ ‬,scartavetrando scarpe passavo la seconda parte del giorno‭ ‬,in uno di questi stando seduto davanti al Maestro‭ ( ‬O MASTO‭ ) ‬notai che nel fondo del banchetto c'erano cento lire‭ ‬,li fissai e tra me pensai che mi sarebbero state utili per comprare le luminarie per l'albero‭  ‬e rafforzare la spesa di esse‭ ‬.

Li guardai quelle cento lire ed erano sempre lì‭ ‬,non capivo se il maestro‭ ( ‬lo scarparo‭ ) ‬lo faceva apposta oppure veramente non se ne era accorto‭ ; ‬mi tentava l'idea di prenderle quando si assentava‭ ‬,ma in me sentivo che non dovevo prenderle‭ ‬,la mente mi suggeriva di non farlo e tra me pensai:‭ ‬e‭ ‬,‭ ‬se lo fa per vedere se sono un ladro‭ ?

Passarono giorni e le cento lire erano sempre lì‭ ‬,decisi di non prenderle‭ ‬,infatti qualche tempo dopo non c'erano più‭ ‬,leggevo sul volto del CIABATTINO‭ – ‬un sorriso‭ ‬,‭ ‬quasi come volessi dirmi‭ – ‬BRAVO‭ – ‬lo capii solo guardandolo‭ ‬,guardandoci negli occhi‭ ‬,‭ ‬QUEGLI OCCHI CHE A VOLTE MI PARLAVANO A GESTI‭ ‬,mi comunicavano il dovere e l'obbedienza‭ ‬.

Arrivò la vigilia del santo Natale e passai da lui a dargli gli auguri‭ ‬,a lui‭ ‬,alla sua famiglia,‭ ‬mi fece salire in casa e anche lui in quella ricorrenza non lavorava in laboratori‭ ‬,‭ ‬mi offri dolci e squisite cibi e mi ringraziava della mia collaborazione‭ ‬,‭ ‬mi apri il suo cuore regalandomi mille lire DICENDOMI‭ ‬:‭ ‬E FACENDOMI CAPIRE‭ ‬,‭ ‬CHE L'ONESTA E‭' ‬UN SANO PRINCIPIO E DA FORZA ALL'ANIMA‭ ‬.

MORALE‭ ‬: ‬SE AVESSI PRESO O MEGLIO RUBATO‭ ‬,‭ ‬PERDEVO IL LAVORO E IL SUO RISPETTO‭ ‬.

UNA MIA POESIA . Non è sempre Natale‭ ‬.

Fruscia l'erba‭  ‬tra la scolorita tramontana‭ 

nella tenue luce del freddo della sera‭ ‬,

dimora di vento‭ ‬,di sangue che agita le vene

di giungla lontana ove il silenzio parla all'amore‭ ‬.

Non è sempre Natale‭ ! 

Non lo è per i cuori freddi‭ ‬,

il tempo in cui il pensiero mio sul gelo scivola‭ ‬:

parla di te‭ ‬,‭ ‬dei leggiadri baci‭ ‬...

di un cuore impavido che ancora trema‭ ‬.

Parla di un passato che si impone e torna‭ ‬:

nell'infinita bellezza c'è la poca fede‭ ‬,

da‭  ‬occhi trae‭ ‬,lacrime svela‭ ‬...

oblia la terra ove io ti lasciai il me stesso‭ ‬.

No‭ ‬,non è sempre Natale‭ 

non c'è sempre la neve‭ …

l'albero è acceso con luci e fiocchi di bianche corolle

di sorrisi e palpiti‭ ‬,di abbracci e promesse‭ ‬.

Ci sarà la luce nella grotta del signore questa sera

ove si prega la venuta del messia‭ ‬,

ci sarai tu ad addobbare il mio animo

l'esergo mio del breve t'amo‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

E si‭ ‬,‭  ‬incominciavo a ripescare i miei ricordi dell'infanzia,‭ ‬già all’età di quaranta anni a poco a poco mi appassionai molto a questo lavoro autobiografico ,annotare i miei primi ricordi è diventava un bisogno‭ ‬,‭ ‬come la poesia allo stesso modo il narrare di me‭ ‬,‭ ‬e se trascuro di farlo anche per un solo giorno,‭ ‬immediatamente ne conseguono sintomi strani‭ ‬,‭ ‬tipo,‭ ‬come se mi mancasse qualcosa‭ ‬,‭ ‬che scompaiono non appena mi metto a scrivere‭ ‬.

Così sono venuti fuori i primi capitoli e gli Ultimi pensieri:‭ ‬LE CENTO LIRE‭ ‬-‭ ‬LA CASA DI CAMPAGNA‭ ‬-‭ ‬DAL CIABATTINO E ALTRO-‭ ‬il capitolo più intimo e più profondo di esperienze interiori.‭  ‬Prende importanza anche da un punto di vista MENTALE OVE NELLO SCRIVERE RICORDI LA NOSTRA MENTE RESTA LUCIDA‭ ‬.

Si può pensare analizzando il concetto che ognuno nella propria vita è raccontare come avere un'auto realizzazione nell'inconscio:‭ ‬un mito individuale che ci rappresenta con maggiore precisione della scienza.‭ ‬Per carità non sono uno scienziato,‭ ‬ma molte cose si apprendono nella ricerca sia letterale che nella ricerca mentale dei ricordi.‭ ‬Anche perché molti di essi‭  ‬si suggeriscono nella mente nel mentre si inizia‭  ‬a ricordare e dunque si completa fino alla fine‭ ‬.‭ ‬Sogni e immaginazioni,‭ ‬anche della prima infanzia,‭ ‬fanno parte delle esperienze interiori che ci rappresentano nel mondo,‭ ‬e il loro ricordo fa parte del senso generale di tutta la vita umana.

Ad esempio se noi ricordiamo dei particolari,‭ ‬tipo un oggetto a cui da bambini tenevamo‭ ‬,il ricordo oggetto diventa un seguito ove il ricordo fa ricco il racconto‭ ‬.Il primo ricordo della mia vita fanciullo fu quello del cibo‭ ‬,forse perché allora c'era la fame‭ ‬,‭ ‬era appena finita la guerra e si cominciava a vivere‭  ‬ed io andando dal ciabattino del paese mi guadagnavo qualche soldino e così nacque IL RICORDO DELLA‭ ‬-‭ ‬MORTADELLA‭ ‬-‭ ‬in cui io compravo in bottega‭  ‬e ne narro l’evento di quel fatto‭ ‬.

Poi quello Delle ciliegie dei boschi‭  ‬dove andavo a raccogliere le castagne‭ 

dove vedevo il sole splendere attraversavo le foglie e i fiori dei cespugli,‭ ‬e tutto mi pareva meraviglioso,‭ ‬pieno di colori tra acque sorgive e profumi di natura‭ ‬.

Anche i sogni possono essere ricordi,‭ ‬se però le sai cogliere appena sveglio,‭ ‬altrimenti dopo pochi secondi li scordi‭ ‬.Oppure nel vedere una scena brutta o bella‭ ‬,‭ ‬nel vedere un film,‭ ‬nel vedere un strano corpo misterioso‭ ‬,‭ ‬oppure desiderare fortemente un qualcosa e poi sognarlo.‭ ‬Tutto ciò fa parte del ricordo sognante‭ ‬,questo da me riscontrato da me scritto‭ ‬.Come la rimozione di un ricordo e cioè‭  ‬eliminarlo dalla mente‭  ‬lo considero importantissimo per il concetto di‭ "‬meccanismo di rimozione‭"; ‬se è un brutto ricordo è giusto scordarlo non sono d'accordo‭  ‬se sei obbligato da qualcuno o qualcosa‭ ‬.

Il ragazzo del sud‭ 


Lasciavo la mia terra quando ero piccolino

affascinato contemplavo i prati e fiumi,

col mio sorriso mi sentivo uomo‭ 

sulle labbra degli stolti vedevo i rozzi visi.

Fu tanta l’indifferenza

io bambino non capivo,

ruggivo i miei anni‭ 

nella realtà dei parassiti‭ ‬.

Sono il ragazzo del sud‭ 

e nel mio cuore porto il mare,

porto con me il saluto dei lupi

la buona sera e il rispetto a chi mi ama.

Ora Vivo al nord e non so ancora come...

forse qualcuno ha deciso il mio destino‭?

Ha deciso il mio futuro seduto a tavolino.‭ 

Sono l’uomo della terra in fiore‭  

dei fuochi e della fiaccola eterna‭ !

lì l’aria carezza gli umani...

e gli oleandri profumano gli scogli

sulla pelle lasciano i brividi d’amore.

Appartengo alla stirpe nobile‭ 

alla miseria di un luogo defraudato,

la tarantella è la mia musica accoglie a sé l’allegria.‭ 

Sono il ragazzo del sud‭ ‬,il Poetanarratore

per nomea il dito mi si punta‭ ‬...

terrone è il mio nome.

Sono quello che sono e d’amore scrivo‭ …

Un poeta che narra la vita.


SONO SOLTANTO UNO COME TANTI‭  ‬UN ITALIANO‭ ‬.


Giovanni Maffeo‭ ‬-Poetanarratore‭ ‬.


DALLE STORIE DI GIOVANNINO‭ 

GIOVANNINO E LE PATATE SULLA BRACE‭ ‬.


Si era aperto un sorriso sul volto di Giovannino in quel tempo degli anni‭ ‬1955,dieci anni dopo la fine dell'ultima guerra mondiale‭ ; ‬quell'era comincio a quei tempi a fiorire‭ ‬:‭ ‬iniziò la ricostruzione‭ ‬,dopo le migliaia di bombe buttate sull'Italia dai chiamati alleati per la liberazione‭ ‬,di cosa‭ ‬,‭ ‬e ancora oggi me lo chiedo‭ ? ‬Ma da questo‭ ‬,‭ ‬di questo non ne voglio parlare‭ ‬perché i miei genitore ne subirono conseguenze‭ ‬,come di mio nonno Giovanni Maffeo che venne arruolato per la campagna di Russia ove al suo ritorno ne subì conseguenze di salute e poi morì giovane lasciando piccoli i suoi figli‭ ‬,‭ ‬di cui mio padre e due sorelle e un infante Gaetano che morì piccolissimo per cure non adeguate e mancanze mediche‭ ‬.


Che dire la mia famiglia subì danni restando povera e quel poco che aveva lo spese per sopravvivere lavorando la terra a mezzadria perdendo le terre lasciate dai bisnonni nella contrada Piscarielli‭ ‬,‭ ‬ove l'antenato Tommaso ebbe da suo nonno Giovanni Battista di Solofra l'eredità di quella terra con le due case‭ ‬.Una fattoria sita nella grande vallata di Candida in provincia di Avellino ove dal‭  ‬1750‭ ‬nacquero e crebbero i molti miei parenti e con gli eventi bellici uno alla volta andò via‭ ‬,chi migro in Belgio‭ ‬,‭ ‬chi in America A‭ ‬Boston‭ ‬,‭ ‬chi rimase e si perse nello stesso paese ignorandosi persino tra parenti‭ ; ‬tutti ai giorni nostri realizzati economicamente facendo notevoli fortune‭ ‬-Tutto ciò lo racconto e ne dò evidenza storica genealogica nel libro‭( ‬STORIA DI UN CASATO‭ ) ‬con il cugino genealogico Francesco Maffeis‭ ‬.


Ma ora parlo della fame,‭ ‬quella che a quei tempi regnava sovrana e si faceva fatica ad vivere ad avere quel poco per vestirsi per crearsi un qualcosa di necessario‭ ‬,per cavare dalla terra il pane quotidiano‭ ‬.Dunque dopo‭  ‬il raccolto del grano‭ ‬,‭ ‬dell'uva,‭ ‬del granturco e altro si facevano le scorte‭ ‬,le conserve di pomodoro‭ ‬,l'uva veniva a grappoli appesa in cantina‭ ‬,‭ ‬il grano veniva macinato e fatto in farina‭ ‬,‭ ‬le noci‭ ‬essiccate e tra queste‭ ‬c'erano anche le patate piatto ricco di quei tempi‭ ‬.


Come detto Giovannino e la sua famiglia era povera e questi alimenti erano necessari per sopravvivere‭ ‬,le serate di inverno dove fuori faceva freddo il caminetto era l'unica fonte per riscaldarsi e con altri della parentela passavamo il tempo a raccontarci,‭ ‬a raccontare il prossimo futuro‭ ‬,la possibilità di migrare‭ ‬,nel frattempo la fame si sentiva e mettevamo le patate sulla brace che in breve tempo cuocevano dando sollievo allo stomaco e la forza di sollevarsi il giorno dopo‭ ‬.


Giovannino le mangiava con gusto quelle patate assieme ai suoi cuginetti e i fratelli anche‭ ‬perché come detto si doveva alzare presto al mattino‭ ;‬dopo fatta una sostanziale colazione fatta di latte appena munto dalla mamma con dentro il pane casareccio‭ ‬,‭ ‬sempre fatto da lei nel forno esterno alla casa‭ ‬,‭ ‬con sua sorella Giovanna‭  ‬si andava in paese a consegnare le bottiglie di latte ai compaesani per poi fare tappa dalla nonna Giovanna e andare a scuola‭ ‬.


La giornata era lunga‭ ‬:‭ ‬la consegna del latte‭ ‬,‭ ‬la scuola‭ ‬,‭ ‬poi il ciabattino ove Giovannino per volere del padre doveva recarsi e lavorare le scarpe‭ ‬,per poi la sera tornare a casa di corsa e fare i compiti‭ ‬,ma lo aspettavano le patate alla brace‭ ‬,il cibo dei poveri‭ ‬.


Giovanni Maffeo‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore‭ ‬.


La storia di Giovannino.


Revival‭…!

Dalle raccolte di poesie:

Progenie;e il pensiero del poeta narratore.


In questo revival Giovannino fa menzione in‭  ‬prosa di alcuni suoi canti‭ ‬,unendo‭   ‬tra loro i passaggi più significativi risalendo una scala naturale del pensiero‭ ‬,e ve ne fa dono.


Tempo che Giovannino ebbe il suo bisogno di capire la sua appartenenza della sua Progenie.

Tempo che in lui nacque poesia:‭ “‬Progenie‭”;‬Ho cercato da tempo una croce,dispersa nel sangue,nelle vene del mio gene,ed io nacqui genuino,da un seme di un prato,all’alba di un mattino.


Tempo che‭  ‬ebbe i suoi‭  ‬primi contrasti con alcune ambiguità,ne distingue qualcuna dal doppio volto‭ ‬:‭”‬Le maschere‭  ‬buffe‭”; ‬in questo mondo di fantasmi,di maschere buffe,è difficile individuare uomini veri,verità nascoste,false dialettiche,chi ottuso non vede,chi si nasconde,soffre,basta un semplice saluto,giù la maschera dunque‭ ‬.


Tempo di vita,assaporarne i momenti,‭ ‬gioire per il dono di essa,‭ ‬ne crea un inno in versi per comunicarlo a chi vita vuole:‭”‬Bella la vita‭”; ‬che bella..‭!‬se noi,non la guastassimo,a noi e agli altri,apprezzare ogni istante,ma il tempo è tiranno,altri ci saranno,che l’apprezzeranno.


Tempo che Giovannino cammina nel suo poetico fantastico‭ ‬,trova contrasti‭ ‬,invidia e forse anche gelosia in quel mondo per lui mai esplorato,trova disquisizioni che si tramutano in angoscia e ne soffre al tal punto che sfoga il suo sentire in un canto:‭” ‬Esibizionismo isterico‭”;‬angoli di mondo,dove prevale angoscia,esibizionismi isterici,esausti plausi,sterili approcci,rifugi,di versi trovati,mescolati,con salse condite,e sapori malsani,esplodono orgasmi,di schizoide forme,ne nasce un canto,una richiesta d’amore.


Tempo che si concentra nel suo pensiero e pensa…pensa che nel tempo infinito ogni cosa bella poi finisce,da questa sua riflessione nasce‭ ;”‬Tutto si spegne‭”‬,nel buio della notte,il vuoto del mio pensiero,il silenzio,fa vibrare l’anima mia,un grido di dolore,si alza al cielo,tutto si spegne,giorno dopo giorno,si nasce,si muore,al declinare della vita‭ ‬,tutto scompare,siamo figli di una luce eterna.


Tempo dell’indifferenza‭ ‬,attirare a se attenzioni,‭ ‬Giovannino incontra indifferenza causata dal suo stesso modo di porsi‭ ‬,forse troppo all’acqua di rose,ma d'altronde‭  ‬lui è fatto così,e‭  ‬nasce:‭ “‬Indifferenza‭”; ‬mi ferisci,uccidi il mio cuore,disperdendomi nel nulla,venite a me gente mia,assaporate il mio tempo,vi accarezzo con un sorriso,guardandovi negli occhi,venite a un pensiero,soffochiamo questo dolore,per la vita,per l’amore.


Tempo di eventi tristi e allegri,in questi la scomparsa della sua mamma,subito dopo la nascita della sua nipotina Rebecca che riempie il cuore di Giovannino,‭ ‬Si‭  ‬dà inizio con‭” ‬la ballata della vita”canto dedicato a sua madre:La bella fanciulla,leggera volava,sull’aia ballava,il valzer infinito,cantava quel tempo,la giovane donna,cresceva il mio sangue,nel suo grembo d’amore.

Poi con‭  ‬l’evento della nipotina il nonno Giovannino le dedica una poesia d’affetto:‭”‬Il mio angelo‭”;‬Nasci tu fiore di giardino,primula di primavera,dai respiro,a rami arrugginiti,a nervi logorati,tu,mio angelo,incanti l’aria,il fruscio delle foglie,l’aurora del mattino.


Tempo‭  ‬di attenzione per il sociale causano in Giovannino uno stato d’animo da sempre attento per i tristi eventi‭ ‬,le numerose tragedie della guerra e la povertà gli‭  ‬danno memoria a un passato‭  ‬quando lui fanciullo tocca con mano l’amara realtà di quei tempi precari,nasce dunque‭ ‬:‭”‬Vite spezzate‭”;‬nella mensa della povera gente,giace un pane,ammuffito da tempo,giace tra sudore,e acre odore,ed io‭ ‬,cerco‭ ‬,tra i maestosi olivi‭ ‬,la pace tra gli acidi,tra i nemici delle stelle,la voce di un canto,il migliore,per donarlo al dolore,cerco,la dolcezza,vite spezzate‭ ‬,affollano il mondo,in saturi spasmi,offrono vita.‭ 


Tempo in cui nasce in Giovannino la voglia di rivivere l’amore,sentirsi innamorato,da questo nascono molti canti‭ ‬,ne do cenni:‭” ‬Fuoco eterno‭” ‬brucia questo fuoco,dentro me,brucia,mi fa paura,ed io ho pianto,ho pianto e sorriso,tu,frutto maturo da cogliere,mosto dolce da bere,in questo fuoco eterno.


Fu tempo che nelle sue notti innamorate il suo pensiero vola in un vortice di passione‭ ‬,scrive il canto:‭” ‬E‭’ ‬di notte”è di notte che lei respira amore,dona la sua carne,a un eterno sognatore,è di notte,qualcuno cresce vita,porta un fiore alla sua sposa,nel sonno tormentato,ed è mattino,l’alba si fa chiara,un volto vien lavato,da un peccato mai avuto,è di notte,un uomo attende,un lume si accende,scrive poesia.


Fu tempo‭ ‬,di profumi,‭ ‬di desideri,di profumo di donna che ammaliavano Giovannino‭ ‬,a volte incompreso a volte sì,ma lui va per la sua strada a professare amore a chi amore ha:‭”‬Profumo‭”;

ho sentito il tuo profumo questa notte,tra le lenzuola stropicciate dall’amore,ho sentito il tuo sapore avendone l’effetto,ma tu,eri lì,lì,‭ ‬accanto a me,a far felice,un innamorato.


Fu tempo dell’amore che Giovannino a tutti i costi sentiva‭ ‬,voleva provare il brivido della passione…mah‭…?‬nasce‭” ‬Amanti”al calare della luna,mi basta vedere,la luce dei tuoi occhi,amanti‭ ‬,vanno oltre gli argini,in cerca d’orizzonti,verso una speranza,lì,ci sei tu,‭ ‬solo tu,desiderato amore.


Fu tempo di delusioni,di incomprensioni,travagli dell’anima che affliggevano il povero,piccolo,Giovannino che tanto face si rivolse al cielo a:‭”‬Angelo bugiardo”e fu così‭ ‬,che a quel Angelo,mentii il mio furore,lo delusi‭ ‬,per il troppo credo,gli chiesi:Angelo,Angelo bugiardo,segui il mio spirito,in cerca del mio aiuto,lui mi prese,mi portò in volo,la sua mano tese,in cima d’una rosa.


Fu tempo di baci,quelli che al calar della notte si rubano per non farsi vedere,nascosti in angoli di vita all’ombra di pensieri,rubati per il calare della vita‭…‬:‭”‬Baci rubati”tu sei‭ ‬,il pensiero,l’amore,sentimento sempre dentro,sei la mia vita,il mio respiro,d’amore acceso.


Fu tempo di amarezze,di timide carezze e poche certezze‭ ‬,ma il pensiero di Giovannino galoppa a mille,tanto è vero che in ogni cosa lui vuole esserci partecipare‭ ‬,a volte per la sua natura emotiva,‭ ‬fraintendendo,‭ ‬creandosi e creando disagi di incomprensioni,ma lui vuole esserci‭ ‬:‭”‬Ci sarò‭”;‬quando il cielo si oscura,quando la terra si colora,quando sento il tuo richiamo,quando penetra in te‭ ‬,il desiderato evento,mi avvicinerò,col fiato in gola,vivrò per te,unico mio candore.


Fu tempo delle ultime stagioni‭ ‬,la frenesia‭ ‬,la voglia di vivere momenti era,‭ ‬è,‭ ‬tanta in Giovannino,che per lui le stagioni sono tutte uguali,si dice che quella più prolifera è la primavera ma a lui somigliano tutte‭  ‬uguali‭ ‬,perché ogni momento è buono‭ ‬,senza star lì ad aspettare primavere o autunni.‭ ‬Si accorge però che col passare del tempo la stagione più significativa è proprio l’autunno‭ ‬,quella che in‭  ‬lui ormai vive:‭”‬Autunni di vita”ho vissuto tempi,dove ogni cosa,era niente,dove il mio calore,appassiva senza sole,ti ho cercata,in ogni volto,e in ognuno‭ ‬,ho letto il tuo nome,

ho dipinto ancora quelle foglie,per dare un senso,all’eterna fonte,tempo di vita,rinasci in stagioni,

in un color,rosso passione.


E‭  ‬venne il tempo,di fare poesia leggersi nell’anima,‭ ‬scoprire il proprio io‭ ‬,introspezioni dare il vero senso a un vero canto.‭ ‬Giovannino trova un equilibrio‭ ‬,sembra?o ci prova…mah‭ ‬,alla fine della fiera canta sempre poesia‭” ‬Esistenza‭” ‬e venne il tempo dell’esistenza,in me‭ ‬,sensazioni,nella mia mente,il verso dell’amore,ora,volo,verso grandi mete,nell‭’ ‬evoluzioni del tempo,l’esistenza,‭ ‬è profumo d’amore.

Per concludere‭  ‬con tutte queste belle parole saluto tutti‭ ‬,belli e brutti‭ ‬,amici e nemici,invidiosi e simpatici,cattivi e buoni,insomma tutti dedicando voi per l’appunto:

‭“‬Le belle parole



Le belle parole‭

‬addolciscono il cuore‭

‬aprono le porte‭

‬al mistero del male.‭


‬Son carezze‭

‬donate a singhiozzo,‭

‬con sincerità‭

‬sciolgono tristezza.‭


‬Spezzano pietre,‭

‬son acqua dolce‭

‬in campi arati e‭

‬per rovi antichi.‭


‬Spugne mentali‭

‬che cadono in flussi‭

‬fogli di carta‭

‬a lenire l'anima.‭


‬Se ne dicono tante‭

‬secondo ragione.‭

‬Sono solo parole..‭

‬Il resto è vita.


Il poeta narratore.


Giovannino solitario.


Dalla serie:

I racconti di Giovannino.


In questa storia di Giovannino‭   ‬vuole mettere in evidenza delle riflessioni di un disagio morale afflitto innanzitutto a molte donne‭  ‬che non sanno‭ ‬,non hanno,‭ ‬non vogliono reagire‭  ‬a una rivalsa di vita.

Tutto cominciò con Giovannino‭  ‬innamorato‭ ‬,‭  ‬ricordate vero‭! ‬Si innamorò‭  ‬di una dolce fanciulla anch’essa‭  ‬persona di pensiero‭ ‬,si incontrano e nacque un flert amoroso‭ ‬,‭ ‬poi per varie ragioni‭  ‬erano fatte per la maggior parte di incomprensioni‭ ‬,‭ ‬si distaccarono‭  ‬o quasi senza neanche sapere il perché‭ ‬.

Questa delusione porta a Giovannino disagio morale al tal punto‭   ‬a farlo riflettere spesso dell’accaduto‭ ‬,in questo nonostante la sua matura età‭  ‬ne ricava saggezza ed esperienza,comincia a conoscere veramente le donne‭  ‬che a suo dire sono sensualmente‭… “‬luce di vita‭”‬,e‭…” ‬ragion d’essere‭” ‬.

Si‭  ‬accorge del loro‭  ‬valore‭ ‬,‭ ‬del loro dolore nascosto‭  ‬quasi sempre attraverso il messaggio poetico‭ ‬,che anche lui a sua volta trasmette le sue insicurezze‭  ‬e la voglia di innamorarsi‭ ‬.

Sono molte le storie ed esperienze di donne oggi malinconiche che aspettano un amore‭ ‬,quello vero‭ ‬,quello passionale che gli mette brivido nel sangue‭ ‬,che non le faccia più soffrire‭ ‬.Ne racconto una a caso‭ ‬:‭ ‬Una‭  ‬donna dopo essersi confidata‭  ‬con Giovannino del proprio dolore amoroso aggiunge del particolare molto intimo che solo a sentirlo‭  ‬si accapponava la pelle trasformandosi in buccia d’arancio…sì è come quando vi vengono i forti brividi di freddo‭ …‬la stessa cosa,insomma per farla breve‭  ‬nonostante che questo egregio anonimo‭  ‬signore‭  ‬che tanto anonimo non è perché lei lo conosce molto bene,‭ ‬l’abbia violentata fisicamente e mentalmente‭  ‬approfittando di lei in un studio medico,l’amplesso a sentire lei si è più volte consumato li‭  ‬fino che questo mostro‭  ‬così definito da Giovannino‭  ‬gli dice esplicitamente di non farsi più vedere perché lui occupa una posizione notevole ed ha famiglia,assolutamente di non farsi più vedere‭  ‬.

La poverina‭  ‬non poteva fare a meno di questo medico‭  ‬per le visite specialistiche che lui solo poteva intervenire…è come che interveniva‭!

L’assurdo della storia è quando questa donna afferma di essere ancora innamorata di lui nonostante la violenza fisica e morale subita,Giovannino ne rimane sbalordito dando lei dei consigli come usa solito fare cercando di restaurare‭  ‬un rapporto d’amicizia vedendola triste e sfiduciata‭ ‬,in lei rimane comunque traccia di disagio dove‭  ‬spesso‭  ‬ripete‭ ‬:caro Giovannino io sono ancora innamorata di lui‭ “ ‬mi è rimasto dentro”ora considerando il fatto che‭   ‬a mio avviso è oltraggioso sotto il punto di vista psicologico‭  ‬del plagio subito e della violenza inflitta‭ ‬,la storia rimane squallida‭  ‬senza un senso di significato reale‭ ‬,cioè‭  ‬sofferenza con sofferenza,solitudine con solitudine senza via di scampo,ma perché questo‭ …!‬perché non si vuole reagire affrontare la realtà delle cose‭  ‬rimanendo chiusi in se stessi sempre con la speranza di un ritorno che non ci sarà mai…Giovannino con la sua forte sensibilità ci rimane molto male‭  ‬a sentire‭  ‬questo‭  ‬malessere,‭ ‬a vivere quasi una situazione di solitudine che in qualche modo lui‭  ‬si avvicina‭  ‬a una sofferenza inutile come la loro.

Ed è per questo che‭  ‬Giovannino ha scritto questa sua poesia‭ ‬,questa volta non per gli innamorati,ma per quelli destinati a rimanere soli‭  ‬senza amore come lui.

Un grosso abbraccio‭ 

Giovannino.




Solo.


con la mia solitudine

celo il mio malessere

d'uomo inascoltato.


Inutili lamenti

resto ad osservare

di amori e pentimenti

di pianti e sofferenze.


Voglio restare

come un cane

solo

con le pene del mio cuore.


Non voglio

paraventi

di perduti amanti

né strascichi melensi.


Pentito

oltraggio me stesso

curo le mie ferite

imbevute di tristezza‭ ‬.


Solo

sogno perduto

che mai sarà peccato.


Giovanni Maffeo‭ ‬-Poetanarratore.

UNA MIA POESIA . Inodore il mio sentire‭ ‬.

È denso il buio

è inodore‭ …

è scarno è vuoto‭ ;

è violento nell’anima mia‭ ‬.

Tu che hai bruciato arsure verdi

non puoi scansarti dai flutti del mare‭ …

nei silenzi assopiti plani‭…

tra mille voci di un passato remoto sei fiume‭ ‬.

Ti stordisce il fato ed è magia...

ti rapisce nei segreti col mio saluto‭ ‬,

in assoluto il tuo bacio di fuoco‭ ;

con la roboante essenza sei senza tregua‭ ‬.

Ti appigli a parole inutili parla !Dammi il tuo bacio

lì si condensano in pensieri scarni‭ ‬,

cristallizzano i ricordi del passato‭ ;

si azzuffano negli ormoni impazziti‭ ‬.

Inodore è il mio sentire squama‭  ‬su i verdi prati‭!

Pallido colore ch’è s’adombra e ama‭ ‬,

crocifigge l’anima mia nei palpiti tra i beati...

devasta il sol peccato m‘abbandona ove l'aria riposa.

Col calare del sole odo brusii di foglie è l’autunno che ritorna‭ …

tu fai la maglia per me che ho freddo,

mi concedi il tuo frivolo candore all'alba della sera‭ ‬,

senza te cosa farei‭ ‬,‭ ‬senza un amore da amare‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

ORA VORREI PARLARVI DI PENSIERO‭ ‬.

In esso si evince le molte intese‭ ‬,‭ ‬domande‭ ‬,‭ ‬ispirazioni poetiche e anche perché no i ricordi‭ ‬,ad esempio‭ ‬:‭ ‬il pensiero illusorio‭ ‬,‭ ‬quello che presumi di avere poi non hai‭ ‬,‭ ‬quante volte ci facciamo illusioni‭  ‬per una certezza per una amata‭ ‬,‭ ‬per un riuscita‭ ‬,è‭  ‬conosciuto anche come pensiero desiderativo,‭ ‬pensiero desideroso,‭ ‬pio desiderio o pensiero bramoso,‭ ‬è il processo mentale per cui si tende a crearsi convincimenti e prendere decisioni facendosi dirigere da ciò che più può essere piacevole,‭ ‬gradito o appagante dal punto di vista del soggetto,‭ ‬in una parola da ciò che la persona desidera‭; ‬invece di basarsi su indizi,‭ ‬realtà e razionale giudizio su di essi.‭ ‬In questo senso è il prodotto del conflitto tra principio di realtà e principio di piacere,‭ ‬in cui il secondo viene,‭ ‬più o meno consciamente,‭ ‬fatto prevalere.

Ed è appunto tra queste forme che noi umani cerchiamo di cavarne la migliore soluzione‭ ‬,la più gradita per poi nel tempo farne ricordo o racconto come sto facendo io‭ ; ‬la poesia ad esempio esce fuori allo scoperto quando pensi principalmente ad una amata‭ ‬,‭ ‬lì il cuore si commuove‭ ‬,‭ ‬fa le bizze con l'anima e diventa romantico‭ ‬,‭ ‬complice la mente che accumula i pensieri‭ ‬,‭ ‬essi talmente saturi scoppiano in‭ (‬POESIA‭ ) ‬dunque è tutta una bellezza che riaffiora come in un concerto musicale canta l'amore‭ ‬,‭ ‬la vita si rinfranca e fa ricco l'umore‭ ‬,‭ ‬lo stato d'animo fa si che si apre al dialogo e ogni rosa sboccia nel cuore‭ ‬,‭ ‬nell'anima‭ ‬.

Si evince inoltre che,‭ ‬a parità di altre condizioni,‭ ‬gli individui tendono a fare predizioni positive con un processo anche chiamato‭ "‬ottimismo irrealistico‭" ‬ma reale se viene poi consolidato‭ ‬.

Il ciclo illusorio si può dividere in fasi: fase del sogno ,fase della frustrazione ,fase dell'incubo ,fase dell'esplosione della realtà .

Il meccanismo si struttura come segue:‭ ‬quando una persona si imbarca in un comportamento guidato dal pensiero illusorio,‭ ‬all'inizio essa ne trae un benessere psicologico e ne ha gratificazione‭ ‬,‭ ‬una forma platonica‭ ‬,‭ ‬un po' come innamorarsi e corrispondere l'amore senza praticarsi fisicamente‭ ‬.

Poi per ovvi motivi di appagamento.‭ ‬Anche il suo rapporto con la realtà non dà adito a dissonanze,‭ ‬in quanto ci vuole del tempo perché la disparità tra l'immaginato e il reale si mostri in modo non più negabile.‭ ‬In questa fase,‭ ‬chiamata‭ «‬fase del sogno‭»‬,‭ ‬l'individuo è perfettamente in grado di mantenere la sua visione desiderata del futuro evento senza grossi sforzi cognitivi.‭ 

Con il passare del tempo,‭ ‬però,‭ ‬indizi sempre meno eliminabili della realtà che pongono dubbi o contraddicono il pensiero illusorio vengono via via sempre più all'attenzione del soggetto,‭ ‬che non può facilmente scioglierli né ignorarli:‭ ‬è la fase della frustrazione.

La frustrazione‭ ‬,‭ ‬questa forma ne è la causa solitamente capita al gentil sesso che dopo una storia amorosa vengono lasciate o sedotte e abbandonate‭ ‬,tipica e frequente forma che porta a volte a tragedie e‭  ‬a farsi da soli male‭ ‬,con umori tristi e plateali specialmente ad oggi nei social ove si racconta di tutto,‭ ‬anche le cose personali per sfogarsi‭ ‬,‭ ‬per farsi coraggio a non cadere in depressione‭ ‬.

Gli sforzi dunque di far collimare la realtà con il modello di essa che si desidera assorbono via via più energie del soggetto finché la pressione del reale e la sua discrepanza rispetto al desiderato è tanto grande da non poter più essere mascherata‭; ‬siamo alla‭ «‬fase dell'incubo‭» 

Quando si arriva ad avere gli incubi è una fase questa tragica‭ ‬,si fa rimedio a farmaci‭ ‬,‭ ‬tranquillanti ed è una brutta esistenza rischiando l'esaurimento e la salute ne ha conseguente‭ ‬.

La rassegnazione o accettazione della realtà e abbandono del sogno illusorio,‭ ‬chiamata‭ «‬esplosione nella realtà‭»‬.Oltre ad essere un esempio eccellente di biasimo cognitivo che induce a prendere decisioni di basso valore di successo,‭ ‬il pensiero illusorio è anche una fallacia logica che non ha valore nelle dispute.

Inoltre il dire che una cosa accadrà perché noi lo desideriamo è un argomento spesso usato da legislatori e imbonitori che fa leva sulle emozioni delle persone ma il cui valore logico predittivo è considerato nullo .Il pensiero illusorio ha anche effetti su come le persone vedono il mondo o più in generale lo percepiscono con i sensi.‭ ‬Si tende a credere che il modo in cui noi percepiamo il mondo sia in effetti un'ottima rappresentazione del mondo stesso ma studi mostrano che la percezione è molto influenzata dalle credenze interne dell'osservatore.‭ ‬In questo senso il pensiero illusorio può causare inconsce cecità ad alcuni fatti e sopravvalutazione o errata interpretazione di altri.

Bene‭ ‬,‭ ‬che dire‭ ‬,‭ ‬bisogna accorgersi in tempo per le varie forme che noi a volte ci creiamo‭ ‬,ma capita spesso nei soggetti delicati‭ ‬,‭ ‬sensibili ove per la loro natura genuina‭ ‬,‭ ‬con la loro sensibilità e rispetto verso gli altri si lasciano coinvolgere e questo dispiace‭ ‬,‭ ‬mentre per chi‭  ‬le causa andrebbe rimproverato,‭ ‬ma datosi che tutto rientra nel personale ognuno si lava i panni sporchi a casa sua‭ ‬.‭ 

UNA MIA POESIA‭ ‬. L’ovattata esistenza.

Spirituali le tue forme sensuali recitano versi di rugiada‭ 

si fondono nella catastrofica vita mostrando la bellezza‭ ‬,

in pause transitorie lottano non si piegano al male‭ ‬...

tu l’esule figura la dea senza prole‭ ‬.

Sei l’Angelo buono accogli le malie la melodia dell'anima‭ 

sei pausa di vita di ogni gioia l'aria tersa sfiori,

sei l'ovattata esistenza il suono della musica‭ ‬...

colori parole in qualunque cosa ti esprimi‭ ‬.

Non potrai cancellare il vissuto indelebile‭ 

nell'agonia della scena l'imperiosa passione‭ ‬,

balzello forsennato ove covi desideri‭ ‬...

l'astro cosmico che sferza gli irresistibili silenzi.

Tu‭ ‬,‭ ‬la carne viva‭ ‬,tu il frutto offeso‭ 

dai accesso al flutto dell’io mio‭ …

ove‭  ‬fecondo luce nell'azzurro‭  ‬posi acqua benedetta‭ ‬,

mi inebri ove è insaziabile la mia fuga‭ ‬.

Svelami la pietà e confortami‭ ‬,tu la dama dei celesti‭ 

toglimi l'ambiguo male che di più odio‭ ‬,

errabonda la terra dolente ove tace il grido...

acceca il pudore dei nostri occhi limpidi‭ ‬.

Sei tu la donna l'ovattata esistenza dei pregi‭ …

il cammino scalzo senza sandali‭ ‬,

la creatura feconda del turbinoso parto‭ ‬,

varchi la soglia del destino crescendo l'uomo‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Leopardi dice :

S'ingannano a ogni modo coloro i quali stimano essere nati primieramente l'infelicità umana dall'iniquità e dalle cose commesse contro agli Dei; ma per lo contrario non d'altronde ebbe principio la malvagità degli uomini che dalle loro calamità.

Composta a Recanati, tra il 19 gennaio e il 7 febbraio 1824.

Leopardi inizia le sue Operette con una favola sulla storia dell'umanità e ci narra come tutti gli uomini in origine, «fossero creati per ogni dove e a un medesimo tempo e tutti bambini» e «nutricati da api, capre e colombe».

La Terra è più piccola, il cielo è senza stelle e ci sono meno meraviglie di oggi, ma nonostante tutto cresce negli uomini un'idea d'infinità e di bellezza, che li riempie di numerose aspettative e speranze, giudicando quel posto, con "il migliore dei mondi possibili".

Quando dalla fanciullezza gli uomini passano alla prima adolescenza, hanno origine i primi dissapori. Le illusioni tardano ad avverarsi, l'abitudine alla vita quotidiana, spinge alcuni a conoscere meglio il mondo, esplorandolo in lungo e in largo. Con sorpresa, i confini non appaiono più così vasti, il mondo è privo di varietà, salvo poche differenze, tutti gli esseri umani sono simili d'aspetto e di età. Così «sul declinare degli anni, convertita la sazietà in odio» cominciano a privarsi della vita.

UNA MIA POESIA . La mercificazione dell’anima.

Non potrai sporcarmi l’anima‭ 

è solo disquisizione filosofica,

è il contrasto tra il bene e il male‭ 

tu la dolce donna‭ ‬,sei perla di saggezza‭ ‬.

Sei incanto‭ ‬,materia vivente‭ ‬,

lo spirituale amore del filo conduttore

senza parlare‭ ‬,suggelli,‭ ‬il sorriso ardito‭ ‬,

quello che ti fece donna dopo averti incontrata‭ ‬.

Ma la voglia‭ ‬,‭ ‬oh la voglia‭ !

è sfrenata‭ ‬,‭ ‬non ha pazienza‭ 

insinua la carne‭ ‬,la fragile debolezza

si squama nei sensi‭ ‬,del tuo sentimento puro‭ ‬.

Tu che vivi nella profondità celeste‭ 

chiudimi nei turiboli sogni‭ ‬,

appeso da lunghe catene‭ 

dal tuo seno,‭ ‬fai uscire,‭ ‬il tuo profumo‭ ‬.

Vieni‭  ‬ape regina‭ !

Lascia il tuo miele nel mio cuore‭ ‬,

diverrò sferza di vento gelido‭ 

per chi ti toglie il capo sul cuscino‭ ‬.

E‭' ‬In estasi il tuo corpo‭ ‬,

la mia anima‭ ‬,su di te s’abbandona‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Perdono i sogni , la gioia di vivere , perdono le speranze , le attenzioni dei propri cari, dei loro RICORDI .Si lasciano andare nel tragico destino ,tutti si distaccano , fanno a gara  per portargli via il poco che gli rimane . Dunque diventano esseri inutili  cominciano a privarsi d'ogni cosa , il loro stomaco si chiude ,la loro allegrezza si rattrista .

Gli Dei si dolgono di questo fatto; credono che l'infelicità umana sia il segno della loro imperfezione. Il rifiuto della vita, distingue gli esseri umani dagli altri esseri viventi, contravvenendo alle leggi naturali. 

Per migliorare le condizioni del mondo, i celesti allargano i confini, riempiono il cielo di stelle, creano più varietà di forme; diversificano le età e rendono più difficili i contatti con altri esseri umani: montagne, colline, fiumi e laghi divideranno le popolazioni. Per aumentare l'idea d'infinito che tanto piace agli uomini, favoriscono l'immaginazione, creando il popolo dei sogni, fabbricatori di quelle immagini perplesse, impossibili da realizzare nel mondo reale.

Dunque  la tristezza della vecchiaia consolata dalle speranze della gioventù, risorge nei ricordi ma quando sopraggiunge di nuovo la stanchezza e il tedio della vita, tornano anche le vecchie situazioni. Nasce in questa era il culto dei morti, con feste che celebrano e ricordano l'estinto.

Che dire del diffondersi delle arti - della gloria , delle virtù . del coraggio , aggingo dell'egoismo ,questi attributi di pregio fanno tirare fuori il meglio dell'uomo nelle situazioni difficili ricalcandole nei concetti e diffusione delle varie storie che accadono , riunenendole poi in TANTI FRAMMENTI DI MEMORIA .SI, I POETI , NE NARRANO VITA SACRIFICATA NEL NOME DI LORO DELLE IMPRESE GLORIOSE .

L'umanità è portata a credere che l'esistenza, sebbene mediocre, sia almeno tollerabile.

Qui si evince un concetto evidente ove la stessa narrazione sia poetica che narrante ,mette al primo posto la sensibilità umana ove ogni azione diventa pensiero per poi passare nel tempo a Ricordo .

Il mondo così concepito dura più lungo di tutti gli altri ma l'eterna abitudine alla vita riporta anche l'abbandono e la noia. Per la prima volta fa la sua comparsa un fantasma chiamato Sapienza, dalle qualità neutre. Ha facoltà di creare una certa aspettativa negli uomini e cioè il conseguimento della verità, condizione che li avrebbe resi simili agli Dei.

LA SAPIENZA .

Ricchezza di dottrina e di capacità spirituali, con prevalente riferimento all'universalismo del mondo antico e alla concezione ebraica e cristiana delle virtù morali e dell'essenza stessa di degli antichi filosofi; fu uomo di grande s.; la s. di Salomone; Fecemi la divina potestate, La somma sapïenza e 'l primo amore (Dante).Uno dei sette doni dello Spirito Santo.

Libro della Sapienza, libro deuterocanonico dell'Antico Testamento, probabilmente scritto per i Giudei emigrati in Egitto e attribuito da s. Girolamo a Filone d'Alessandria.

Tuttavia, mentre nei signori dell'Olimpo la sapienza celebra e sancisce la loro grandezza, negli uomini realizza la consapevolezza della loro miseria. È l'inizio della quarta era: gli uomini arrivano a bestemmiare , custodi gelosi di un sommo bene e rei di considerare l'umanità non degna di tale dono. Pressato dalle insistenze del genere umano, Giove delibera di far scendere, non occasionalmente, la verità nel mondo, dandole perpetua dimora tra gli uomini, contro la preoccupazione manifesta della altre divinità. Sarà lo stesso Giove a tranquillizzare i fratelli, anticipando quali saranno le conseguenze.

La verità renderà ancora più amara la vita degli uomini, che vedranno vana qualsiasi speranza consolatoria. L'arido vero non risparmierà nulla, neanche quei positivi fantasmi, da alcuni tenuti in gran rispetto e considerazione. Venendo meno tutti i valori, l'uomo avrà rispetto solo per sé stesso, rinunciando in modo vile a privarsi della vita.

UNA MIA POESIA  . Annusi l’anima‭ ‬.

Odori e sapori si confondono nell’aria‭ !

Come polline si posano sulle ali della tua pelle‭ ‬,

emanano delizie e aromi di natura‭ …

Nei pori si insinuano per rodere la carne‭ ‬.

E nel tabernacolo le confessioni tacciono‭ !

Tace la custodia di un sentimento ambiguo‭ ‬,

sei tu dunque la porta dell’inferno che ogni volontà subbugli‭ ?

Annusi l’anima mia‭ ‬,la sofferenza degli sventurati aromi‭ ‬.

Ma io esplodo nel sentire l’olezzo eccitato‭ !

Tra i campi beo il fascinoso effluvio‭ ‬,

evito le malsane osmosi‭ ‬,si ripetono‭  ‬tra le fasulle emozioni‭ 

nella compenetrazione di un flusso liquido‭ ‬.‭ 

Si,‭ ‬sono il castigo dei rimpianti esotici‭ !

In ogni tempo aborro sentimenti estatici‭ ‬,

nel sangue affondo le morbose affezioni‭ ;

nella benevolenza di un valore reale medito.

Lascio a te musa le essenze dell’amore‭ !

Mai sarò cibo per le carni avvezze‭ …

Né avrò sorde frivolezze inique‭ ;

avrò te che sei‭  ‬pietanza da gustare‭ ‬.

E sarò virile nell’amore‭ !

Ti soddisferò quando cade la rugiada sulla terra‭ 

quando tu sei al culmine del pathos‭  …

ove dalla parafilia pulsione erotica sale‭ ‬.

Ma S’incanala nel vortice la passione

i feromoni‭  ‬eccita‭ ‬,‭ ‬l’olfatto stimola‭ ‬,

seduce l'estrema debolezza‭ ‬...

ove s’immerge languida la furia degli ormoni‭ ‬.‭ 

 Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Verificata questa terribile condizione, Giove, mosso da pietà e in accordo con gli altri Dei, invia sulla Terra Cupido, un Amore diverso per natura e opere dal precedente, in grado di accendere la passione tra due individui, unico rimedio passeggero all'infelicità, capace di far tornare l'uomo al tempo della fanciullezza: rinverdisce l'infinita speranza, le belle e care immagini degli anni teneri .Tra le citazioni classiche di rilievo troviamo la città di Atlantide[3] e la dottrina dell'amore sviluppata da Platone nel Convito

La profondità d'animo non è da tutti, ma quando c'è, è una grande risorsa, sia per chi la possiede, che per chi “la riceve”. Perché la profondità d'animo è anche profondità di pensiero. È un “dono”, fatto di ascolto, “osservazione”, comprensione dell'altro , di elaborazione ove si ricavano concetti narranti e poesia .

L'anima (dal latino anima, connesso col greco ànemos, «soffio», «vento»), in molte religioni, tradizioni spirituali e filosofie, è la parte vitale e spirituale di un essere vivente, comunemente ritenuta distinta dal corpo fisico. Tipicamente veniva assimilata al respiro (donde la sua etimologia). Originariamente espressione dell'essenza di una personalità, intesa come sinonimo di «spirito», o «io», a partire dall'età moderna venne progressivamente identificata soltanto con la «mente» o la coscienza di un essere umano.

Nell'anima è spesso implicita l'idea di una sostanziale unità e immutabilità di fondo che permane ai mutamenti del corpo e presiede alle sue funzioni. Le religioni rivelate affermano che sia Dio a creare o generare le anime. In alcune culture si attribuisce l'anima ad esseri viventi non umani e, talvolta, anche ad oggetti (come i fiumi), una credenza nota come animismo.

UNA MIA POESIA . Anima in viaggio.


Nell’ora che precede la sera

sei tu femmina il soffio divino

afferri i miei pensieri‭;

subconsci e brami‭ ‬,‭ ‬nel corpo mio migri‭ ‬.

Tu incorporeo enigma

viaggi a velocità del suono‭ !

Esanime di purezza e spirituale ampiezza,

di incenso profumi‭ ‬,la tua essenza emani‭;

con riserva l’anima mia accogli‭ ‬.

Anima in viaggio sospesa fremi‭ !

Su panchine vuote tedi i giorni‭ ‬,

sublime l’amore si spezza nelle vene‭ ‬.

Anima coraggiosa conquisti la paura

affronti la gustosa melodia,

la vita diventa luce‭ ;

sul tuo volto c’è una porta che si apre‭ ‬.

Sei tu dunque l’anima che viaggi nel mio cuore‭ ?

Mi dai speranza o forse è solo attesa‭ …

nasci in me oggi‭ ‬,domani è la fine‭ ‬,

è l’attimo che fugge‭ ‬,‭ ‬insicuro il desiderio‭ ;

è come un soffio che passeggia in ogni nuvola‭ ‬.

Anima,‭ ‬anima mia perché ti struggi‭ ?

Già mi illudi nel sentire bramosie‭ ‬,

ascolti il cuore di un poeta narratore‭ ;

ascolti la pietà‭ ‬,‭ ‬di un pensante senza storia‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

I termini «anima» e «spirito» vengono spesso usati come sinonimi, anche se il primo è maggiormente legato al concetto di individualità di una persona.Anche le parole «anima» e «psiche» possono essere considerate come sinonimi, sebbene «psiche» abbia connotazioni relativamente più fisiche, mentre l'anima è collegata più strettamente alla metafisica e alla religione. Nella Grecia antica si faceva a volte riferimento all'anima con il termine psyche, da collegare con psychein, che analogamente ad anemos significa «respirare», «soffiare».

Il concetto di anima nella filosofia occidentale compare la prima volta con Socrate, il quale ne fece il centro degli interessi della filosofia. Prima di lui, i filosofi erano soliti occuparsi di questioni attinenti al mondo o la natura, e la nozione di anima possedeva connotati esclusivamente mitologici, ad esempio negli autori epici come Omero e Virgilio, dove era assimilata ad un "soffio" che abbandona il corpo nel momento della morte; allora si riteneva che essa avesse soltanto la consistenza di un'ombra, capace di sopravvivere nell'Ade ma senza più poter esplicare la sua energia vivificatrice.

Democrito teorizza l'esistenza di un'anima composta da atomi sferici che si muovono a velocità particolarmente elevate. Il loro moto genera il calore e la respirazione, causa della vita. L'anima è intesa come principio vitale del corpo, cosciente e libero, sottoposto a norme etiche di provenienza umana e prive di una finalità o ispirazione divina. L'anima è dotata di un linguaggio convenzionale ed è il soggetto unificante degli organi di senso, che non sono capaci di cogliere gli atomi e il vuoto. 

Quindi, l'anima non ha il potere di vedere i propri costituenti primi atomici, ma è capace di muoversi nel vuoto unitamente al corpo, rispetto al quale presenta una forma atomica differente e quindi teoricamente separabile, ad esempio dopo la morte. I frammenti non danno evidenza di una vita ultraterrena dell'anima secondo Democrito che pure accenna all'esistenza di eidola che in gran numero vagano nell'aria, appaiono agli uomini come entità di grande statura che emettono voci e predicono il futuro, portando un effetto benefico o malefico. Se gli antichi li concepivano come divinità, il loro disapparare dagli organi di senso non consente di stabilire se siano immortali. La stessa parola Idola identifica la forma spirituale della materia che si stacca dai corpi e si imprime su gli organi di senso, determinando la percezione. In modo coerente, gli atomi forme o idee e oggetti teorici piuttosto che materiali.È solo con Socrate, tuttavia, e col il suo successore Platone, che sarà utilizzato il termine psyché (anima) per designare il mondo interiore dell'uomo, a cui viene ora assegnata piena dignità.

UNA MIA POESIA . Anima invisibile‭ 

Sei dentro me anima invisibile‭ 

cuore che pulsa‭ ‬,fremi l’amore‭ …

sei in ogni voce che odo‭ ‬,

in ogni mio respiro aliti l’avventura.

Approdi nel mio‭  ‬mondo

e non smetti di bussare‭ ‬,

ad aprire,‭  ‬oceani di ebbre meraviglie‭ ;

dentro me‭ ‬,canti‭ ‬,‭ ‬la canzone dell’amore‭ ‬.

Tu,‭ ‬la‭  ‬poesia‭ ‬,‭ ‬da te m’ispiro‭ !

Un canto che non ho mai avuto

sempre rigoglioso e vivo‭ ‬.

Sei l’oracolo il responso del mio piacere

la mia carne che brucia passioni.

Come ieri‭ ‬,‭ ‬oggi e domani

la mia anima invisibile s'invola

nel sentire il fruscio di un’essenza naturale‭ 

tra l’intimo voglioso il nefasto corpo‭ ‬,

nel mio inferno siedi e bruci.

Vieni dunque piacere insaziabile‭ 

da me vieni a rinnovare il tempio dell’amore.

Giovanni Maffeo‭ ‬-‭ ‬Poetanarratore.

«Il concetto di psiche inventato da Socrate e codificato da Platone è centrale a questo proposito: Socrate diceva che il compito dell'uomo è la cura dell'anima: la psicoterapia, potremmo dire. Che poi oggi l'anima venga interpretata in un altro senso, questo è relativamente importante. 

Socrate per esempio non si pronunciava sull'immortalità dell'anima, perché non aveva ancora gli elementi per farlo, elementi che solo con Platone emergeranno. Ma, nonostante più di duemila anni, ancora oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia la psyche. 

Molti, sbagliando, ritengono che il concetto di anima sia una creazione cristiana: è sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di anima e di immortalità dell'anima è contrario alla dottrina cristiana, che parla invece di risurrezione dei corpi. Che poi i primi pensatori della Patristica abbiano utilizzato categorie filosofiche greche, e che quindi l'apparato concettuale del cristianesimo sia in parte ellenizzante, non deve far dimenticare che il concetto di psyche è una grandiosa creazione dei greci. L'Occidente viene da qui.»

UNA MIA POESIA . Anime nella notte‭ ‬.

Dietro vetri scuri sento anime ansimanti‭ ‬,

bisbigliano al vento e vortici vaganti‭ 

si mostrano dissoluti‭ 

svelano il vuoto che hanno dentro‭ ‬.

Si dispera la tenebrosa sera

al desiderio di lei‭ ‬,

di chi chiama venia

per te il caldo mio respiro‭ ‬.

Una frenesia di vibrazioni‭ 

esce impervia dall’anima mia‭ ‬,

la carne non trova soddisfazione

dalla meschina preda‭ ‬.

Si annerisce lo spettro nella notte

lascia quel corpo inerme‭ 

al‭  ‬mistico piacere‭ ‬,

s’impossessa del patito amore.

Non hanno parole le anime nella notte‭ 

non hanno pace‭ ‬,

tormentate da lugubri inferni

giacciono immobili nei tormentati sogni‭ ‬.

Sono sole le anime della notte‭ 

gridano pietà,‭ ‬pietà per l’amore‭ ‬,

per‭  ‬la loro indifferenza‭ 

che non trova‭  ‬forza di morire‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore.

(Giovanni Reale, Storia della filosofia antica, Vita e pensiero, Milano 1975)

Secondo Platone, l'anima è per sua natura simbolo di purezza e spiritualità, in quanto affine alle idee. Nel decimo capitolo del dialogo delle Leggi, si afferma che l'anima è immateriale, incorporea e costituita dalla sostanza degli dei. Il Timeo introduce la nozione di un'Anima del mondo che genera le anime particolari. Esse hanno la loro origine nel soffio divino (da cui il significato stesso della parola, ossia: vento, soffio), ed è ripartita, secondo il mito del carro e dell'auriga, in tre attività: quella razionale (loghistòn) che funge da guida, quella volitiva-irascibile (thumoeidès) animata dal coraggio, e quella concupiscibile (epithymetikòn) soggetta ai desideri. 

L'anima presente in ogni uomo sarebbe inoltre un frammento dell'anima del mondo.Secondo la contrapposizione gnostica tra Dio (pura perfezione, bene) e materia (imperfezione, male), ripresa dallo stesso Platone, l'anima sarebbe stata calata da Dio in un corpo materiale e perciò contaminata dall'intrinseca malvagità della materia stessa.

Nel tentativo di superare il dualismo platonico, Aristotele intende l'anima come entelechia: essa non è distinta dal corpo, ma coincide con la sua forma. L'anima per lui rappresenta la capacità di realizzare le potenzialità vitali del corpo, e dunque non è da questo separabile; per conseguenza, sarebbe mortale, anche se si tratta di una conclusione su cui egli non dà un giudizio definitivo.

 Un principio di eternità riposa in effetti nell'anima intellettiva, che però opera senza il supporto di un organo corporeo. Aristotele non chiarisce i rapporti tra quest'anima e le altre, né se l'eternità dell'anima intellettiva sia anche individuale; del problema discuterà la filosofia medievale .Di tale principio Aristotele distingue invece le funzioni, personificandole in tre anime:

UNA MIA POESIA .Tra le anime‭ ‬.

Era il tempo dell'innocenza della spensieratezza‭ !

Fragori timidi‭  ‬occupavano spazzi indomiti‭ ‬,

libera era la mia mente il mio canto libero‭ ‬...

giocavo con la vita mettendo in gioco i morbosi abbagli‭  ‬.

Tempi in cui la mia terra mi apparve lontana‭ 

tu la mia lode‭ ‬,‭ ‬la mia unica lusinga‭ ‬...

al credere a un concreto nell'abusato mi nascosi‭ ;

volavo leggero su ali di farfalla‭  ‬,‭ ‬su piume di aironi‭ ‬.

Poi la resa‭ ‬:‭ ‬coloravo il pallore per unirmi al pensiero‭ 

tra le righe lo nascosi‭ ‬,‭ ‬stizzito‭ ‬,‭ ‬posai la mia prima pietra‭ ‬...

assetato di passione detti il via a slanci furiosi‭ ;

sentivo te donna come la fresca rosa‭ ‬.

E si sparsero nell'aria le tante essenze‭ ‬...

sulla mia pelle‭  ‬fluivo le tue concitate fragranze‭ ‬,

ti presi e ti feci stella nel tuo cuore misi i miei silenzi‭ ;

la sostanza fu l'essenza della tua linfa mi assetai‭ ‬.

Tanto bella oh tanto sei di abbondanza‭ !

Di pienezza piena il tuo bacio radioso‭ ‬,

raggi l'immenso l'adolescenza rinnovi‭ …

dal tuo frutto maturo il miele dei miei sensi‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.

Anima vegetativa, che governa le funzioni fisiologiche istintive (quelle che noi chiamiamo "animali", appunto: nutrizione, crescita, riproduzione; anima sensitiva, che presiede al movimento e all'attività sensitiva; anima intellettiva, che è la fonte del pensiero razionale e governa la conoscenza, la volontà e la scelta. Nel III secolo, Origene riconduce l'etimologia della parola anima (psychè) al termine greco psycron che significa "freddo" e che è anche uno dei quattro elementi costitutivi del corpo umano indicato da Platone nel Timeo, all'origine degli squilibri che generano le malattie psicosomatiche.

Per Plotino l'Anima è la terza ipostasi, la cui essenza è immortale, intellettiva e divina. Vi è un'anima universale, emanazione della sovra-realtà dell'Intelletto, che plasma e vitalizza l'intero universo (diventando Anima del mondo), e anime individuali, per tutti gli esseri viventi. Seguendo il Timeo di Platone, Plotino attribuisce anime anche agli astri e ai pianeti. La singolarità del pensiero di questo filosofo riguardo all'anima sta nel suo averla sdoppiata in "Anima superiore", originaria e legata al divino, e "Anima inferiore" (appunto Anima del mondo), preposta al governo del cosmo o, nel caso degli individui, al governo del corpo.

L'anima originaria per il filosofo non è mai oggetto di "caduta" e non discende mai nel mondo materiale. La discesa nel corpo consiste infatti in una propensione ("inclinazione") verso il sensibile e il particolare che si realizza in una sorta di emanazione .L'anima originale (a. superiore) produce così una specie di riflesso, una seconda parte dell'anima (a. inferiore) la cui funzione consiste nel muovere e guidare il corpo. 

Ciò avviene sia a livello individuale (ogni essere vivente possiede infatti un'anima superiore rivolta all'Intelletto e in perenne contemplazione, e un'anima inferiore, visibile come governo dell'anima e identificata con l'Io terreno) che a livello universale (l'Anima ipostasi, che procede dall'intelletto, emana da sé l'anima del mondo - l'anima inferiore dell'universo - che plasma e muove armoniosamente il tutto). 

Per quanto riguarda l'etica, Plotino ritiene che l'anima superiore sia esente dal peccato e dalla corruzione, questo perché i comportamenti e gli atteggiamenti scorretti sono esclusivamente da riferire all'anima inferiore e al suo commercio con la materia. Il percorso dell'anima e la sua conversione è un processo dell'anima inferiore, che può elevarsi verso le prime realtà attraverso l'unione e il riassorbimento con l'anima superiore. Le due anime possiedono ciascuna funzioni cognitive proprie: entrambe sono dotate di capacità di pensiero, anche se si tratta di modalità di pensiero differenti e di immaginazione. 

Per Plotino - come per Platone e Aristotele - l'immaginazione è funzione della MEMORIA , quindi il suo sdoppiamento dà luogo a due tipi diversi di RICORDI (per l'anima inferiore si tratta ricordi di oggetti sensibili e di esperienze terrene, mentre per l'anima superiore si tratta di reminiscenza). 

La comunicazione tra le due anime avviene continuamente in maniera spontanea proprio attraverso il continuo confronto dei ricordi sensibili provenienti dal basso con gli archetipi contemplati dalla parte superiore. Le passioni sono invece tipiche dell'anima inferiore, anche se in alcuni passi si parla di passione in riferimento all'anima superiore, si tratta di un desiderio ancestrale che la tiene unita all'Intelletto.

UNA MIA POESIA . Le anime si parlano‭ ‬.

Oggi voglio dirti una cosa‭ 

una delle tante mie parole‭ ‬,

una che ti fa rimanere senza fiato‭ 

ti farà arrossire girare nell'universo senza ali‭ ‬.

Voglio dirti‭ ‬,che sento di amarti‭ ‬...

E‭’ ‬come rinascere fanciullo‭ ‬,

essere un adolescente e provare le timide emozioni‭ ‬.‭ 

Si,‭ ‬le anime si parlano‭ ! 

Hanno gli occhi dell’amore‭ ‬,

gli arguti sentimenti‭  ‬che ingenui si fanno avanti‭ 

ti prendono per mano senza nessuna malizia e si donano‭ ‬.

Tu‭ ‬,‭ ‬dunque l’amore‭ ! 

Palpito incessante che mi sostiene‭ ‬,

ombra che mi appare da una immagine‭ 

da un nulla fai ricco il mio cuore‭ ‬.

E sebbene tu sei lontana‭ ‬,sei qui nei miei pensieri‭ 

sei nelle mie acque azzurrine‭ 

e ti intravvedo tra la pioggia‭  ‬dei mattini‭ ‬,

sei tra le guance pallide ove l’amore non lascia impronta‭ 

sul rosso labbro‭ ‬,‭ ‬vola‭ ‬,‭ ‬il mio‭ ‬,tuo,‭ ‬desiderio‭ ‬.

Le anime si parlano le nostre hanno già il suo giaciglio‭ 

hanno rumori nel silenzio e sacrano i raggi dell’immenso‭ ‬,

si artigliano sul focoso corpo del fiero petto‭ 

sul tuo seno‭ ‬,su i tuoi capezzoli‭  ‬di lava‭ ‬.

Ed io che governo i tuoi sogni‭ 

mi do pena‭ ‬,vorrei un giorno entrare nella tua misteriosa vita‭ ‬,

donarti il rosso dell’estate e sul mare aperto baciarti tra le nuvole‭ ‬.

Ricorda‭ ‬:le anime si parlano‭ ‬,

la mia‭ ‬,la tua già fanno all'amore‭ ‬.

Giovanni Maffeo Poetanarratore‭ ‬.‭ 

A differenza delle concezioni fin qui prevalenti, Epicuro non credeva in un'anima immortale, pur ammettendone l'esistenza e ritenendola una sostanza corporea, composta di atomi, sparsi per l'organismo :per lui la morte era qualcosa di definitivo che consisteva appunto nel dissolvimento dell'anima.

Nel mondo dell'antica Grecia, secondo i riti misterici dell'orfismo il corpo fisico è una "prigione" per l'anima (σῶμα = σῆμα; corpo = tomba) da cui essa deve liberarsi attraverso riti iniziatici. Altri culti misterici a carattere soteriologico furono i Misteri di Eleusi e i misteri dionisiaci.

Il dualismo antropologico anima-corpo ritorna nel neoplatonismo medievale di Boezio e di Scoto Eriugena , ma anche nella gerarchia degli esseri creati e illuminati da Dio di cui parla Origene. Secondo Origene e Scoto, gli angeli interagiscono e illuminano i vertici della gerarchia ecclesiastica che a sua volta illumina gli uomini, ponendosi quindi al di sopra del maggiore di essi. Il fine ultimo della vita umana, la visione di Dio e dell'unità delle idee calate nella materia, non è conseguibile durante la vita terrena, ma solamente dopo la separazione dell'anima dal corpo. Secondo Origene, esso non è conseguito perfettamente nemmeno nella vita ultraterrena poiché gli angeli non sarebbero capaci né di vedere Dio de visu né di cogliere l'unità delle idee creata da Dio Padre nel Verbo prima di tutti i secoli. Tale concezione è molto lontana da quella cattolica stabilita nell'inno Adoro te devote che si conclude con la menzione della visione beatifica dell'anima santa e salva innanzi al Volto di Dio.

San Gregorio di Nazianzio (Sermone XXVIII 17) chiarisce tale idea in senso cristiano e alla luce della rivelazione biblica, intendendo il corpo come un generatore di immagini sensibili che impediscono all'intelletto agente di cogliere Dio come Spirito. Per altra parte, il corpo umano aiuta l'anima a concepire il Verbo fattosi carne nell'Incarnazione nel grembo di Maria Vergine.

Latini. I latini, come è noto, non furono grandi speculatori di pensiero astratto, e utilizzarono serenamente per le proprie speculazioni filosofiche strutture provenienti da altre culture. Tanto che il grande filosofo-poeta epicureo Lucrezio, all'inizio del suo De rerum natura, afferma di non sapere in cosa consista la natura dell'anima, limitandosi ad accennare alle teorie correnti, compresa quella della reincarnazione, senza mostrare alcun interesse a privilegiarne una: «S'ignora infatti quale sia la natura dell'anima ,se sia nata o al contrario s'insinui nei nascenti ,se perisca insieme con noi disgregata dalla morte o vada a vedere le tenebre di Orco e gli immani abissi ,o per volere divino s'insinui in animali d'altra specie»

UNA MIA POESIA . Anima e corpo‭ ‬.

Sei in‭  ‬me con la tua‭  ‬anima e il‭  ‬tuo corpo‭ 

sangue che pulsa energia rinasce‭;

Fu disprezzo di acide parole il tuo amore

fosti presto la mia nemica‭ ‬.

Oggi tu‭  ‬sei libera‭ !

Candeggi‭  ‬panni sbiaditi gli ridandone colore,

passano gli anni e hai paura di invecchiare‭ …

hai il gelo che nel tuo cuore si avvicina‭ ‬.

E parli con vocaboli insignificanti

afferri il mio udito e taccio‭ ‬,

in abbracci da te sorrisi colsi‭ 

ti persi e‭  ‬fu presto naufragio‭ ‬.

Sei l'unica mia ragione d’essere‭ 

sei tu amore l'amore perso‭ … 

la bugia‭!Raggio penetrante e si‭  ‬fa‭’ ‬scintilla‭ 

di pietra‭ ‬,‭ ‬in capezzoli di lava.

Giovanni Maffeo Poetanarratore.

ED ORA VI PARLO DEL MIO PAESE - SALZA IRPINA E DELLA MIA TERRA CAMPANIA - 

(SALZA IRPINA - IL MIO PAESE NATALE )

Nella precedente ho evidenziato i luoghi dell’infanzia e vi ho parlato di Candida‭ ‬,ora vi parlo di Salza Irpina‭ ‬,paese dove è nato(sono nato)Qui suo padre incontra sua moglie la mamma di Giovannino‭ (‬i miei genitori‭) ‬Alle falde del monte Serrone,in una ridente vallata troviamo Salza Irpina‭ ‬,che diede i natali a Giovannino ora col suo nome d’arte‭ “‬Poetanarratore‭ “ ‬in questa località collinare a‭ ‬540‭ ‬metri sul livello del mare di altitudine.‭ ‬Fu qui che Giovannino a quei tempi‭ ‬,anni‭ ‬1955‭ ‬e oltre frequentò i fabbricanti di scarpe‭ ‬,che in quella epoca erano fiorenti‭ ‬,i famosi‭ “‬ciabattini‭ “ ‬ad oggi resta poco di queste botteghe artigiane e nel seguito seguirà un racconto su di essi‭ ‬.‭ 

L’origine del nome resta alquanto curioso‭ ‬:Salza diverrebbe da salsa un sostantivo femminile di Salsus‭ ( ‬Salato‭ ) ‬e non di salsa di pomodoro come alcuni intendono‭ ‬,ma ben si da un riferimento d’acqua sodica‭ – ‬clorurata dalla quale anticamente si estraeva il sale.‭ ‬Se verissime sono le sue antiche origini‭ ‬,Salza ebbe insediamenti Romani e ne fa memoria il Papa Innocenzo secondo e nel‭ ‬1137‭ ‬e l’imperatore Lotario rientrava tra i possedimenti di quelle terre‭ ‬.‭ ‬Poi del longobardo Raidolfo,conte di Avellino e nel‭ ‬1139‭ ‬al tempo della sua morte subentrò il conquistatore Normanno Ruggero.‭ ‬Numerosi furono i feudatari che seguirono‭ ‬:‭ ‬tra gli ultimi i Capozzi che ebbero lustro e molte terre di cui il famoso Giuseppe Capozzi il proprietario delle terre dove mio padre lavorava la terra a mezzadria‭ ‬.


Altro:‭ ‬resta ed è un fiorente paese ai piedi del monte Serrone e in lontananza siede ai piedi di Monte vergine‭ ‬,con un bellissimo clima e tanta bella natura.


Avellino in tempi antichi veniva chiamato‭ (‬principato ultra‭ ) ‬perché in quelle terre oltre che furono presenti e rilevate tracce di residenze Romane‭ ‬,oltre si di una tribù proveniente dal nord dell‭’ ‬Italia‭ ‬,DALLE ZONE VENETE che presero nome dalla valle del Sannio‭ ‬,‭ ‬i Sanniti,un popolo guerriero,‭ ‬e con il seguito da domini longobardi‭ ‬,greci e normanni‭ ‬,con emigrazioni poi di popoli Albanesi‭ ;‬quindi ancora oggi si trovano paesi interi che parlano il greco,l’albanese‭ ‬.

Si trova il Paese di San Angelo dei lombardi che nel tempo antico fu appunto fondato da quel popolo nordico e con l’evento del terremoto di alcuni anni fa molti furono gli aiuti dalla gente Lombarda che adottarono e dettero aiuti‭ ‬.Troviamo la piana degli albanesi che in quel luogo nel‭ ‬1450‭ ‬circa fu emigrazione e insediamenti di quel popolo proveniente dalla Albania‭ ‬,ad oggi questi occupanti Italianizzati parlano una loro seconda lingua antica anzi la terza perché si aggiunge l’indialetto Campano‭ ‬,troviamo quindi paesi che parlano il greco‭ ‬,come si trovano referti antichi e strutture normanne e reperti romani e bizantini‭ ‬,insomma una regione,una provincia ricca di storia e di grande cultura antica.

Racconti particolari che sicuramente troverete nei libri di storia antica o su siti alla voce SANNITI..‭ ‬A cura dell’architetto Davide Monaco‭ ‬.Per ulteriori voci storiche‭ ‬:

FONTE www.sanniti.info

Oltre i greci e i diversi popoli che occuparono queste terre nell’antico tempo essi furono teatro di immense virtù e battaglie tra greci e signorie di quei tempi‭ ‬,si racconta che il popolo Irpino in particolare i Sanniti hanno origini antichissime‭ ‬:‭ ‬Parliamo quindi dei Sanniti‭! ‬questo popolo‭ ‬,io direi tribù che si insediarono in quella regione‭ ‬,in particolare nella zona del Sannio‭ ‬,‭ ‬quindi una tribù che si sparse in Irpinia e prese il nome di Sanniti dalla suddetta località del Sannio.‭ 

Il territorio abitato dai Sanniti,‭ ‬nella parte centro-meridionale della penisola italiana,‭ ‬era chiamato dai suoi abitanti Safinim i quali designavano se stessi come Safineis.‭ ‬In latino Safinim divenne per assimilazione Samnium,‭ ‬da cui i Romani derivarono il termine Samnites per designare gli abitanti e il luogo del Sannio.

I Greci li chiamavano Saunitai e la loro terra Saunitis‭ ‬.

La tradizione antica vuole che popolazioni ataviche fossero immigrate in quelle terre dove precedentemente vivevano gli Opici o Osci e che ne avrebbero assimilato gradualmente gli usi e la lingua,‭ ‬l'Osco appunto.‭ ‬Si crede che fossero arrivati nel Sannio dalle terre limitrofe dei Sabini,‭ ‬di cui sarebbero stati i discendenti‭ (‬2‭) ‬ai quali,‭ ‬secondo Strabone‭ "‬...‭ ‬si sono forse aggiunti coloni laconici e che per questo sarebbero di stirpe ellenica.‭ ‬Inoltre anche i Pitanati‭ (‬gli abitanti di uno dei distretti di Sparta,‭ ‬ma anche di Taranto,‭ ‬colonia laconica della Megale Hellas‭) ‬si sarebbero aggiunti ad essi.‭ ‬Sembra che questa spiegazione sia stata inventata dai Tarentini,‭ ‬che volevano così lusingare i loro vicini a quel tempo assai potenti ed insieme guadagnare la loro amicizia,‭ ‬dal momento che i Sanniti potevano mettere allora facilmente insieme‭ ‬80.000‭ ‬soldati di fanteria e‭ ‬8.000‭ ‬cavalieri‭ ‬.‭" (‬Geo.‭ ‬VI,12‭)‬..

Le popolazioni osco-umbre,‭ ‬che includevano sia i Sanniti che i Sabini,‭ ‬si erano quindi sviluppate dalla fusione di abitanti del luogo con infiltrazioni indoeuropee ma,‭ ‬in seguito alla colonizzazione greca del sud della penisola italiana,‭ ‬anche mescolanze coloniali elleniche riconducibili agli ultimi periodi dell'Età del Ferro.

Le popolazioni osco-umbre,‭ ‬che includevano sia i Sanniti che i Sabini,‭ ‬si erano quindi sviluppate dalla fusione di abitanti del luogo con infiltrazioni indoeuropee ma,‭ ‬in seguito alla colonizzazione greca del sud della penisola italiana,‭ ‬anche mescolanze coloniali elleniche riconducibili agli ultimi periodi dell'Età del Ferro.Nel VII secolo a.C.‭ ‬esistevano ormai popolazioni distinte dalla primitiva radice comune umbra e nel VI secolo a.C.,‭ ‬se non prima,‭ ‬il popolo storicamente noto come Sanniti deve essere stato chiaramente identificabile ed aver avuto il controllo incontrastato del Sannio.

Il popolo sannita propriamente detto era formato dall'unione di quattro tribù,‭ ‬come spesso elencano gli scrittori antichi:‭ ‬i Pentri,‭ ‬i Carricini,‭ ‬i Caudini e gli Irpini.‭ ‬In seguito,‭ ‬forse con la nascita della Lega Sannitica come organismo di coordinamento militare già dal V secolo a.C.,‭ ‬altre tribù stanzianti nell'Italia centrale si unirono ad essi.‭ ‬Tra queste i Frentani..

La tribù che costituiva il cuore del popolo sannita era quella dei Pentri,‭ ‬che popolava il centro del Sannio nel territorio compreso tra la catena montuosa delle Mainarde a nord ed il massiccio del Matese a sud.‭ ‬Forti e temibili,‭ ‬erano la spina dorsale della nazione.‭ ‬Nell'ultimo periodo delle guerre contro Roma ressero quasi da soli l'urto degli eserciti consolari che si infrangevano contro le difese occidentali del Sannio.‭ ‬Città pentre erano Aesernia,‭ ‬Allifae,‭ ‬Aquilonia,‭ ‬Aufidena,‭ ‬le due Bovianum,‭ ‬Fagifulae,‭ ‬Saepinum,‭ ‬Terventum e Venafrum.

I Carricini erano la tribù situata più a nord,‭ ‬stanziata nei territori meridionali dei monti della Maiella ai confini con i Peligni.‭ ‬Sembra essere stata la meno numerosa.‭ ‬Città carricine erano Cluviae e Juvanum.

I Caudini erano i più occidentali e quindi i più esposti all'influsso greco della Campania.‭ ‬Dalla gran quantità di reperti di buona fattura trovati durante gli scavi archeologici si evince la notevole raffinatezza di vita e costumi in un periodo in cui altre popolazioni limitrofe,‭ ‬tra cui i Romani,‭ ‬erano lungi dal possedere lo stesso tenore di vita.‭ ‬Vivevano nel territorio compreso tra le montagne.

Delimitano la pianura campana,‭ ‬il Monte Taburno e i Monti Trebulani,‭ ‬nella valle del fiume Isclero e lungo il tratto centrale del Volturno.‭ ‬Tra le città caudine ricordiamo.Gli Irpini abitavano la parte meridionale del Sannio,‭ ‬nel territorio delimitato dalle vallate dell'Ofanto,‭ ‬del Calore e del Sabbato.‭ ‬Come i Caudini anch'essi usufruirono dell'influenza della vicinora civiltà della Magna Grecia.

Gli Irpini erano chiamati uomini-lupo ed il loro nome deriva da hirpus che in osco significa‭ "‬lupo‭"‬.‭ ‬Tra le loro città principali ricordiamo Abellinum,‭ ‬Aeclanum,‭ ‬Compsa,‭ ‬Malies o Maloenton‭ (‬chiamata Malventum dai Romani per le numerose sconfitte subite a causa dei Sanniti e,‭ ‬in seguito alla guerra contro Pirro e ad una memorabile quanto inaspettata vittoria dell'Urbe contro le schiere epirote nel‭ ‬275‭ ‬a.C.‭ ‬venne rinominata Beneventum‭) ‬e Trevicum.

I Frentani abitavano le terre di pianura che dalle falde appenniniche del Sannio arrivavano fino al mar Adriatico,‭ ‬tra i territori dei Marrucini a nord ed i Dauni a sud.‭ ‬Erano i territori più,orientali sotto il controllo sannita e si estendevano per una fascia di circa‭ ‬20‭ ‬chilometri dalla costa verso l'interno‭…

La maggior parte dei Frentani era per lo più dedita alla pastorizia ed all'agricoltura ed erano in prevalenza stanziati verso l'entroterra.‭ ‬Sapevano andar per mare ma non avevano una vera e propria flotta o almeno nulla ci è pervenuto dalle fonti storiche.‭ ‬Eressero centri abitati sulla costa e ne praticavano il controllo applicando dazi e tributi ai naviganti-mercanti che frequentavano i loro approdi.‭ ‬Secondo il geografo greco Strabone‭ (‬V.4.2‭)‬,‭ ‬costruivano le loro case adattando ad abitazioni sulla terraferma le carcasse delle navi naufragate.‭ ‬Città frentane erano Anxanum,‭ ‬Geronium‭ (‬forse l'arcaica Maronea‭)‬,‭ ‬Sicalenum,‭ ‬Uscosium e Larinum,‭ ‬quest'ultima,‭ ‬in verità,‭ ‬considerata una cittadina di‭ "‬frontiera‭" ‬cioè era formata da una cittadinanza mista composta sia da Pentri che da Frentani.‭ ‬Sulla costa,‭ ‬insediamenti frentani erano Buca,‭ ‬Cliternia,‭ ‬Histonium e Hortona.

Secondo gli autori classici,‭ ‬erano sicuramente di stirpe sannita anche i Marrucini,‭ ‬i Lucani,‭ ‬ed i Campani.‭ ‬I Marrucini,‭ ‬stanziati a nord dei Frentani,‭ ‬avevano come capitale del Touto l'insediamento di Teate,‭ ‬l'odierna Chieti.‭ ‬I Lucani si insediarono,‭ ‬forse sempre a causa di un‭ "‬Ver Sacrum‭"‬,‭ ‬nei territori compresi tra gli Irpini e le colonie della Magna Grecia di Metaponto e Sibari.‭ ‬Occuparono le terre degli Enotri a sud e si spinsero a nord verso la Campania e le colonie greche di Poseidonia‭ (‬Paestum‭) ‬e della foce del fiume Sele.‭ ‬La lingua osca era la stessa ed osche erano anche le credenze e la religione.‭ ‬Uno dei più importanti santuari,‭ ‬quello di Rossano di Vaglio vicino l'odierna Potenza,‭ ‬era dedicato alla Mefite‭ ‬,‭ ‬una deità tutta sannitica.‭ ‬Ma con i cugini del nord non vi era molta unità d'intenti.‭ ‬Le vicende storiche tra i Lucani ed i touti dei‭ "‬Sanniti settentrionali‭" ‬sono state sempre segnate da alterni periodi di amicizia e di grandi divergenze createsi per problemi territoriali ed economici.

I nascosti interessi romani verso gli sbocchi commerciali dell'Adriatico e dello Ionio,‭ ‬supportati da interventi militari celati sotto sembianze pacificatorie,‭ ‬divelsero totalmente qualsiasi rapporto tra Touti riuscendo ad aizzare l'uno contro l'altro i diversi gruppi territoriali,‭ ‬distruggendo così le antiche fratellanze.‭ ‬Questo inserirsi tra dispute‭ "‬familiari allo scopo di trarne vantaggio,‭ ‬portato avanti abitualmente e senza scrupolo dai Romani,‭ ‬riuscì persino con il popolo dei Campani,‭ ‬considerato una‭ "‬costola‭" ‬dei Sanniti ed affine ai diversi popoli oschi.

Quando nel V secolo a.C.‭ ‬la Lega Sannitica si spinse verso i territori che dalle falde dei monti del Matese si aprivano fin verso le coste tirreniche controllate dalle colonie degli Etruschi e dei Greci,‭ ‬riuscirono a trasformare le sparse popolazioni indigene di quelle terre in una unità tribale.‭ ‬Elevarono la cittadina etrusca di Capua,‭ ‬da fortezza-granaio difesa da un popolo colonizzatore,‭ ‬alla capitale dei Campani,‭ ‬cacciando l'etnia etrusca a vantaggio delle popolazioni natie.‭ ‬I rapporti commerciali e di amicizia tra i touti stanziati e confinanti in quella area vennero ad incrinarsi quando iniziarono a farsi pressanti gli interventi romani per la salvaguardia dei propri interessi economico-espansionistici verso il sud dell'Italia,‭ ‬con la nota tattica del‭ "‬dividi et impera‭" ‬E dopo questa bella rappresentativa cavata dalla sopraintendenza per i beni culturali e archeologici del Molise e il ricercatore Davide Monaco‭ ‬.Ringrazio quindi questo ente e questo egregio signore di avermi fornito queste notevoli informazioni a un figlio di quei luoghi‭ .







1 commento:

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